testata ADUC
 MONDO - MONDO - Lotta alla droga. Si rafforza collaborazione Italia/Usa
Scarica e stampa il PDF
Notizia 
21 luglio 2012 12:55
 
Si rafforza l'intesa e la collaborazione tra il governo italiano e quello statunitense sulle politiche di contrasto alla droga. E' il risultato dell'incontro che si e' svolto ieri negli uffici della Casa Bianca a Washington, tra il Dipartimento politiche antidroga (Dpa), la cui delega e' affidata al ministro della Cooperazione internazionale e l'integrazione Andrea Riccardi, rappresentato da Giovanni Serpelloni, capo del Dpa e Elisabetta Simeoni, direttore generale area tecnico scientifica e Gil Kerlikovskie, Direttore Ondcp (Office for national drug control policies) dell'ufficio esecutivo del presidente Obama.
Nel corso dell'incontro con Kerlikowskie, il 'drug zar' americano, sono state discusse tematiche riguardanti le politiche europee e internazionali in materia di droga e alla possibile introduzione anche in Europa delle 'anti-drugs coalitions', organizzazioni della societa' civile a livello locale per la prevenzione ambientale e di comunita' mediante la sensibilizzazione precoce e capillare dei giovanissimi (a partite dagli 8 anni di eta') sui rischi correlati all'uso di droghe e alcol. Gli incontri si inseriscono nel Memorandum d'intenti siglato lo scorso luglio, che ha aperto la strada ad ulteriori intese sottoscritte dal Dpa, tra cui quella di collaborazione scientifica con il National Institute on Drug Abuse (NIDA) che ha permesso di attivare in questo anno ben 11 collaborazioni con vari istituti di ricerca americani.
"Il direttore dell'Ondcp e del Dpa - riferisce una nota di Palazzo Chigi - hanno confermato la piena identita' di vedute tra l'Italia e gli Stati Uniti in tema di politiche antidroga e in particolare l'interesse a proseguire un'articolata collaborazione nel settore della ricerca e della prevenzione, con specifico riguardo all'approccio basato sulle neuroscienze, valorizzando le tecniche di 'neuroimaging' che sono in grado di evidenziare sempre di danni funzionali e strutturali delle droghe sul cervello".
Italia e Usa hanno concordato sul fatto che il fenomeno droga, vada affrontato come "un problema di salute pubblica, che la tossicodipendenza e' una malattia prevenibile, curabile e guaribile e che l'uso di droghe non riguarda solo il singolo consumatore ma l'intera comunita'". Serpelloni e Kerlikovskie considerano prioritarie le politiche di intervento per agire per la riduzione della domanda di droga, attraverso un approccio bilanciato, integrato e non considerano efficaci e quindi vengono escluse, le proposte di legalizzazione della cannabis o delle altre droghe, riportate alla ribalta da gruppi minoritari anche nelle ultime settimane in Europa e negli Stati Uniti.
"Proprio per rafforzare la cooperazione internazionale - hanno dichiarato Simeoni e Serpelloni - e' nostra intenzione in collaborazione con le Nazioni Unite, UNODC (United Nations Office on Drugs and Crime) e UNICRI (United Nations Interregional Crime and Justice Research Institute), realizzare a Roma in ottobre una grande conferenza di cooperazione internazionale nel campo della prevenzione delle droghe, dal titolo "Prevention Strategy and Policy Makers".
L'iniziativa e' rivolta a 18 Paesi in via di sviluppo e ad altri paesi industrializzati tra cui gli Usa ed e' dedicata a scambiare buone prassi e fornire ai decisori politici gli strumenti per attivare interventi basati sulle evidenze scientifiche. Su questo hanno manifestato il proprio interesse anche i Paesi arabi, dell'America centrale, dell'Asia e dell'Europa orientale. "Siamo convinti - affermano Simeoni e Serpelloni - che un problema complesso come quello della droga mai come oggi necessiti di un'attivita' sinergica internazionale".
Kerlikovskie ha poi aggiunto: "ringraziamo gli amici italiani per il ruolo chiave che hanno a livello internazionale ed in particolare europeo nel portare avanti, con grande leadership, un approccio innovativo e globale di lotta alla droga, anche attraverso il grande lavoro di coordinamento svolto in questi anni dalla dottoressa Simeoni responsabile del settore rapporti internazionali del Dpa".

Giovanni Serpelloni, nel corso di questi incontri e' stato nominato dal coordinatore nazionale Usa della Nadpc, West Huddleston, giudice onorario delle Drug Court americane, tribunali speciali per reati connessi all'uso di droghe per incentivare la riabilitazione ed evitare la carcerazione dei tossicodipendenti, "per l'interesse e la leadership dimostrata a livello internazionale sul problema carcere e droga e attivazione delle pene alternative", come spiega la motivazione.
"Sono molto onorato della nomina ricevuta - ha dichiarato Serpelloni - Siamo molto interessati al modello delle Drug Court e abbiamo chiesto e ottenuto dai rappresentati della Nadcp di collaborare strettamente con il Dpa per cercare con uno sforzo congiunto di portare a compimento questo progetto pilota anche in Italia. Il nostro dipartimento - ha ricordato - nei mesi scorsi ha anche divulgato a tutte le Regioni e ai servizi pubblici le linee di indirizzo per incrementare l'uscita dal carcere delle persone tossicodipendenti che abbiano i requisiti previsti dalla legge".
Il progetto 'Droga e Carcere' ha gia' attivato il suo percorso in diverse citta' italiane, per "valorizzare ancora di piu', con gli attuali sistemi di cura e riabilitazione, il pieno recupero e il reinserimento sociale e lavorativo della persona tossicodipendente.
L'esperienza americana insegna, numeri alla mano, che il modello delle Drug Court puo' produrre una risoluzione dell'uso di sostanze fino al 75% nelle persone trattate, con un risparmio enorme di costi e di sofferenza per la societa' e per il singolo individuo".
La fattibilita' anche in Italia delle Drug Court, i tribunali speciali per reati connessi all'uso di droghe per incentivare la riabilitazione ed evitare la carcerazione dei tossicodipendenti, e' stato l'argomento affrontato nell'incontro tra Serpelloni, in rappresentanza del ministro per l'Integrazione Andrea riccardi che ha la delega governativa per le politiche sulla droga, e Huddleston, referente del governo americano.
"Si sono approfondite e confrontate le strategie di cooperazione internazionale dei due Paesi per la gestione dei programmi di prevenzione e dei modelli alternativi al carcere per le persone tossicodipendenti", riferisce una nota del dicastero.
Si e' parlato poi di cio' che attualmente e' attivo negli Stati Uniti e della possibilita' di scambio di buone pratiche e programmi innovativi di prevenzione, trattamento e reinserimento delle persone tossicodipendenti al fine di evitare loro il carcere".
In Italia, ha spiegato Serpelloni, "i tossicodipendenti in carcere nel 2011 sono risultati essere 22.413 unita', che corrispondono al 29% del totale dei detenuti.
Questo numero peraltro e' in diminuzione rispetto all'anno precedente, ma vorremmo che diminuisse ancora e che si potessero attivare programmi alternativi alla reclusione ancora prima dell'entrata in carcere gia' durante i processi per direttissima". Un ulteriore recente studio nazionale del Dpa ha rilevato che la percentuale di veri tossicodipendenti, cioe' diagnosticati secondo criteri scientifici, e' del 19%.
Al contrario degli Usa, dove chi usa sostanze puo' essere carcerato, l'uso di sostanze stupefacenti in Italia non e' un reato penale e quindi non e' previsto l'arresto ma solo l'applicazione di sanzioni amministrative: i tossicodipendenti carcerati lo sono, dunque, per reati connessi al traffico, allo spaccio, alla produzione illegale ma non per l'uso di droga.
 
 
NOTIZIE IN EVIDENZA
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS