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Slovenia. Conclusa la 13a conferenza internazionale sulla riduzione del danno
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8 marzo 2002 16:57
 
Nuove esperienze nel ricorso alla riduzione del danno in varie parti del mondo nella lotta alla droga hanno segnato anche l'ultimo giorno della 13.ma conferenza internazionale sulla riduzione del danno conclusa ieri a Lubiana.
L'esperienza Brasiliana di "switching", cioe' di passaggio da una sostanza particolarmente pericolosa ad una meno dannosa, in particolare dal consumo di Crack al consumo di Cannabis, continua con l'istituzione di ricerche mirate a rilevare scientificamente i risultati. Lo studio pilota, di cui sono stati presentati dati preliminari ai partecipanti alla conferenza di Lubiana, ha coinvolto 50 consumatori di crack (risultati fortemente dipendenti, in accordo con gli standard DSM-4 e CID-10), compresi fra 16 ed i 28 anni, maschi, celibi, con una scolarizzazione di tipo primario (media 6,7 anni di scuola) e con un consumo giornaliero di una media di 1,3 g. di Crack, protratto per una media di 1,5 mesi. Entro 4-7 settimane dall'inizio dello studio il 68% dei giovani coinvolti ha cessato l'uso di Crack, attraverso il consumo di una "dose" media di 3-4 sigarette di cannabis al giorno e gia' a partire dal 10 mese si sono osservati diversi miglioramenti del quadro somatico e psichico dei partecipanti: aumento di peso (in media superiore ai 4,5 Kg.); diminuzione generalizzata del livello di ansia; diminuzione del "craving" (desiderio compulsivo) nei confronti del Crack; diminuzione degli effetti maggiormente avversi dell'astinenza da Crack; una diminuzione dei crimini correlati. Dopo 6 mesi e' stata, sorprendentemente, rilevata una sensibile diminuzione anche del consumo di cannabis, il cui uso e' passato da 3-4 sigarette al giorno, a 1-2 alla settimana. Il prossimo passo sara' l'istituzione di uno studio epidemiologico vero e proprio, "in doppio cieco", allo scopo di andare in maggiore dettaglio e fare un confronto con un gruppo di controllo con simili caratteristiche di campione.
Nelle diverse sessioni riservate alle nuove droghe, un certo spazio e' stato riservato alle correlazioni tra l'uso di queste sostanze e la prevenzione sessuale. In particolare la presentazione di Andrew Bennet (HIT Liverpool, in collaborazione con la Southebank University), ha fatto notare come la prevenzione sessuale delle MTS e dell'HIV, all'interno degli interventi mirati al mondo della notte, abbia sempre avuto un bassa priorita'. Nonostante i dati epidemiologici indichino come specifico gruppo a rischio proprio i giovani (16 - 25 anni) eterosessuali e nonostante altre ricerche (una fra tutte, quella del Dr. Tim Rhodes del 1995) abbiano chiarito con certezza una relazione fra il consumo di droghe (stimolanti in particolare) e i rapporti sessuali non protetti. Il paradigma in cui si inserisce questa attitudine, e' quello ultra-anti-proibizionista, che individua il pericolo nella vita notturna in se'. IL problema sta nel fatto che fa scattare "l'emergenza" solamente in presenza di gravi problematiche (ovvero i decessi tossicologicamente correlati; attualmente 8 in Italia...).
La ricerca presentata dal Dr.Bennett, fra l'altro, prende in considerazione la vita nottura anglosassone (4000 locali sul territorio nazionale, 16 milioni di visitatori all'anno, una stima di 800.000-1.000.000 di pastiglie in circolazione ogni weekend), dove il 50% degli inglesi di eta' compresa fra i 18 ed i 24 anni dichiara di partecipare a raves o di seguire la scena '"dance" in discoteche o nei locali. I dati governativi ci dicono che il 31% dei giovani dichiara di avere rapporti sessuali non protetti, in connessione con un 40% che dichiara un frequente uso di droghe; questo si inserisce in un contesto in cui tutte le MTS (HIV compreso)sono in fortissimo aumento: basti dire che i casi sono passati dai 1.000 del 1999 ai 12.000 del 2001.
Lo strumento principale con cui contrastare questi trends e' una metodologia di prossimita', che non puo' che rifarsi -e' stato rilevato- alle politiche di Riduzione del danno, con equipes di operatori della notte che facciano prevenzione (tramite la relazione diretta, la trasmissione di informazioni e la distribuzione di materiali informativi) nei club, nelle discoteche e nei raves, insieme con una rinnovata attenzione generale alle problematiche correlate alla trasmissione delle MTS fra i giovani.
A proposito del rapporto fra media, opinione pubblica e mondo della notte e' stata molto interessante la discussione con la Dott.ssa Marsha Rosembaum, sociologa e ricercatrice del Lindesmith Centre-Drug Policy Foundation di S. Francisco. Verso la meta' degli anni '50 in America venne prodotto e utilizzato a livello nazionale un falso documentario, chiamato REEFER'S MADNESS (piu' o meno "La pazzia della cannabis") in cui erano rappresentati attori che, dopo pochi tiri da una "canna", si producevano nelle piu' terribili azioni: aggressioni, omicidi, suicidi. REEFER'S MADNESS ha sicuramente rappresentato uno strumento cardine del movimento proibizionista che, collegato a doppio filo con i grandi gruppi petrolchimici tra cui Dupont, da li' a pochi anni avrebbe portato alla completa penalizzazione della cannabis e di tutti suoi derivati; stato che continua anche ai nostri giorni, nonostante il consumo di cannabis negli Usa sia da anni in costante aumento. Il paragone fatto dalla Dott.ssa Rosembaum, con la campagna mirata a terrorizzare e spingere alla penalizzazione della cannabis, calza perfettamente con le attuali campagne statunitensi sull'Ecstasy che non esitano a mentire apertamente.
Questa attitudine, perfettamente in linea con le strategie di "War on Drugs" piu' in generale, non riscontra molto successo. Basta confrontare alcuni semplici dati Governativi: negli Usa i giovani che dichiarano di aver fatto uso di XTC sono passati dal 5% del 1998 all'11% del 2000; chi dichiara di potersi facilmente procurare dell'ecstasy e' passato dal 38% del 1998 al 68% del 2000; mentre i sequestri di ecstasy sul territorio Usa sono passati dai 17.500 pezzi (pastiglie) del 1998 ai 9,3 milioni del 2000. Per dare un ulteriore esempio di come i media (i giornali soprattutto) trattano la questione, basti aggiungere che viene enfatizzato il fatto che le segnalazioni (mentions), fatte dai centri medici alla scoperta della presenza di MDMA nel sangue di giovani pazienti, sono aumentate del 300% negli ultimi tre anni (arrivando ad un totale di circa 11.000). Ne deriva quindi che le segnalazioni sull'ecstasy rappresentano meno dello 0,001% delle segnalazioni totali.
 
 
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