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La lotta al narcotraffico dello Stato italiano, e non solo
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Articolo di Redazione
25 maggio 2024 16:18
 
Si è tenuto lo scorso 24 Maggio, al palazzo di giustizia di Palermo, il convegno su "Le rotte e le logiche del traffico internazionale di stupefacenti e le evoluzioni della criminalità organizzata transnazionale", un appuntamento che conclude i lavori di "El Paccto 2.0", il programma regionale europeo di assistenza tecnica ai paesi dell'America Latina istituito nel 2015.
Il convegno, organizzato dalla Scuola Superiore della Magistratura, dalla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, con il Programma Falcone Borsellino del Ministero degli Affari Esteri, chiude una due giorni di lavori cominciata il 23 Maggio con la riunione della Red de Fiscales Antidroga (RFAI), l'associazione iberoamericana dei pubblici ministeri a cui aderisce la Dna. I lavori sono stati aperti dalla relazione del capo della Dna Giovanni Melillo. Nel pomeriggio si è tenuta una tavola rotonda a cui hanno partecipato i procuratori di Palermo, Roma, Napoli e Milano.
Si tratta dellla prima riunione di coordinamento tra autorità giudiziarie organizzata da EL PAcCTO 2.0 per favorire lo scambio di esperienze investigative, dati ed informazioni tra pubblici ministeri italiani, europei e latinoamericani. I 30 magistrati presenti che compongono le reti latino americane contro il narcotraffico e contro le finanze criminali si sono confrontati con i procuratori distrettuali antimafia italiani sulle tecniche investigative speciali contro il narcotraffico e sui protocolli investigativi per il contrasto patrimoniale ai proventi del crimine transnazionale organizzato. Si è discusso anche delle buone prassi, delle possibili criticità e dei più importanti filoni investigativi. in materia di droga e criminalità transnazionale. (Ansa)

Riportiamo il testo integrale dell'intervento di Alfredo Mantovano, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri - Segretario del Consiglio dei ministri, e Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica
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Ringrazio il Procuratore nazionale antimafia per l’invito. Saluto le autorità, e in particolare i magistrati provenienti da altre Nazioni, particolarmente impegnati nel contrasto al narcotraffico.

1. Visto che, per varie ragioni, parliamo un linguaggio comune, partiamo da un caso concreto. Agosto 2021. A Dubai viene arrestato Raffaele Imperiale, esponente camorrista non di secondo piano, ritenuto uno tra i più influenti broker del traffico di stupefacenti a livello internazionale. Le indagini che portano alla sua cattura fanno emergere le modalità da lui usate per riciclare i proventi generati dal narcotraffico:
- utilizza money mule, cioè persone che mettono a disposizione la propria identità per aprire conti correnti e/o carte di credito sui quali sono accreditate le somme provenienti da traffici illeciti;
- ricorre a canali hawala, ossia a trasferimenti di denaro senza movimentazioni bancarie o finanziarie. Fortemente radicati nella cultura islamica e basati sulla fiducia, oggi questi canali sono utilizzati come via alternativa di rimesse ai sistemi bancari;
- apre entità giuridiche in varie giurisdizioni per effettuare prestazioni di servizi inesistenti (cosiddette società cartiere);
- usa valute virtuali;
- opera investimenti nel settore immobiliare;
acquista ingenti quantitativi di oro, arrivando a comprarne fino a 40 chili al mese.

Racconto le gesta criminali di Mr. Imperiale perché costituiscono un profilo interessante, sintetizzati in una sola persona, dei principali aspetti che caratterizzano l’attuale fenomeno del narcotraffico.

2 . Il primo è che le modali tà di elu sione finan zia ria messe in campo – per e f fettuare transazioni lungo la filiera criminale e per riciclare i proventi illeciti – inquinano sempre di più gli ecosistemi economico-finanziari globali. Vi è una consolidata sovrapposizione tra criminalità organizzata e criminalità economico-finanziaria.
Lo ha descritto, e perseguito, in modo magistrale Giovanni Falcone.  È un fenomeno che conosciamo da tempo soprattutto nel Nord Italia: si caratterizza per la contiguità tra i gruppi mafiosi finanziariamente più forti – perché gestori transnazionali del narcotraffico – e alcuni settori del mondo finanziario legale nazionale e internazionale, finalizzati alle operazioni di riciclaggio e reinvestimento.
L’entità dei profitti da reinvestire e le massive attività di riciclaggio legate al narcotraffico, realizzano vere distorsioni delle ordinarie dinamiche di mercato, anche di settori di mercato in sé non collegati con quello della droga, come per esempio il mercato dell’oro.
Non è tutto. Le ricadute economiche del narcotraffico condizionano gli equilibri geopolitici. Si stima che Hezbollah, a fronte dei 10 milioni di dollari annui che introitava nel 2004, oggi ricavi non meno di 100 milioni all’anno dalle attività illecite nella c.d. Triplice Frontiera (l’area in cui si incrociano Brasile, Argentina e Paraguay).
Non è necessaria particolare fantasia per immaginare il tipo di impiego che di queste somme viene fatto in Medio Oriente. Un’idea piuttosto chiara la fornisce l’operazione, frutto della collaborazione tra la Drug Enforcement Administration (DEA) degli USA e le forze di polizia di Stati europei tra cui l’Italia, che nel 2016 3 portò all’arresto di soggetti vicini a Hezbollah e allo smantellamento di una complessa operazione di traffico di cocaina e riciclaggio di denaro, i cui proventi, secondo la DEA, erano destinati a foraggiare l’attività militare di Hezbollah in Siria .

3. Le attività del boss Imperiale introducono a un secondo aspetto dell’attuale narcotraffico: l’impatto delle nuove tecnologie – soprattutto di quelle digitali – lungo la filiera, dalla produzione alla distribuzione, fino al riciclaggio. Queste nuove tecnologie hanno consentito di creare mercati paralleli rispetto a quelli del narcotraffico “tradizionale”: mercati digitali, in cui domanda e offerta si incontrano nella vendita al dettaglio, grazie in particolare al dark web, che fa dell’anonimato e delle interazioni digitali sicure il suo punto di forza.
E si incontrano anche grandi attori economici, che spostano denaro attraverso le criptovalute, in maniera anonima, senza l’intermediazione degli istituti bancari. Uno degli aspetti di reale novità, che suscita maggiore allarme, è il fatto che sul c.d. web in chiaro sono presenti numerose aziende specializzate in import/export, che fungono da piattaforme di trading delle sostanze stupefacenti (soprattutto tra la Cina e il resto del mondo).
Le nuove droghe immesse sul mercato dai narcotrafficanti viaggiano spesso su rotte di distribuzione dei corrieri internazionali legali, in cui l’import-export cinese ricopre il ruolo del protagonista: forme di shopping on line illecito sono state individuate persino su piattaforme di commercio elettronico accessibili con facilità (come Amazon).
È un salto di qualità preoccupante, indice della estensione del traffico degli stupefacenti anche a livelli di bassa organizzazione criminale – si incontrano perfino semplici “ditte individuali” –, difficili da intercettare e da contrastare sul piano investigativo.

4. Oggi la riflessione sul narcotraffico non può prescindere da quanto avviene nell’ambito delle nuove droghe sintetiche – Fentanyl in testa – che stanno rivoluzionando la geografia del traffico medesimo. Dal lato dei criminali produttori, Fentanyl e analoghi sono articoli preferibili alle droghe tradizionali: sono economici da produrre, vendibili a basso costo, in grado di generare un’elevata dipendenza, facili da realizzare, grazie a una varietà di sostanze chimiche comuni agilmente reperibili, concentrati e dunque comodi da nascondere e da contrabbandare.
La Cina ha la preminenza, perché le droghe sintetiche sono elaborabili attraverso la produzione chimica, che è possibile in economie sufficientemente grandi e complesse: questa preminenza fa sì che la droga non sia più originata esclusivamente da Nazioni latino-americane o del Sud Est asiatico, come Venezuela, Messico, Colombia, Ecuador, Vietnam, che sul narcotraffico basavano parte della loro economia, con produzioni locali e agricole utilizzabili per sintetizzare sostanze da riversare sui ricchi mercati occidentali. Le analisi delle principali piattaforme di criptovalute (Elliptic, TRM e Chainalysis) hanno scoperto più di 90 aziende con sede in Cina che forniscono precursori del Fentanyl.
Il 90% di queste aziende accetta pagamenti nelle criptovalute Bitcoin e Tether, facilitando il riciclaggio di miliardi di dollari. Diciassette di queste realtà hanno addirittura offerto pubblicamente di fornire il Fentanyl, nonostante il divieto posto dal Governo cinese a partire dal 2019. 5 Altre aziende cinesi offrono una varietà di sostanze chimiche, tra cui precursori sintetici di oppioidi, anfetamine e metanfetamine. Da marzo 2021 ad aprile 2023, i wallet di criptovaluta di questi operatori – cioè gli strumenti di pagamento elettronico in grado di generare e custodire valore in criptovaluta, di inviare e ricevere pagamenti in cripto, di monitorare i saldi dei valori custoditi e connettersi alle diverse reti blockchain – hanno ricevuto più di 27 milioni di dollari in migliaia di transazioni, con un aumento del numero di pagamenti inviati agli indirizzi condivisi dai fornitori di precursori pari al 450 % da un anno all’altro.
È una somma che ha consentito l’acquisizione di ulteriori precursori, per produrre Fentanyl, per un valore stimato di 54 miliardi di dollari. In particolare, Chainalysi  ha identificato indirizzi di criptovalute collegati a venditori cinesi di precursori del Fentanyl, che nel 2018 hanno ricevuto più di 37,8 milioni di dollari. Nell ’ambito delle nuove droghe gioca un ruolo fondamentale anche l’Intelligenza Artificiale. Quest’ultima viene sfruttata non soltanto dai laboratori cinesi, per individuare nuovi processi di sintesi chimica, ma anche dai neofiti, per acquisire facilmente le nozioni utili al processamento chimico delle sostanze partendo da prodotti e strumenti legalmente acquisibili.

5. Tutte queste novità impattano anche sui metodi di contrasto al narcotraffico. L’evoluzione tecnologica ha ridimensionato l’efficacia di alcune tecniche investigative tradizionali, come quella del classico agente sottocopertura, infiltrato a più livelli nel mercato della droga. Oggi l’azione “sottocopertura” permane, ma si avvale dei sistemi di archiviazione digitale che garantiscono l’accesso alle criptovalute (i cosiddetti “wallet” digitali): sfruttando le peculiari caratteristiche del mercato e della tecnologia delle criptovalute è possibile osservare e analizzare in maniera discreta e silente 6 l’evoluzione dei mercati e la connessione tra mondo cibernetico e cinetico.
Il monitoraggio delle modalità di pagamento (in criptovaluta) è fondamentale anche per intercettare le transazioni – spesso di piccola entità – con cui si acquistano i precursori chimici necessari per sintetizzare l ’oppioid e, spesso distribuit  da canali molto differenziati, difficili da captare. L’osservazione operativa delle modalità di pagamento e delle spedizioni delle forniture può consentire di profilare schemi di comportamento anomalo e così meglio orientare l’azione repressiva.

6. Gilbert K. Chesterton, in uno dei racconti su padre Brown, fa dire al suo sacerdote/detective: “Gli uomini riescono a mantenere una specie di livello medio nel bene, ma nessuno è mai riuscito a restare su un livello medio nel male. È una strada che scende sempre di più”. Questa massima vale pure se applicata alla droga. Non solo perché il consumo di droghe, anche quelle erroneamente dette ancora “leggere”, pone chi ne fa uso su un “piano inclinato” che spinge verso l’assunzione di sostanze nuove e più dannose. Ma anche perché intorno ad ogni uomo che per mille ragioni si avvicina agli stupefacenti, anche per una quantità minima, si muove un meccanismo molto più articolato, che si alimenta a ogni passaggio della filiera. I profitti della grande organizzazione, impegnata nel traffico su larga scala, si conseguono solo se qualcuno si presta alla vendita delle singole dosi.
Del resto, che il fenomeno del narcotraffico non conosca crisi ce lo dicono i numeri di tutti i principali indicatori: crescono le quantità complessive di stupefacente sequestrate; cresce il numero delle denunce inoltrate all’A.G. relative alla produzione, al traffico e alla detenzione illecita di stupefacenti, così come il numero delle persone in quest’ambito arrestate o denunciate a piede libero.
E cresce il numero di “cartelli” criminali che riescono a ritagliarsi un ruolo importante nel narcotraffico globale: tra questi, si segnala l’importante ruolo assunto negli ultimi anni dai gruppi criminali albanesi, che hanno raggiunto livelli di specializzazione e di versatilità – sono ben inseriti nei mercati della marijuana, della cocaina e delle droghe sintetiche (come l’MDMA, ossia l’ecstasy, e la metanfetamina) –, e si dimostrano pienamente affidabili sul mercato mondiale del crimine. I sodalizi criminali albanesi sono molto radicati anche in Sud America, dove riescono a gestire una parte non trascurabile delle spedizioni di stupefacenti verso l’Europa; sfruttano la posizione geografica del loro Paese come “ponte” per le rotte del traffico sudamericano della cocaina verso Asia Centrale e Medio Oriente. Mi permetto di proporre una analogia con il contrasto, in Italia riuscito, al contrabbando di tabacchi.
Negli anni 1990 l’intera filiera del contrabbando di sigarette rappresentava un pericolo per la sicurezza, poiché le organizzazioni criminali che vi erano dedite contavano su basi logistiche all’interno di singoli Stati, su canali di finanziamento e di investimento che movimentavano ingenti risorse finanziarie, su veri e propri ‘eserciti’ sul territorio, che in alcune regioni italiane erano arrivati a utilizzare veicoli blindati e radar per gestire gli spostamenti, su armi micidiali che facevano vittime fra le forze di polizia.La risposta in termini di adeguamento normativo, nel mentre ha colpito i capi e gli appartenenti alle associazioni per delinquere il cui oggetto era il contrabbando di tabacchi, i mezzi da loro adoperati e i proventi, non ha trascurato di estendere il contrasto alla vendita in strada, al fine di privare il grande traffico della circolazione diffusa.
Seguendo questa logica si è giunti all’approvazione con voto unanime della legge n. 92 del 19 marzo 2001, con l’introduzione di fattispecie di reato anche per la detenzione di t.l.e. in quantità limitate (art. 291 bis del d.P.R. n. 43 del 23 gennaio 1973). È stata una scelta vincente, che il Parlamento italiano ha condiviso senza riserve, e che ha portato in breve tempo, unitamente all’intensificazione dell’azione di contrasto di polizia, a sconfiggere quella tipologia di aggressione criminale; rientrata l’emergenza, con il decreto legislativo n. 8 del 15 gennaio 2006 il reato prima ricordato - art. 291 bis del d.P.R. n. 43/1973 - è stato depenalizzato e sostituito da una sanzione amministrativa da 5.000 a 50.000 euro.
Non si vede perché per la droga, i cui effetti sono mediamente più nocivi del tabacco, si debba percorrere una strada opposta, a emergenza perdurante. E in tal senso una riflessione andrà fatta (non è questa la sede) sulla vendita in esercizi commerciali, oppure on line, dei derivati della cannabis. Rispetto alla quale ricordo che la legge 2 dicembre 2016 n. 242,
Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa, a seguito della quale in tutta Italia sono stati aperti cannabis shop, con ampia pubblicizzazione dei prodotti da essi posti in offerta, non lascerebbe incertezze: l’art. 1 circoscrive gli interventi di promozione della coltura della canapa “alla coltivazione e alla trasformazione”, alla valorizzazione dei “risultati della ricerca”, “alla produzione di alimenti, cosmetici, materie prime biodegradabili e semilavorati innovativi per le industrie di diversi settori”, ma non alla vendita dei derivati della cannabis, in particolare delle sue infiorescenze.
Tant’è che permette all’autorità giudiziaria di disporre il sequestro e la distruzione della canapa coltivata qualora la percentuale di principio attivo – il c.d. THC – che si riscontri nella media dei campioni prelevati durante un controllo di polizia superi il limite di 0,2. La legge aggiunge che l’agricoltore che ha rispettato le prescrizioni date per la coltivazione non subisce alcuna sanzione, sempre che il THC non oltrepassi il limite dello 0,6%. 9 È singolare che una attività qualificata penalmente illecita, e cioè la cessione dei derivati della cannabis da parte di esercizi commerciali avviati sul presupposto del contrario, continui a svolgersi in modo generalmente indisturbato, avallando nei fatti la convinzione della sua liceità. Su questo, nel confronto con l’autorità giudiziaria e nel rispetto delle chiare decisioni del giudice di legittimità, dobbiamo essere chiari, seguendo la medesima logica che ha portato a circoscrivere fortemente sul contrabbando.

7. Come Governo stiamo seguendo la strada di applicare anzitutto le norme in vigore. Lo stiamo facendo per esempio di fronte alla s fida Fentanyl. Non ci siamo ri fugiati nell’automatismo dell’inasprimento delle sanzioni: abbiamo messo in campo un modello operativo a 360°. Abbiamo dettagliato un Piano di azione con indicazioni sia sulle attività di prevenzione sia sulla gestione di un’eventuale emergenza, con la previsione di un costante scambio di informazioni tra i Ministeri competenti, il Dipartimento nazionale antidroga, le Forze di Polizia, l’intelligence e l’Agenzia delle Dogane.
Il Governo è inoltre impegnato nell’approfondire il tema de  contrasto all’ so illecito delle criptovalute: l o stiamo esaminando in varie sedi, anche internazionali, incluso il G7. Pochi giorni fa l’argomento è stato trattato nella prima riunione del Gruppo di lavoro G7 sulla cybersicurezza – istituito quest’anno dall’Italia –, ed è all’attenzione dei Ministri delle Finanze G7, riuniti proprio in questi giorni a Stresa. Ma qualsiasi sforzo è destinato a insuccesso se non ci si fa carico, come società nel suo complesso, del problema culturale della droga.
Oltre cinquant’anni fa uno scrittore italiano, Pier Paolo Pasolini – certamente non un proibizionista – si disse allarmato da come la droga avesse cessato di essere un fenomeno riguardante sostanzialmente alcune èlite - artisti in cerca di ispirazione -, per trasformarsi in un fenomeno di massa; definì questo fenomeno come un “vuoto di cultura”, inteso non come scarsa “erudizione”, bensì come smarrimento di principi e di orizzonti, di fonte alle sfide della vita. Le drammatiche immagini che giungono dagli Stati Uniti – donne e uomini, molti giovani, ricurvi su loro stessi o accasciati al suolo, resi assenti dall’assunzione di Fentanyl – raccontano un fenomeno che non è nato per caso, ma che è conseguenza di “culture” e distorte concezioni della libertà in voga a partire dagli anni 1960.
Nè è un caso che la tragedia assuma dimensioni addirittura pandemiche proprio in quegli States che da qualche anno sperimentano i danni delle legalizzazioni. L’impegno del Governo italiano contro le droghe – tutte le droghe –, non si traduce nell’incremento della repressione. Parte dalla convinzione che non si può tacere di fronte al “nulla” da cui scappano centinaia di migliaia di giovani con l’uso delle droghe, e di fronte alla negazione della domanda di speranza e di senso che rende la vita umana, appassionata e curiosa verso la realtà. Nel suo Non è un paese per vecchi Cormac McCarthy fa dire a un suo personaggio: “se tu fossi Satana e stessi pensando a come mettere in ginocchio la razza umana, è probabile che ti verrebbe in mente la droga”. L’anniversario della tragica scomparsa di Giovanni Falcone è l’occasione, grazie anche allo sforzo concorde contro il narcotraffico emerso durante i lavori di questa giornata, per ricordare che la lotta alla droga serve a far stare dritti, in piedi e liberi, ogni uomo e ogni donna.

 
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