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Italia. Metadone, Cassazione: terapia di lunga durata ritenuta legittima e legale
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4 marzo 2002 20:31
 
Con la sentenza n.8184 la Cassazione ha ritenuto "non errato" per la scienza medica il criterio di mantenimento nelle terapie metadoniche.
In particolare i supremi giudici hanno respinto il ricorso della Procura di Milano che chiedeva la sospensione dal servizio pubblico di alcuni medici del Sert milanese di via Boifava, finito al centro di polemiche sull'uso del metadone dopo che una giovane donna in cura nella struttura, dopo aver ucciso la figlioletta con una overdose di metadone, si era suicidata con lo stesso sistema. Non verranno quindi sospesi dal servizio i medici che davano il farmaco senza graduarlo, e senza sottoporre i pazienti agli esami delle urine e del sangue, perche' -dopo il referendum del '93- questi controlli periodici sui tossicodipendenti non sono piu' obbligatori. Decisione sulla quale hanno influito anche considerazioni dei giudici di merito, che avevano gia' respinto l'istanza del Pm; la Cassazione, infatti, spiega che "non c'e' dolo" nel comportamento dei sanitari di via Boifava che avevano agito a scopo di cura dando il metadone in dosi costanti.
La tesi del Pm, secondo la quale i dottori avrebbero fornito metadone in modo "irrazionale", in contrasto con la legge sugli stupefacenti, e' quindi risultata del tutto infondata. Per la pubblica accusa -che invano si e' rivolta alla suprema corte- i medici del Sert erano, invece, colpevoli di "non aver personalizzato il trattamento mediante somministrazione delle varie dosi in modo singolo e adeguato", di "aver adottato sistemi di trattamento metadonico a lunga scadenza senza che ve ne fosse bisogno". Inoltre -insisteva il Pm- "non avevano sottoposto i soggetti, che loro si rivolgevano, ai necessari e obbligatori accertamenti periodici, onde accertarne di volta in volta l'effettivo stato connesso all'uso di droghe".
Contro il ricorso della pubblica accusa aveva presentato una memoria difensiva anche Roberto Mollica, responsabile del Sert di via Boifava. Il dottore ha fatto presente ai giudici che lui e i suoi colleghi avevano agito in maniera lecita -scegliendo la terapia di mantenimento- "dato che questo criterio, anziche' quello a scalare, e' ritenuto piu' proficuo dalla scienza medica, nonostante non preveda un termine di durata, posto che, anche se in tempi lunghi, determinerebbe nel tossicodipendente in cura la dissociazione dall'uso dell'eroina".
 
 
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