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Italia. Affidare il carcere di Castelfranco in Emilia alla comunita' di San Patrignano?
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27 dicembre 2001 21:30
 
Affidare alla comunita' di San Patrignano la struttura a custodia attenuata che oggi viene sperimentata nel carcere di Castelfranco in Emilia. Una proposta del ministero di Grazia e Giustizia che, dopo una visita sul luogo nella scorsa estate del responsabile di San Patrignano, Andrea Muccioli, ha oggi alimentato il confronto.
Comincia l'ex-sottosegretario alla Giustizia Franco Corleone, che parla di un'operazione di regime: "lo Stato ristruttura per 15 miliardi una ex-casa di lavoro per trasformarla in un istituto a custodia attenuata e poi l'affida a San Patrignano. Un fatto di una gravita' inaudita: il primo caso di privatizzazione dell'esecuzione penale in Italia su cui tutti gli uffici del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria hanno dato, per iscritto, parere contrario".
E infatti gli fa eco l'ex-direttore del Dap, Alessandro Margara, che parla di espropriazione dei ruoli e violazione delle regole: "quello con il Dap puo' rilevarsi un abbraccio pericoloso, in particolare per la comunita' di Muccioli: confondere San Patrignano con la galera puo' uccidere i lati positivi che questa esperienza indubbiamente porta in se'".
Monsignor Albanesi, presidente del Coordinamento nazionale delle comunita' di accoglienza (Cnca), ricorda che la tossicodipendenza non e' un problema che si gestisce con amici simpatici, e' un dramma enorme a cui non si pone mai adeguata attenzione. Lo scopo delle misure alternative al carcere e' quello di far uscire i tossicodipendenti da un circuito che non puo' che peggiorare la loro situazione. Pensare per loro la pena alternativa comunque in un carcere e' aberrante".
E se Luca Volonte', capogruppo Ccd-Cdu alla Camera parla di polemiche improprie, ricordando le esperienze in vari Paesi nel mondo che affidano e aprono convenzioni con le comunita' Incontro di don Gelmini, l'Osap (Organizzazione sindacale autonoma di polizia penitenziaria), per voce del segretario generale Leo Beneduci, centra il problema, almeno dal suo punto di vista: "il ministro non ci ha informati e noi siamo contrari alla cogestione: siamo polizia di esecuzione della pena e agenti di polizia giudiziaria, non possiamo dipendere da nessun altro se non dal Dap".
L'ex-ministra Livia Turco, responsabile Welfare dei Ds, parla di una paradossale comunita' di Stato: "sarebbe una grave lesione dei principi di responsabilita' dello Stato e di rispetto della pluralita' di esperienze che agiscono nel campo della lotta alle droghe".
Determinato il giudizio dell'associazione Antigone, che ricorda l'appello natalizio del cardinal Martini: la detenzione, sia pubblica che privata, non aiuta i tossicodipendenti.
Mentre il presidente del Coordinamento nazionale degli operatori per la salute nelle carceri italiane, Sandro Libianchi, ricorda che se l'operazione Castelfranco/San Patrignano andasse in porto, rischierebbe di "aumentare i conflitti che gia' ci sono"; "si tratta di galera o di terapia? Perche' e' stata contattata solo San Patrignano, a fronte di migliaia di comunita' che operano in Italia?
Nella girandola di posizioni, arriva anche una "precisazione" di Andrea Muccioli: "siamo lontani dalle ipotesi di comunita' di Stato o di carcere privato inventate da politici, media e operatori. Finora San Patrignano ha fatto risparmiare allo Stato 272 miliardi di lire, e a fronte di questo ci e' stato chiesto di collaborare per elaborare una bozza di progetto che aiutasse i tossicodipendenti che si trovano in carcere ad uscirne".
 
 
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