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Italia. Venezia: il giudice ordina all'Asl di usare cannabis per lenire i dolori di una malata
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Notizia 
12 marzo 2002 12:05
 
Un giudice ha ordinato all'Asl di San Dona' di Piave di somministrare gratuitamente ad una malata terminale di cancro medicine derivate dalla marjiuana per alleviarne la sofferenza, dopo aver appurato che neppure gli analgesici in commercio riescono.
Il giudice di Venezia Barbara Bortot ha accolto la richiesta di una malata di tumore ai polmoni, assistita dall'avvocato Giancarlo Tonetto, che aveva presentato un ricorso dopo la prescrizione da parte di un gruppo di medici romani che da anni si batte per far introdurre in Italia i prodotti che contengono il cannabinolo, e che fanno parte della Associazione per la Cannabis Terapeutica. I dottori Grasso e Crestani le avevano prescritto farmaci derivati dalla cannabis, ma dovrebbe pagarli e procurarseli all'estero perche' in Italia sono proibiti non rientrando tra quelli previsti dalla farmacopea.
La signora - scrive il giudice Bortot - riferisce che il ricorso anche massiccio alle sostanze analgesiche consentite nel nostro Paese e' del tutto inutile ed anco dannoso. Unica alternativa e' la somministrazione di sostanze medicinali a base di cannabis, in uso in molti stati stranieri, che a dire degli specialisti potrebbe migliorare la qualita' della sua vita, attenuando le sofferenze quotidiane". Questo diritto, secondo il magistrato, sarebbe garantito dall'articolo 32 della Costituzione: "la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettivita' e garantisce cure gratuite agli indigenti". Citando la Cassazione il magistrato sostiene che "di fronte ad un'eventuale insopprimibile esigenza rispetto alla quale le strutture sanitarie nazionali non offrono rimedi alternativi, il diritto fondamentale dell'individuo alla salute si impone nella sua integrita' ed assolutezza senza limiti e condizionamenti di sorta". Di fronte al fatto che i farmaci prescritti non sono in fascia A (essenziali e gratuiti) e non sono reperibili in commercio, la sentenza dice che "non puo' essere d'ostacolo alla loro concessione non essendovi, stanti le precarie condizioni della signora, altra terapia terapeutica: l'articolo 32 della Costituzione impone di assicurarle la cura richiesta". Sara' quindi l'Asl che dovra' procurarsi i medicinali all'estero, chiedendo l'autorizzazione al ministero della Salute. Per il magistrato, anche il ricorso alla procedura d'urgenza e' legittimo in considerazione delle condizioni cliniche critiche della signora, condizioni che fanno ritenere impraticabile il ricorso ad un giudizio ordinario, visto il lungo tempo necessario.
Questa sentenza non e' una prima, perche' gia' nel novembre scorso il gip di Roma, aveva riconosciuto questo diritto per un uomo che usava hashish per lenire i dolori della sua epilessia.
La Associazione per la Cannabis Terapeutica ha dichiarato che "e' una sentenza che avvicina l'Italia al resto d'Europa. Ci auguriamo che rappresenti un prezioso precedente per quanti nel nostro Paese rivendicano il loro diritto di curarsi con i derivati della cannabis, diritto gia' riconosciuto in molti Paesi dell'Unione europea".
 
 
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