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Italia. Regione Emilia Romagna: no alle "soluzioni pasticciate" del decreto Sirchia
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19 febbraio 2002 21:49
 
Un no deciso quello espresso dalla Regione Emilia Romagna che si oppone alla proposta di decreto del ministro della Salute -Girolamo Sirchia- sull'organizzazione dei servizi per le tossicodipendenze e anticipata dalla stampa in questi giorni. "Il nostro sistema socio sanitario gia' da molti anni garantisce alle persone dipendenti da sostanze psicoattive percorsi personalizzati e continuativi di cura e recupero basati su attente valutazioni sia cliniche che di eventuale disagio sociale, nel rispetto della volonta' e della dignita' personale", e' quanto dichiarano in un comunicato stampa della Regione gli assessori alle Politiche Sociali -Gianluca Borghi- e alla Sanita' Giovanni Bissoni.
"Il nostro obiettivo e' di garantire a tutti coloro che usano sostanze psicoattive una risposta appropriata, qualunque sia il loro livello di motivazione al cambiamento e alla cura", una metodologia in netto contrasto con la proposta del ministro Sirchia. Secondo quanto rilevato dai due assessori, la Regione non ha "bisogno di soluzioni pasticciate come quella del ministro", alla quale oppongono le politiche della Regione, capaci di offrire "percorsi portati avanti dai Sert con l'attiva partecipazione del volontariato, del privato sciale e degli Enti locali". Percorsi diversificati, "che vanno da trattamenti di disintossicazione efficaci, con accesso a strutture terapeutico-riabilitative, a interventi di 'riduzione del danno'"; politica, quest'ultima, erroneamente "sottovalutata dalla proposta del Governo". Al "modello confuso di organizzazione", esempio principe l'istituzione di un Dipartimento per le tossicodipendenze, la Regione Emilia Romagna contrappone i successi sul campo della riduzione del danno: la mortalita' per overdose e' passata dai 130 decessi del 1993 ai 55 del 2000.
"La proposta apparsa sui giornali -affermano i due assessori- contrasta nettamente con quanto previsto dalla riforma del titolo V della Costituzione, la quale affida alle Regioni la competenza dell'organizzazione dei servizi, sia sanitari che socio-sanitari, all'interno di un quadro nazionale di politiche condivise", una politica peraltro gia' valorizzata dal 3° Piano sanitario Regionale, in corso di applicazione, che vede la "programmazione negoziata tra pubblico, privato sociale ed ente locale per l'individuazione degli obiettivi di salute e dei servizi necessari, cosi' come fa -spiegano Borghi e Bissoni- la nuova legge regionale di riforma dell'assistenza sociale, approvata dalla Giunta e ora all'attenzione del Consiglio."
Totale bocciatura quindi per "merito e metodo", come detto in conclusione dai due assessori che si dichiarano pronti ad "esprimere piu' dettagliatamente la posizione" nel caso in cui la proposta di decreto fosse confermata.
 
 
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