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Italia. Commenti al decreto sui Sert e le comunita' di recupero
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28 giugno 2002 20:07
 
"Un decreto-bluff che distrugge i Sert, umilia i giovani e non stanzia un euro", ad affermarlo e' Giuseppe Fioroni responsabile politiche delle solidarieta' della Margherita, riferendosi al provvedimento del Governo sui Sert e le comunita' di recupero. "E' un decreto a uso puramente mediatico: per un anno sono scomparse le notizie sull'uso delle droghe come hashish e marijuana, salvo poi farle ricomparire oggi per spaventare l'opinione pubblica e creare l'alibi alla repressione. Il decreto sancisce la resa del Governo di fronte al fenomeno rinunciando alla prevenzione: istituisce un Dipartimento per le dipendenze patologiche, dopo aver bocciato l'idea di un Dipartimento piu' vasto per le Politiche giovanili, gettando cosi' sui ragazzi un doppio marchio d'infamia". Per Fioroni il provvedimento "risponde ad un'unica logica: quella del mercato nel quale i privati faranno la parte del leone e il pubblico scomparira' definitivamente".
Una bocciatura arriva anche da Cittadinanzattiva che ritiene che esso non fa che "delegittimare il servizio pubblico". "Mentre la collettivita' attende da tempo un potenziamento del servizio pubblico -ha affermato Tonino D'Angelo, della direzione di Cittadinanzattiva- questo decreto non fa che delegittimare tale servizio. Il problema, secondo il responsabile del movimento, e' che tale decreto "viene assunto in un momento in cui servizi pubblici sono gia' inadeguati: invece di mettervi mano per migliorarli, non si fa altro che dare legittimazione a un privato spesso inadeguato rispetto ai compiti che ci si prefigge".
La comunita' Saman commenta per bocca del suo presidente, Achille Saletti: "un decreto, quello del ministro della Salute, che ci fa tornare indietro di molti anni". "Penalizza le strutture del privato sociale che si sono professionalizzate equiparando l'autorizzazione al funzionamento all'accreditamento", aggiunge Saletti.
A difendere il provvedimento arriva invece la sottosegretaria al Welfare, Grazia Sestini: "non si penalizza, ne' si agevola nessuno; si aumenta solo la liberta' di scelta e si garantisce piu' serenita' soprattutto alle famiglie". "Oggi un ragazzo che ha la certificazione di tossicodipendenza va in carico al Sert, lo stesso Sert lo prende in carico, e poi decide se il ragazzo va o no in comunita', o che cos'altro fare. Con la nuova norma tutto cio' resta confermato, e in piu' si da' la possibilita della certificazione anche a strutture diverse dalle Asl". La Sestini ricorda poi che quello pubblicato e' solo la prima parte del decreto vero e proprio: "il progetto si compone di due parti: una, appena pubblicata, traccia degli indirizzi e anche per questo non e' previsto che stanzi delle risorse economiche. Quelle ci sono gia' nel fondo nazionale per le politiche sociali (57 miliardi di vecchie lire per la sola quota di spesa a livello centrale; 171 miliardi per le Regioni), e anche nel bilancio del ministero della Salute. La seconda parte del decreto, non ancora pubblicata -prosegue la Sestini- e' invece quella che prevede una convenzione che il ministero della Salute fara' con le Regioni per l'attuazione degli indirizzi di cui dicevo prima. Le Regioni non abbiano paura, perche' non saranno invasi i loro campi di azione. Quello che e' stato pubblicato e' solo un indirizzo".
Un provvedimento che va "nella giusta direzione", anche se non e' altro che "la conseguenza, o meglio l'applicazione dell'atto di intesa gia' esistente tra Stato e regioni", per il presidente della Federazione italiana comunita' terapeutiche (Fict), Don Egidio Smacchia. Quanto all'accesso alle comunita', ha concluso il presidente Fict, "la nostra proposta e' che esso venga deciso dal cittadino e da un gruppo misto diagnostico pubblico-privato sociale".
Un provvedimento "sacrosanto". Non poteva mancare il responsabile di An per le politiche della famiglia, il senatore Riccardo Pedrizzi. Chi critica questo decreto "lo fa solo perche' e' animato da un odio ideologioco nei confronti delle comunita' di recupero, dove la tossicodipendenza si combatte e si sconfigge e il danno della droga non si riduce, ma si elimina. Il Centrosinistra -ha proseguito- preferisce quei posti in cui la tossicodipendenza invece la si accetta, ci si convive e il danno della droga non si elimina ma si cerca di ridurlo, incredibilmente, con la droga". "Non vogliamo deprimere il ruolo dei Sert, bensi' valorizzare quello delle comunita', mettendole in grado di accogliere tutti i ragazzi che vorrebbero entrarvi", conclude Pedrizzi.
Federsolidarieta', per voce del suo presidente Franco Marzocchi, ha sottolineato come la riforma vada bene se la chiamata in causa delal famiglia e' per costruire percorsi di integrazione sociale e lavorativa. Il Terzo Settore non puo' essere una alternativa al pubblico: entrambi i soggetti sono necessari per il pieno reinserimento del tossicodipendente. E' fondamentale l'inserimento lavorativo, ma Marzocchi crede che nella riforma dei Sert non sia stato valutato determinante.
Infine, in un comunicato unitario delle comunita' di recupero dei tossicodipedenti (dalle piu' conosciute come quelle di Exsodus, Giovanni XXII e San Patrignano, fino all'Anglad che raccoglie oltre 50 associazioni di famiglie di ex-tossicodipendenti), si plaude alla rimozione delle disparita' tra Sert e comunita'.
 
 
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