Anche i membri del Dipartimento di Stato sono giunti alla conclusione che i piani alternativi attuati in Colombia hanno fallito l'obiettivo. Lo rivela il quotidiano "Los Angeles Times", nella sua edizione di ieri, con un articolo a firma di Christian Miller. I dubbi sulle eradicazione sono sempre piu' condivisi, evidenza alla quale si aggiunge la condizione dei contadini colombiani del sud di quel Paese, disposti a convertire le colture solo a fronte di effettivi piani alternativi, che tardano nella loro operativita'.
Come conseguenza i funzionari dell'ambasciata in Colombia hanno deciso di abbandonare il piano di coltivazioni sostitutive concentrando gli sforzi sulla costruzione di grandi infrastrutture capaci di creare posti di lavoro e di facilitare la mobilita' dei mercati. "Non c'e' niente che possiamo offrire ai contadini come alternativa valida ai proventi delle coltivazioni di coca", e' quanto ha dichiarato Ken Ellis a capo, in Colombia, dell'agenzia Usa per lo sviluppo internazionale. Le fumigazioni dei campi saranno comunque mantenute, come strumento di convinzione forzata per i contadini che non abbiano abbandonato l'uso di coltivare la coca.
Molti esperti di sviluppo alternativo ritengono disastroso il mantenimento dei piani fumigatori, se le fumigazioni distruggono le coltivazioni di coca e' anche vero che sono alla base delle grandi migrazioni di contadini, spinti nei deserti territori meridionali e nuovamente esposti alla merce' dei narcotrafficanti. Jesus Bastidas, direttore di un programma di sviluppo alternativo, ne e' certo: "Puoi spruzzare [gas eradicatori n.d.r.] quanto vuoi, puoi spendere tutto il denaro americano ed europeo ma il problema della coca continuera' ad esistere".