testata ADUC
Italia. Don Ciotti al Governo sulle nuove politiche sulle droghe
Scarica e stampa il PDF
Notizia 
18 febbraio 2002 11:31
 
Don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele, commenta le nuove scelte del Governo rispetto alle strategie di lotta alla tossicodipendenza e di "riduzione del danno", nella seguente intervista rilasciata all'agenzia Asca.

D - Fini, Sirchia e Maroni hanno annunciato una nuova strategia nella lotta alle tossicodipendenze, dichiarando superata la vecchia filosofia della riduzione del danno. Che cosa ne pensa?
R - Ritengo positivo il richiamo che viene fatto, da parte del governo, ai percorsi educativi, alla scuola e alla famiglia in particolare. Ritengo positivo anche il fatto di dare pari dignita' al pubblico, al volontariato e al privato-sociale, in particolare alle comunita'. Positiva e' pure la volonta' di mettere in gioco piu' investimenti per dare gambe a questi progetti. Per quanto riguarda, invece, la riflessione sul metadone invito a non semplificare.
D - Nell'uso del metadone per ridurre il danno sono stati compiuti abusi ed errori?
R - Errori, probabilmente, sono stati compiuti. Talvolta puo' essere mancata la necessaria responsabilita' nell'uso di questo strumento. Pero' il metadone e' stato di grande utilita' nella storia di numerose persone.
D - Puo' esserlo ancora?
R - Si', purche' insieme alla sostanza siano previsti interventi sociali ed una capacita' di relazione, di rapporto umano. Quindi bisogna lasciare al medico, secondo scienza e coscienza, di stabilire quale terapia, quali percorsi vanno assunti. Anche il medico, tuttavia, non puo' essere lasciato solo; ci vuole sempre una risposta che non sia "totalizzante" in un senso o nell'altro.
D - In quale senso?
R - Non e' sempre vero che basta il farmaco, come non e' sempre vero che il farmaco non serve. C'e' bisogno di piu' gambe.
D - Quindi lei non ritiene superata la necessita' di ridurre il danno?
R - Anche in questo caso non bisogna semplificare. La "riduzione del danno" e' stata di fatto sollecitata dai 24 mila morti di droga e Aids. L'accezione e' negativa, in verita' "ridurre il danno" significa per tanti di noi servizi a piu' bassa soglia, quindi uno stimolo e un'opportunita' per dare vita alle persone, non per cronocizzarle, non per parcheggiarle ancora di piu' ai margini. E devo dire, onestamente, che questo modo di operare ha permesso meno mortalita', meno infezioni, quindi meno malattie, e, nello stesso tempo, piu' agganci con le strutture ed i servizi.
D - Per la "riduzione del danno" e' assolutamente necessario il ricorso al metadone?
R - Questi strumenti non devono essere visti in contrapposizione, sono un di piu'. E quindi io credo che la politica debba essere quella delle "quattro gambe".
D - Quale sarebbe la prima gamba?
R - La repressione, ovvero lotta al traffico e al grande spaccio. Qui non bisogna far sconti a nessuno.
D - E le altre gambe?
R - La riabilitazione delle persone (non c'e' solo una strada, ma ci sono piu' percorsi, dal pubblico al privato sociale). La prevenzione, i percorsi educativi (che abbiamo la caratteristica della continuita'), tali da coinvolgere la scuola, la famiglia, la parrocchia, insomma tutte le agenzie educative. E tali anche da rendere protagonisti i ragazzi in questi processi. L'ultima gamba e' quella dell'offerta di servizi anche a chi ha fallito il rapporto con le comunita', con i servizi pubblici, con lo stesso volontariato. In questa direzione dobbiamo operare con la stessa forza e la stessa dignita"'.
D - Il ministero del welfare non intende piu' avvalersi dei servizi del Gruppo Abele. Quale idea si e' fatto del ministro Maroni?
R - E' una persona che ho conosciuto ed ho apprezzato per la sua simpatia. Il gruppo Abele si e' trovato una lettera di due righe, da parte di un funzionario del ministero, in cui si diceva che non erano piu' interessati ad avvalersi, presso il comitato scientifico istituito al ministero, del centro di ricerca avviato a suo tempo dallo stesso gruppo, per cui la relativa convenzione veniva rescissa. Dopo 26 anni di lavoro, il nostro servizio al paese, dunque, doveva ritenersi interrotto. Perche'?
D - Appunto, perche'?
R - Ho scritto una lettera di due pagine al ministero per chiedere le motivazioni. E non per dare un giudizio, perche' e' legittimo che chiunque governa faccia le sue scelte.
D - Quando ha scritto questa lettera?
R - Tre mesi fa e non e' giunta ancora nessuna risposta. Ribadisco che il nostro e' un servizio fatto alla collettivita' ed e' coordinato da un comitato scientifico a Roma. E' uno strumento di lavoro e, quindi, non puo' avere faziosita' ideologiche.
D - Quanto vi davano?
R - Il nostro era un lavoro gratuito. Noi continueremo a farlo.
D - Neppure il ministro si e' fatto vivo, dopo che la notizia e' diventata di dominio pubblico?
R - No. Ripeto: e' legittimo che il governo scelga diversamente, ma e' importante che spieghi le sue scelte perche' noi possiamo informare quanti si avvalevano del nostro servizio che continueremo ad assicurare facendo colletta.
D - Peraltro il vostro centro e' collegato con analoghe iniziative in campo europeo.
R - Si', il paradosso e' che il responsabile del nostro centro e' stato eletto, grazie al lavoro fatto, responsabile di tutti i centri di documentazione d'Europa. Noi, dunque, siamo riconosciuti a livello europeo, finanche ad essere i coordinatori, ma non piu' i gestori del servizio per il nostro paese. Troveremo, comunque, gli strumenti per continuare.
D - Tra i progetti del governo c'e' anche quello di semplificare legislativamente gli interventi in campo assistenziale e del volontariato, magari arrivando ad un testo unico, peraltro come hanno fatto alcune regioni, a partire da quella del Veneto. Condivide questa esigenza?
R - Credo che non si debbano fare le cose in fretta. Ritengo che il volontariato non debba perdere la sua identita', tanto meno la sua dignita', per diventare prigioniero di un reticolo di leggi e leggine che rischiano di spogliarlo della sua coscienza critica e del suo ruolo profetico, in questo senso. Il volontariato deve continuare a contaminare la nostra societa' di quei valori che fanno riferimento alla gratuita'. Mi fanno sempre paura i meccanismi burocratici. Non e' un caso che il 4 dicembre scorso sia stata consegnata al volontariato italiano la carta etica. Dopo tanti anni era necessario mettere dei paletti, in modo, ad esempio, da capire che non si puo' costruire giustizia senza cultura, senza la verita', e in particolare che la solidarieta' non si da' se non e' prolungamento della giustizia. La giustizia e' il valore che dovrebbe animare il volontariato. Noi non dovremmo fare le cose che facciamo per solidarieta', ma per giustizia.
D - Don Ciotti, qual e' oggi l'emergenza piu' grave?
R - Due emergenze in preoccupante aumento sono l'abulimia e l'anoressia. L'anno scorso si sono registrati 145 mila abulimici in piu' del 2000 e 25 mila in piu' anoressici. L'aspetto piu' grave e' che gli uni e gli altri non fanno chiasso, stanno rinchiusi in casa, e di loro nessuno si accorge. Altrettanto rischiosa puo' diventare la dipendenza da internet, un servizio utilissimo, provvidenziale, ma che per aspetti va recuperato alla legalita'.
 
 
NOTIZIE IN EVIDENZA
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS