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Italia. Bologna. Cani antidroga e 120 carabinieri in 19 scuole: trovato un grammo di hashish
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Notizia 
5 giugno 2007 11:26
 
I carabinieri di Bologna hanno controllato nelle scorse settimane 19 istituti scolastici superiori e in una scuola media del capoluogo emiliano per verificare l'utilizzo di droghe tra gli studenti o la presenza di spacciatori all'esterno delle strutture scolastiche.
I servizi svolti da 120 carabinieri, con l'utilizzo anche di cani antidroga Flex e Mustafat (un pastore tedesco e un labrador), si sono concentrati in particolare negli orari di inizio e termine delle lezioni. Durante i controlli sono stati recuperati un grammo di hashish gettato da qualcuno in un cestino dei rifiuti in un liceo scientifico. Uno spinello già confezionato e una bustina con altri 7 grammi dello stesso stupefacente sono invece stati trovati all'esterno di un istituto professionale.
"Una valida collaborazione -fa sapere il Comando provinciale dei Carabinieri- è giunta dalle direzioni e dal corpo docente degli istituti interessati che hanno permesso di controllare bagni, corridoi, spogliatoi e palestre, cortili interni ed esterni, laboratori e quant'altro. Alcuni studenti hanno pure permesso ai militari di controllare i loro zainetti".

"Per parlare della droga e dei suoi devastanti effetti socio-sanitari non e' necessario che il ministro della Salute agiti lo spauracchio di inviare i Nas nelle scuole, tutti i giorni la cronaca ci ricorda come questo sia uno dei gravi mali della nostra epoca". Lo afferma la senatrice Laura Bianconi, capogruppo di Forza Italia in commissione Igiene e Sanita'. "Quello dell'uso degli stupefacenti non e' un problema che si vive in modo ideologico- prosegue Bianconi- come ho sentito affermare al ministro Turco, e quando il Cnr sostiene che anche il ponentino romano sarebbe inquinato non solo dai gas di scarico ma dalla cocaina, sicuramente non c'e' da stare allegri".
Un dato e' certo, aggiunge, "i giovani che fanno uso di droghe e di alcol sono in continuo aumento e questo perche' in loro si e' innescato il meccanismo dello sballo a tutti i costi, anche grazie alla politica della canna facile, come ha fatto questo governo". Ma e' qui che abbiamo il compito d'intervenire, conclude Bianconi, "fornendo loro modelli di vita che li allontanino da questa visione distorta della societa', dando loro aiuto e informazioni precise sui gravi danni che queste sostanze provocano all'organismo".

Ci potevano essere altri tipi di intervento per combattere la droga nelle scuole, oltre l'invio annunciato dei Nas a partire dall'inizio del nuovo anno scolastico?
Certamente si', risponde Giorgio Rembado, presidente dell'Associazione nazionale presidi, anche se sostiene che "i Nas non creano allarmismo", se l'opportunita' di intervento "viene lasciata esclusivamente al preside che conosce la realta' della propria scuola, gli elementi che ci sono da combattere e le sensibilita' diffuse".
L'intervento dei Nas "comprende due questioni che vanno valutate responsabilmente dal dirigente", sottolinea il presidente dei presidi. "La prima e' se occorra l'intervento- dice Rembado- la seconda e' come farlo. Se si esce da questo binario il pericolo di un allarmismo diffuso ci puo' essere".
L'intervento delle forze dell'ordine "fa riferimento a verifiche e controlli che solo loro sono in grado di fare- sostiene Rembado- e mi riferisco alla competenza tecnica, ma anche a quella professionale, che non sono rinviabili a terzi". Per Rembado, "non ci devono essere preclusioni nell'ambito di un'attivita' responsabile, non ci sono strumenti che sono preclusi a priori". Vanno bene quindi anche i Nas, "altrimenti vorrebbe dire che si ha una visione ideologica del problema.
Bisogna tenere conto di tanti aspetti e armonizzarli tra di loro".

"Usare i Nas nelle scuole non risolve ne' attutisce il problema dell'utilizzo delle droghe, che invece va affrontato con strumenti che sono l'informazione e la cultura".
Dopo i primi blitz dei carabinieri nelle scuole a Bologna e l'annuncio di altri interventi a partire dall'inizio dell'anno scolastico, gli studenti tornano in campo per ribadire la loro assoluta contrarieta' all'iniziativa. "Proprio perche' si tratta di scuola si dovrebbe parlare di responsabilita' e di educazione degli studenti -sostiene Filippo Riniolo, portavoce dell'Unione degli studenti (Uds)- solo cosi' potrebbe essere affrontato un tema cosi' delicato come l'utilizzo di droghe tra i minorenni".
L'impiego dei carabinieri, per il portavoce Uds, "non ha nulla a che vedere con la scuola ne' ha funzioni pedagogiche. Esiste un modo di trattare gli studenti che va nella direzione dell'educazione, anziche' della repressione".
Secondo Riniolo, inviare i Nas nella scuola "e' un provvedimento che e' stato preso in maniera unilaterale dai due ministeri chiamati in causa, senza chiedere pareri neanche ai professori, che peraltro erano contrari". Non solo, aggiunge il portavoce dell'Unione degli studenti, "ancora piu' grave e' cio' che sta a monte dell'iniziativa: un uso della politica per il controllo". L'obiettivo della scuola dovrebbe essere, invece, "quello di far esprimere e crescere i ragazzi, mentre questa soluzione va nella direzione esattamente opposta, sancendo il fallimento degli intenti pedagogici".
Secondo Riniolo, portavoce dell'Unione degli studenti, il significato dell'impiego dei Nas nelle scuole e' quello di un'incapacita' politica di applicare gli strumenti della "responsabilizzazione graduale dello studente". Dai 15 ai 19 anni, secondo il rappresentante Uds, "deve essere data una graduale responsabilita' in piu', affinche' il ragazzo possa assimilare e imparare a crescere". Ma poiche' questo percorso, "che dovrebbe essere pedagogico, la scuola non e' in grado di farlo, lo Stato risponde con le armi che ha a disposizione".

Bruno Mellano (deputato radicale della Rosa nel Pugno) e Giulio Manfredi (Direzione Nazionale Radicali Italiani) hanno dichiarato:
I carabinieri dai presidi. Ecco il bel risultato delle incaute dichiarazioni del ministro Turco, fatte per raccattare un po' di voti alle elezioni amministrative (visti i risultati non è stata una grande pensata) e a quindici giorni dalla chiusura delle scuole (gran tempismo).
Il generale Cotticelli mette le mani avanti, affermando che l'autonomia scolastica è salva, ma il comportamento dei suoi uomini contraddice le sue parole. Un preside è autonomo nelle scelte se decide, senza pressioni di sorta, di chiedere l'intervento delle forze dell'ordine nel suo istituto; la visita preventiva degli uomini dei Nas si configura di per se stessa come indebita ingerenza che lede alla radice l'autonomia scolastica. E l'illustrazione di quello che i carabinieri sono in grado di fare nelle scuole (controllo acqua, aria, cicche) evoca non già un dialogo costruttivo fra autorità e studenti ma scenari da stato di polizia. Per fortuna abbiamo davanti a noi i mesi estivi, da utilizzare per una salutare pausa di riflessione, senza l'assillo di campagne mediatiche inneggianti al nuovo totem della "sicurezza".
 
 
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