testata ADUC
Narcoguerra messicana. La lotta fino alla morte dei 'Los Zetas'
Scarica e stampa il PDF
Articolo di Redazione
16 settembre 2012 12:08
 
Probabilmente l'evento più importante dell'anno nel mondo clandestino. Los Zetas, il cartello piu' sanguinario del Messico, in vertiginosa espansione negli ultimi tre anni, e' in guerra anche al proprio interno e i morti si contano a decine. E' una notizia che circola da alcuni mesi, e che e' stata confermata l'altro giorno dalla Procura Generale della Repubblica. I due capi dell'organizzazione criminale, Heriberto Lazcano Lazcano, El Lazca, e Miguel Ángel Treviño Morales, Z-40, dall'inizio dell'estate stanno conducendo una battaglia per il controllo dell'organizzazione, i soldi e il territorio che, per il momento, comprende gli Stati di San Luis Potosí, Zacatecas, Nuevo León, Tamaulipas e Coahuila, nel nord-est del Paese.
La rottura della banda implica una nuova spirale di sangue e potrebbe completamente cambiare lo scenario della lotta al narcotraffico, che e' stata causa di 55.000 morti dal 2006 fino alla vigilia del ritorno al potere del Partido Revolucionario Institucional (PRI).
I primi segnali della rottura nella cupola del gruppo fondato da militari disertori che divennero il braccio armato prima del Cartello del Golfo e, a partire da gennaio del 2010, nella brutale organizzazione di narcotrafficanti che si estende da Tejas fino al Guatemala, apparsa ai primi di giugno in seguito ad una inchiesta della rivista Proceso. La cattura di vari capi di secondo livello senza che sia stato sparato un solo colpo da parte della Policia Federal e non dall'Esercito o dalla Marina come spesso accade; la collocazione simultanea di “narcomantas” (striscioni pubblicitari) nel centro storico di Zacatecas, Monterrey e Ciudad Mante per dare notizia dei tradimenti interni, e la successiva pubblicazione su YouTube di “narcocorridos” in cui si accusava Z-40 di essere il “Giuda dei Los Zetas”, sono il segnale della rottura.
Gli indizi sono aumentati con la mattanza di 14 sicari nella periferia della citta' di San Luis Potosi lo scorso 9 agosto. Il capo locale dei Los Zetas, Ivan Velazquez, conosciuto come “El Taliban” o “El-50”, aveva deciso di liquidare i propri rivali, gente di Trevino giunta dal vicino Stato di Coahuila. Un uomo che era sopravvissuto al massacro informo' poi l'Esercito su dove si trovava El Taliban, la sparatoria che ne segui per il tentivo di catturarlo duro' circa due ore intorno all'Universita', creoando molto panico tra gli studenti. I soldati uccisero tre membri della banda e ne arrestarono altri quattro, ma El-50 riusci' a scappare.
Nei giorni successivi si registrarono almeno 40 assassinii a San Luis Potosi e Zacatecas nonche' 33 a Monterrey in sole 48 ore. In un caso, i criminali lasciarono un messaggio sopra un cadavere: “Questo e' quanto accadra' per tutti i traditori”. In un altro, fu assassinata la moglie di un detenuto dopo che aveva visitato il marito in carcere. La stampa messicana stima in quasi 1.400 i morti che hanno a che fare col crimine organizzato durante il mese di agosto, uno dei mesi piu' sanguinari da quando il presidente uscente, Felipe Calderon, ha dichiarato la guerra al narcotraffico.
Il giornalista britannico Ioan Grillo, autore del libro “Nel cuore della insurrezione criminale messicana”, crede che “la rottura si generalizzera' e produrra' moltissima violenza”. “Lo sbandamento dei suoi membri a causa della guerra interna, ha creato delle cellule orfane, gruppi criminali locali che non sono piu' alleati con la cupola e operano per proprio conto”.
Los Zetas furono fondati da 14 appartenenti al Grupo de Fuerzas Especiales (GAFE) dell'Esercito messicano, che disertarono e nel 1998 si trasformarono in sicari del cartello del Golfo, che all'epoca era diretto da Osiel Cardenas Guillen, oggi in galera in Usa. Il loro accanimento a partire dal 2007 contro gli storici rivali del cartello di Sinaloa, diretto da Joaquin Guzaman detto El Chapo, non piacque a Lazca che, nel 2010, creo' un proprio gruppo, che si contraddistinse in modo particolare per la crudelta' dei propri crimini, con la decapitazione delle proprie vittime come pratica abituale (si ricordi, in modo particolare i 72 immigrati assassinati in Taumalipas nel 2010),
Los Zetas si estero rapidamente nel Paese -sono presenti in almeno 16 dei 32 Stati messicani- con molte azioni criminali. Occupano un territorio e reclutano gruppi di delinquenti locali mettendoli al proprio servizio. Il proprio business va molto oltre quello delle droghe, includendo quello di migranti, furti di carburanti, estorsioni e sequestri.
Chi investiga su di loro in ambito di sicurezza pubblica, come Alejandro Hope, ritiene che abbiano anche un tallone di Achille: “Sono un'organizzazione molto decentralizzata, con cellule che si autofinanziano, e probabilmente a partire da una certa dimensione i loro membri sono difficili da controllare. Non e' come ricavare proventi dall'appalto di certe situazioni, dove cio' che uno ruba puo' essere rubato anche per altri, perche' i traffici di droghe esigono regole di collaborazione e cosi' tutti vi guadagnano. Los Zetas dipendono molto piu' dai capi che non i loro rivali di Sinaloa”.
La frammentazione del gruppo, ottenuta grazie ai cari coli assestati dalle forze di sicurezza, sara', secondo Hope, un incubo per le autorita' locali, che dovranno confrontarsi con “molteplici gruppi di delinquenti, piccoli e medi, con capacita' e obiettivi diversi, che si uniscono in coalizioni instabili. Anche se non e' piu' una minaccia per lo Stato, il suo effetto a corto raggio sara' terribile”.
Altro fattore da considerare e' il bottino di guerra del cartello del Golfo, smantellato la scorsa settimana. Una nuova mappa del crimine organizzato in Messico che puo' trasformarsi in un forte mal di testa per il futuro presidente, Enrique Pena Nieto, e che potrebbe tornare a beneficio di El Chapo Guzman.
Lazca, 38 anni, ex-capo di fanteria, contadino, originario dello Stato di Hidalgo, nel centro del Paese, e' in guerra con Z-40, un uomo di frontiera di 42 anni, ex-ladro di automobili nel Nuevo Laredo, nel nord del Paese. La divisione dei Los Zetas, secondo il giornalista Grillo: “e' come una mutazione del virus dell'Aids, e c'e' bisogno di vaccini”.

(articolo di Luis Prados, pubblicato sul quotidiano El Pais del 16/09/2012)

 
 
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS