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IV Conferencia Latinoamericana sobre Políticas de Drogas. L'altra faccia del proibizionismo sulle droghe e' il massacro
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Articolo di Redazione
6 dicembre 2012 21:39
 
“C'e' un rapporto tra la violenza e il metodo delle politiche sulle droghe. Il proibizionismo ha costruito diverse strade di commercio illegale che puo' essere organizzato solo a partire dallo sterminio degli esseri umani.. L'altra faccia del proibizionismo e' il massacro”. Cosi' Gustavo Petro, Sindaco di Bogota' durante l'inaugurazione della IV Conferencia Latinoamericana sobre Políticas de Drogas, il piu' importante incontro in materia nella regione, che si e' tenuto il 5 e 6 dicembre a Bogota'.
All'inaugurazione sono intervenuti anche Bo Mathiasen, direttore della Oficina de Naciones Unidas para las Drogas y el Delito en Colombia (UNODC / ONUDD), Farid Samir Benavides Vanegas, viceministro della Política Criminal y Justicia Restaurativa del Ministerio de Justicia y del Derecho de Colombia, Coletta Youngers, rappresentante del Consorcio Internacional sobre Políticas de Drogas (IDPC), il direttore della Corporación Acción Técnica Social (ATS), Julián Quintero, organizzatrice locale dell'incontro e Graciela Touzé, presidentessa di Intercambios, organizzatrice regionale della Conferenza.
Nello spiegare i motivi per cui si e' tenuta questa Conferenza, Touzé ha detto: “Intendiamo promuovere un dibattito e fare uso del diritto democratico a dissentire con i discorsi e le pratiche dominanti nell'ambito delle droghe. E chiediamo di fare uso di questo diritto con l'intenzione di trasformare una realta' che non ci piace e che ci addolora”.
“Noi siamo qui per discutere sul fallimento della 'war on drugs' che tutti conosciamo, per concentrarci su come e in che modo dobbiamo cambiare questo paradigma”, ha detto Julian Quintero, direttore della Corporación Acción Técnica Social (ATS) de Colombia.
Quintero' ha formalizzato alcune priorita': “Ci interessa definire cosa fare quando c'e' un 9% di infettati da HIV tra chi usa droghe da iniezione, ricordare la crescita del 75% di consumo di cocaina tra gli scolari e riflettere sul fatto che sono di piu' i morti per la politiche sulle droghe che non i morti per l'uso delle medesime droghe”.
Dalla sua parte, Bo Mathiasen, direttore della Oficina de Naciones Unidas para las Drogas y el Delito en Colombia (UNODC / ONUDD), ha insistito perche' non “si criminalizzino le persone che consumano droghe” Secondo le statistiche del suo Ufficio, solo il 5% della popolazione mondiale consuma una qualche droga illegale una volta nella propria vita, mentre lo 0,6% della popolazione adulta mondiale ha un consumo problematico delle droghe. “La grande sfida oggi e' la prevenzione e il trattamento”.
Il Sindaco di Bogota' ha portato come esempio la politica di regolamentazione del consumo di droghe a Vancouver, Canada, e l'ha confrontata con l'iniziativa dei Centros de Atención Médica para Adictos a las Drogas (Camad) che hanno cominciato a funzionare nella sua citta': “ I nostri piccoli centri di consumo controllato sono serviti a fare qualche piccola cosa, ma sono un luogo dove piu' di seimila persone hanno potuto parlare del loro rapporto con le droghe”.
Il vice-ministro della Política Criminal y Justicia Restaurativa del Ministerio de Justicia y del Derecho, Farid Samir Benavides Vanegas, ha riferito sul vincolo tra l'illegalita' e la violenza sia nel caso delle droghe che in altri ambiti illegali. “Abbiamo intenzione di superare i ritardi allo sviluppo che sono causati dal traffico”.
Per il Consorcio Internacional sobre Políticas de Drogas (IDPC), Coletta Youngers, ha spiegato come questa coalizione di organizzazioni non-governative di tutto il mondo, condivide le critiche sugli effetti delle Convenzioni sugli Stupefacenti approvate dall'ONU nel 1961, convenzioni che “non hanno dato gli effetti desiderati e, al contrario, hanno risultati non voluti”.
Youngers ha segnalato che “E' la prima volta che sento che c'e' un dibattito reale e non solo tra ex-prresidenti, ma anche tra presidenti in carica, come Juan Manuel Santos e Otto Pérez Molina”.
Durante la prima giornata della Conferenza, era previsto il dibattito su “droghe e sviluppo socio-economico” e “salute pubblica e diritti umani”, nonche' la consegna dei premi per il Segundo Premio Latinoamericano de Periodismo sobre Drogas.
Droghe e sviluppo socio-economico. Panel
Che rapporto ha il fenomeno delle droghe con i processi di sviluppo nella regione? Quali politiche sono state elaborate per affrontare il problema? Come i vari attori coinvolti ne valutano gli effetti? Queste sono state le domande con cui il ricercatore del Programma Droghe e Democrazia del Transnational Institute (TNI) dei Paesi Bassi, Tom Blickman, ha iniziato questo panel.
Javier Gonzales Skaric, segretario tecnico dell'Observatorio de Cultivos declarados Ilícitos (OCI) della Bolivia, ha rimarcato l'importanza di “creare processi di inclusione delle organizzazioni e movimenti sociali dei contadini e degli indigeni, come veri interlocutori coi loro governi locali, nazionali e con gli organismi internazionali”.
La partecipazione dei contadini
“Non chiediamo intermediari, chiediamo un dialogo diretto”, ha detto Gonzales Skaric: “promuovere uno sviluppo alternativo per i produttori di coltivazioni illegali, deve essere un compito degli Stati”.
Tra le proposte dell'Osservatorio c'e' il riconoscimento degli usi tradizionali delle piante proibite e il problema delle eradicazioni forzate nell'ambito della guerra globale contro le droghe.
Lo Espacio del Observatorio de los Cultivos Declarados Ilícitos e' stato creato in seguito ad un forum mondiale che si e' tenuto a Barcelona nel 2009, con l'obiettivo di dare una risposta ai produttori contadini e indigeni di coltivazioni illegali “che sono state criminalizzate in modo intenzionale negli ultimi anni”, ha detto Skaric. L'iniziativa intende giungere ad “un confronto interlocutorio come uno degli strumenti piu' importanti per dar vita a partecipazione e dialogo tra agricoltori e governi”.
Il problema del possesso della terra
Guillermo García Miranda, capo del Programa de Desarrollo Alternativo all'Oficina de Naciones Unidas contra las Drogas y el Delito (UNODC/ONUDD) in Colombia, ha sostenuto che “il meccanismo piu' efficace, efficiente e sostenibile di eradicazione e' lo sviluppo”.
Per Garcia Miranda, la Colombia “sa molto bene come eradicare le coltivazioni illegali, essa e' il campione mondiale nell'eliminazione delle coltivazioni di coca, ma il problema e' che nessuno sa come fare perche' non siano reimpiantate”. Il funzionario ha spiegato che il problema di fondo sono le condizioni di vulnerbilita' ,che fanno si' che queste siano le zone piu' vulnerabili: poverta', deficit di presenza dello Stato, conflitti e violazioni delle proprieta'.
“Se in Colombia c'e' coca in tutte le regioni del Paese e' perche' non ci sono terre di proprieta'. Noi siamo piu' preoccupati a produrre introiti che a produrre introiti attivi”.
Rodrigo Velaides, ingegnere agronomo, leader e referente contadino della organizzazione Chocauán della zona Caquetá, Colombia, ha precisato: “Il 100% dei contadini che producono foglia di coca, lo fa per la mancanza di altre opportunita'”. Esistono situazioni in cui, anche se i contadini hanno guadagni da altri lavori alternativi, si sta comunque affermando la coltivazione della coca. “Lo sviluppo dovrebbe creare occasioni perche' il contadino possa far fronte alle proprie spese con altri introiti. E' per questo che decidono di produrre la foglia di coca”.
Coca, cibo degli dei
Fabiola Piñacue Achicué, fondatrice e rappresentante legale di Coca Nasa e facente parte del Consejo Andino de Productores de hoja de coca de Colombia, sostiene che “la coca e' un cibo degli dei. Le dobbiamo rispetto per questo. La coca fa parte dei popoli antichi e della natura stessa. Non capisco perche' l'uomo voglia eliminare la foglia di coca”.
Attraverso Coca Nasa “intendiamo creare un'alternativa per poter arrivare coi nostri prodotti a ogni cittadino colombiano. E' nostro il compito di ulteriormente nobilitare la foglia di coca. Che e' parte della nostra geografia. Cosa che fa si' che il Plan Colombia presenti la coca come se fosse il diavolo”. “La foglia di coca non puo' continuare ad essere attaccata dalla politica internazionale. Abbiamo bisogno di autonomia nella difesa delle nostre risorse naturali poiche' la foglia di coca e' uno dei pilastri della costruzione collettiva del sapere e delle tradizioni”.
Piñacue Achicué invita ad una riflessione: “C'e' da rilevare che 'droga' e' una parola nuova per noi della cultura andina. La foglia di coca e' una pianta sacra, e' un alimento. Il problema e' l'uso che si fa di questa pianta. La foglia di coca viene lavorata e trasformata in qualcosa di diverso. La foglia di coca ha un obiettivo, ma quando e' trasformata, l'obiettivo diventa un altro”.

Il problema sanitario
“E' impossibile pensare ad un mondo senza droghe. Per questo motivo, i trattamenti non possono avere come punto di partenza l'astinenza del consumatore. Lo Stato deve provvedere perche' il consumo sia meno pericoloso possibile”. Cosi' Juan Carlos Celis, direttore generale della Fundación Procrear di Colombia. “Si deve passare da un'impostazione basata sulla riabilitazione del dipendente ad un altra che stimoli la partecipazione attiva della comunita', organizzazioni e cittadini che modifichino i rapporti con i consumatori di droghe”. Nella situazione attuale “il procacciamento delle sostanze illegali colloca chi consuma queste ultime in una situazione di illegalita' e nella necessita' di avere rapporti con organizzazioni criminali, aumentando cosi' i rischi. Nel contempo non si possono informare su come sono fatte le sostanze, una situazione che aumenta il pericolo per la loro salute”. “Il sistema educativo non fa si' che gli studenti siano preparati ad un approccio con le sostanze psicoattive, ma espelle gli stessi quando sono evidenti le conseguenze di un abuso di queste sostanze”.
L'alcool, il principale problema sanitario della regione
Hugo Cohen, consigliere subregionale alla Salud Mental para Sudamérica della Organización Panamericana de la Salud (OPS/OMS), ha riferito sulle raccomandazioni di questo organismo ed ha mostrato alcuni dati sulla situazione del continente: “Si comincia a riconoscere che l'alcool e' un problema sanitario. Ed e' il primo problema sanitario della regione, non solo di salute mentale. Tra i fattori di rischio che impediscono una vita serena nelle Americhe, il primo e' l'alcool, il secondo e' il tabacco, il terzo l'obesita', e bisogna andare fino al nono per trovarci le droghe illegali”. Cohen ha poi rilevato il deficit della sanita' in merito: “Non c'e' una preparazione adeguata per i professioni della sanita' davanti alle problematiche del consumo di droghe. Una persona accede al proprio diritto solo quando ha la possibilita' di scegliere: se le uniche opzioni sono l'ospedale psichiatrico o la strada, non puo' esercitare il proprio diritto. La sfida e' creare nuove offerte rispetto alle quali le persone possano scegliere”.
Narcosale in Europa
Un'analisi sopra il funzionamento delle narcosale che sono state aperte negli ultimi venti anni in diversi Paesi come Germania, Australia, Canada, Spagna, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi e Svizzera, e' stat fata da Marie Nougier, responsabile delle ricerche e delle pubblicazioni del Consorzio Internazionale sulle politiche delle droghe (IDPC).
Gli obiettivi di queste narcosale sono: migliorare l'accesso ai servizi di attenzione per la salute a favore dei gruppi piu' vulnerabili di persone che consumano droghe, migliorare la lora salute di base, contribuire alla sicurezza e alla qualita' di vita delle comunita' locali e diminuire l'impatto delle comunita' col consumo di droghe in spazi pubblici.
In quanto ai risultati che si sono ottenuti fino ad oggi, Nougier si e' basata su due estesi rapporti elaborati dall'Osservatorio europeo sulle Droghe e i Tossicomani, secondo i quali le narcosale “sono accettate dai gruppi a cui sono rivolte (le persone vulnerabili), comunita' e altri attori chiave, aiutano a migliorare il livello di salute delle persone che consumano droghe, riducono i comportamenti ad alto rischio, possono diminuire il numero di morti da overdose e ripercuotersi sugli indici di infezione da HIV ed epatite C, anche se sarebbero necessarie migliori indagini per questi ultimi risultati”. Inoltre, “possono diminuire il consumo di droghe in luoghi pubblici e i problemi di ordine pubblico ad esso relazionati, solo se questo metodo e' parte integrante di una strategia locale complessiva”.
Il consumo in Colombia
Aldemar Parra Espitia, coordinatore del reparto di riduzione del consumo di sostanze psicoattive del Ministerio de Salud y Protección Social de la República de Colombia, si e' riferito alla situazione attuale del proprio Paese.
Il primo obiettivo della sua esposizione e' stato di mettere in chiaro che “se si parla sempre della Colombia come produttore, si tratta di un Paese che e' anche consumatore. L'averlo considerato come un Paese il cui unico rapporto con le droghe e' la produzione, ha determinato uno stigma che impedisce di credere che, qui, anche si consuma”.
Il funzionario ha fatto conoscere i dati statistici del 2011: “tra le persone di 18/24 anni c'e' un 6% che consuma droghe illegali, mentre la percentuale diventa del 2,7 in tutta la popolazione, dato che colloca la Colombia come un Paese di medio consumo nella regione”. A consumare sono piu' gli uomini che le donne, e “circa 300.000 persone tra 18 e 60 anni fanno parte della categoria considerata come forti consumatori e dipendenti”. Una cifra che da' idea di quale sia l'impegno e i costi a cui lo Stato vede far fronte per far si' che tutti possano usufruire della Sanita' pubblica”.

“Dobbiamo implementare politiche sulle droghe che includano riduzione del danno. Senza questo, nessuna politica sulle droghe potra' essere completa”. Cosi' Guillermo Alfonso Jaramillo Martinez, Secretario de Salud de la Alcaldía Mayor (Comune, ndr) di Bogotá. Il funzionario della capitale colombiana ha partecipato al panel su “Politiche delle droghe negli scenari locali”, ed ha rimarcato che “lo Stato ha come mandato etico quello di dover garantire la dignita' umana, e la restituzione ai cittadini dei diritti persi o in procinto di esserlo. Non dobbiamo nascondere i problemi, ma renderli visibili e affrontarli. Il nostro presidente ha detto che ce n'e' abbastanza per farsi carico del problema. La soluzione e' la legalizzazione. Dobbiamo abbandonare le politiche perorate dagli Usa, basate sulla repressione, che ci sono costate molti morti”. “Uno degli obiettivi prioritari e' provvedere ad alternative terapeutiche che non si limitino ad una ospedalizzazione forzata e prolungata, ne' sull'astinenza come unica opzione. Durante otto anni, il presidente Uribe ha preteso di negare che il consumo di droghe fosse un problema di salute pubblica, ed ha cercato di risolvere tutto con il proibizionismo e la repressione. Per fortuna, le nuove autorita' hanno una diversa visione in merito, cosi' come il nostro Sindaco Gustavo Petro”.
Liberta' e unicita'
Lumena Almeida Castro Furtado, segretario aggiunto alla Salud e coordinatrice della Política de Atención en la Red Alcohol y Drogas del Comune di Sao Bernardo do Campo, Brasil, ha presentato i principi che sono alla base del suo organismo.
“Il primo di questi principi e' la liberta', trovando sempre strategie che aiutino ad ampliare l'autonomia di ogni individuo. Il secondo e' la creazione di vincoli, che ci aiutino a non abbandonare le persone quando a qualcuna di loro sembra molto difficile cambiare la propria qualita' di vita. Poi c'e' l'unicita': non c'e' un modello da seguire che sia uguale per tutti. E per ultimo il lavoro in Rete, perche' non ci sia un solo servizio che non sia capace di dar conto di tutto”. “Bisogna poi conoscere il territorio in cui ci sono questi servizi. Camminare per le strade, conoscere le persone importanti del luogo e stabilire relazioni e vincoli con le organizzazioni sociali. Per noi e' molto importante il connubio con i movimenti sociali. Tutto questo ci aiuta a comprendere le situazioni di vulnerabilita' tra la gente”.
Da uguale ad uguale
Iván Fornís Espinosa, Tecnico specializzato del Servicio de análisis de drogas de Energy Control, Spagna, ha descritto il lavoro della propria organizzazione che, di base, consiste nell'informare i consumatori di droghe ricreative e sull'analisi delle sostanze che questi consumano.
"Abbiamo degli stand nelle feste, rave, discoteche, spettacoli e altri luoghi di divertimento dove i consumaori incontrano persone come loro che le accolgono amabilmente e danno loro informazioni. E' quello che si dice “un consumo con meno danni”.. L'équipe e' composta da professionisti e volontari. Questi ultimi sono relazionati con questi luoghi di divertimento, per cui per loro e' un lavoro da uguale ad uguale”. In quanto alle analisi “c'e' ignoranza sui componenti delle sostanze. Ma, al di la' dei casi mortali, che sono i piu' gravi, ci sono casi di adulterazioni, Ci sono intossicazioni acute che fanno si' che la gente passi male la notte. Facciamo analisi delle droghe nell'ambito di una strategia di riduzione del danno, non e' un controllo di qualita'”.
Iniezioni sicure
Un'altra partecipante al panel e' stata Liz Evans, direttrice esecutiva e fondatrice di PHS Community Services Society - Insite, Vancouver, Canada. Insite e' l'unico luogo in cui si fanno iniezioni nell'America del Nord, ha fatto sapere, mostrando soddisfazione perche', dopo i molti ostacoli che hanno dovuto superare per poterlo avviare, “la gente della nostra comunita' ha una prospettiva di vita di 10 anni maggiori rispetto ad altri”. Dopo un inizio in cui la maggior parte della popolazione era avversa, “c'e' stato un cambio di opinione e si comincio' a vederlo come un servizio comunitario. E alla fine fu appoggiato dal governo e dalla polizia locale”.
Le iniezioni si effettuano con sitringhe pulite e con l'assistenza di infermieri. “La soluzione e' in un compromesso con le persone ed essere consapevoli che hanno necessita' d recuperare la propria dignita'. La nostra politica e' basata sul recupero della dignita' e su come fare per aiutare ognuno”.

La Conferenza e' stata anche occasione per un incontro tra diversi protagonisti del settore. Uno di questi e' stata la riunione dei giovani attivisti dell'America Latina che lavorano per la riforma delle politiche sulle droghe con l'intento di scambiarsi esperienze in materia. “I giovani latinoamericani, riuniti in questa Conferenza, chiedono di modificare il paradigma attuale sulle politiche proibizioniste delle droghe che esistono in tutto il mondo. Visto che siano le principali vittime delle violenze e delle marginalizzazioni. Intendiamo invece essere i principali attori delle trasformazioni sociali, e rivendichiamo la garanzia di partecipare un questa trasformazione delle politiche pubbliche sulle droghe, da parte dei governi nazionali e dalle organizzazioni regionali”. Cosi' un loro comunicato.
Inoltre ci sono stati anche coloro che si sono incontrati per parlare delle coltivazioni che sono considerate illegali.. Rappresentanti delle organizzazioni sociali di diverse regioni della Colombia, rappresentanti di ONG internazionali, esperti e ricercatori, hanno evidenziato le loro preoccupazioni per “il duro contrasto tra l'aggravarsi delle situazioni socio-economiche, la pace e la sicurezza, l'equilibrio ambientale, e per chi rappresenta i territori, catalogati in maniera criminalizzante come 'cocaleros'". Per questo motivo hanno convocato un Encuentro Nacional de Productores de Cultivos Declarados Ilícitos en Colombia per il settembre 2013, come luogo di incontro per dare vita a propri spazi di partecipazione delle comunita' organizzate.
Mentre la Red Latinoamericana de Personas que Usan Drogas (LANPUD) ha sottolineato che luoghi come la Conferenza “necessitano sempre piu' della presenza dei consumatori di droghe poiche' i principali problemi della regione -marginalizzazione, disuguaglianza dei diritti tra persone e popoli- siano posti all'ordine del giorno”.
La Coalición Latinoamericana de Activistas Cannabicos ha partecipato rivendicando “le nostre domande di base sono per l'autocoltivazione e per i Clubes Sociales de Cannabis. Appoggiamo le iniziative che separano la cannabis dai mercati illegali e raccomandiamo una regolamentazione attraverso metodi che non abbiano fine di lucro”.
Conclusioni
La Conferenza e' stata molto chiara su alcuni indirizzi politici sulle droghe che sono necessari: “Una politica che protegga e stimoli lo sviluppo economico dei contadini e agricoltori, invece di perseguirli e incarcerarli, e che metta al primo posto l'accesso alla proprieta', promuova una prosperita' economica e il rispetto dell'uso tradizionale della foglia di coca”, Cosi' Pablo Cymerman, coordinatore del Comité Organizador de la IV Conferencia desde la Asociación Civil Intercambios.
Per quanto riguarda il consumo, si e' focalizzata l'attenzione sul fatto che i trattamenti non possono avere l'astinenza come punto di partenza, e che una politica sulle droghe senza riduzione del danno e' una politica monca. Le esperienze in merito gia' esistono. Le alternative, inoltre, devono essere studiate con la partecipazione dei consumatori di droghe e la definizione di politiche pubbliche, iniziative di promozione sociale, partecipazione comunitaria e narcosale regolamentate.
Tutto in un ambito in cui i diritti dei consumatori siano rispettati. Ci vogliono meno parole e piu' fatti: i consumatori non devono essere discriminati, soggetti a violenze, prigione, torture o trattamenti compulsivi e violenti al posto della promozione della salute e della qualita' della vita.

 
 
 
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