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 BANGLADESH - BANGLADESH - La piaga della metanfetamina tra i rifugiati rohingya
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10 maggio 2018 7:37
 
Enormi quantita' di metanfetamina attraversano il confine tra il Myanmar e il Bangladesh, dove viene consumata da un numero sempre maggiore di musulmani rohingya rifugiatisi nei campi profughi per scampare alle violenze nello stato di Rakhine, alla fine dello scorso anno. E' l'allarme che giunge dalle autorita' bengalesi, secondo cui le sparatorie, le estorsioni, i rapimenti e altre forme di criminalita' legate allo spaccio e al consumo di droga sono in aumento tra il milione circa di rifugiati musulmani che hanno trovato rifugio nel distretto di Cox's Bazar, al confine con il Myanmar. Nei campi profugi circolerebbero quantita' sempre maggiori di metanfetamina in pillole rosse, note come "yaba", che proprio come i rifugiati rohingya provengono dal Myanmar. 
"Molti giovani stanno cadendo nella trappola dei signori della droga", conferma Abdus Salam, uno dei capi delle comunita' di rifugiati rohingya, citato dal quotidiano "Channel News Asia". Dallo scorso agosto i rifugiati rohingya arrestati dalle autorita' del Bangladesh per spaccio di droga sono circa un centinaio. I sequestri di sostanze stupefacenti sono in vertiginoso aumento; uno dei sequestri maggiori e' stato effettuato il 15 marzo scorso, quando 1,8 milioni di pillole sono state abbandonate da trafficanti sorpresi dalle autorita'. Alcuni giorni piu' tardi, le autorita' ne hanno rinvenute altre 900mila. Si tratterebbe pero' di una quantita' irrisoria, rispetto a quella che affluisce da mesi nel Bangladesh attraverso il fiume Naf, al confine col Myanmar. A sostenerlo e' il Dipartimento per il controllo dei narcotici del Bangladesh, che stima per quest'anno un afflusso di circa 250-300 milioni di pillole.
Lo Stato di Rakhine e' stato teatro di scontri armati e gravissime violenze ai danni dei civili dallo scorso 25 agosto, quando una serie di attacchi da parte di combattenti islamici contro diversi avamposti della polizia ha innescato una vasta operazione delle forze di sicurezza birmane contro quella minoranza musulmana. Le nazioni Unite hanno gia' denunciato le violenze come una operazione di pulizia etnica ai danni della minoranza musulmana, e Human Rights Watch ha parlato di un crimine contro l'umanita'. L'esodo innescato dal conflitto e' il piu' vasto fenomeno nel suo genere verificato nel Continente asiatico da decenni, e la situazione umanitaria oltre il confine con il Bangladesh appare disperata, tanto da aver spinto l'Unicef a un appello di emergenza per soccorrere 720 mila bambini rohingya. Non e' chiaro, ad oggi, quanti rohingya ancora rimangano nello Stato di Rakhine; prima dello scorso agosto la popolazione musulmana era stimata in circa un milione di individui. 
(agenzia Nova)
 
 
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