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Italia. Zar antidroga: ricovero coatto. Ministro Istruzione: la scuola recuperi la funzione educativa
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Notizia 
5 giugno 2002 20:17
 
Per i giovani tossicodipendenti particolarmente pericolosi e violenti per se' o per gli altri, si potrebbe ricorrere ad una sorta di 'ricovero coatto'. Si tratta di un'ipotesi ancora in embrione al vaglio del Coordinamento nazionale antidroga. A ventilare tale prospettiva il presidente dello stesso Coordinamento per le politiche antidroga, prefetto Pietro Soggiu, nel corso della registrazione della puntata del 'Maurizio Costanzo Show' dedicata al tema delle tossicodipendenze che andra' in onda questa sera.
"Allo stato attuale -ha affermato Soggiu- se una persona non chiede spontaneamente di entrare in una comunita' non si puo' fare nulla. Sta pero' subentrando un'ipotesi diversa: che possa cioe' essere imposto il ricovero in comunita' o residenze a soggetti particolarmente violenti, e ci sono strutture residenziali e non che ci stanno chiedendo proprio questo". Soggiu ha quindi lanciato un allarme circa l'abbassamento dell'eta' per la prima assunzione di droghe: "Oggi l'eta' media nella quale i ragazzi si avvicinano alla droga e' intorno ai 13 anni, ma ho addirittura incontrato una ragazzina che aveva cominciato a 8 anni ed a 9 anni era gia' cocainomane".
Il cosiddetto zar antidroga ha inoltre invitato a non abbassare la guardia rispetto alla diffusione dell'eroina. Nel 2001, ha detto, "si e' sequestrata in Italia una quantita' doppia di eroina rispetto a quella sequestrata l'anno precedente; non e' quindi vero che il fenomeno dell'eroina si sia ridotto, ma a questo si sono aggiunte le nuove droghe come l'ecstasy e la cosa peggiore e' che i ragazzi che assumono queste nuove sostanze, come se fossero aspirine, non si considerano dei tossicomani e non sono assolutamente consapevoli delle conseguenze".

Alla stessa trasmissione ha partecipato il ministro della Pubblica Istruzione, Letizia Moratti.
Siamo di fronte ad un "abbassamento dell'eta' nel primo approccio alla droga ed i baby-assuntori di sostanze stupefacenti sono sempre piu' giovani: questo anche a causa di un abbassamento della soglia di attenzione rispetto a tale problema". In tal senso la scuola "puo' fare molto ed e' attrezzata per farlo". Cosi' il suo esordio. Ed ha continuato. La "stessa distinzione tra droghe leggere e pesanti porta a pensare che con la droga si puo' convivere e che si puo' avere un uso 'normale' delle sostanze stupefacenti. Cio' fa si' che i ragazzi piu' deboli cadano nel problema". La scuola puo' pero' fare molto ed il corpo docente deve farsi carico della questione: "c'e' troppo spesso l'atteggiamento di demandare a terzi, la famiglia alla scuola, la scuola agli psicologi e cosi' via; c'e', insomma, una catena di delega di responsabilita'". Questa catena "va interrotta ed ognuno, per la sua parte, deve impegnarsi e collaborare per intercettare i segnali di un malessere che, se preso in tempo, puo' essere piu' facilmente eliminato".
Per la Moratti, la scuola oggi deve dunque recuperare quella funzione educativa che "ha perso in questi ultimi anni". La scuola "e' diventata un luogo dove si trasmettono informazioni, si insegna il sapere ma non il saper essere o a costruirsi come persone". Al contrario, la scuola "deve riprendere con forza il suo carattere di percorso educativo e non credo che basti affidarsi ad azioni di semplice informazione sulla droga".
Rilevando come oggi sia in atto una "banalizzazione del problema droga", Moratti ha portato ad esempio proprio la campagna informativa messa in atto dal precedente Governo ed il cui slogan era 'Fatti furbo, non farti male'. Un "messaggio ambiguo" che punta sul doppio senso del verbo 'farsi', che in gergo vuole appunto dire drogarsi.
 
 
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