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 ITALIA - ITALIA - Giovanardi: via i tossicodipendenti dalle carceri
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Notizia 
6 maggio 2010 16:04
 
"Sono ben comprensibili sia le preoccupazioni del ministro Alfano per la tenuta complessiva del sistema carcerario, che rischia di scoppiare, che quelle del ministro Maroni per la sicurezza dei cittadini nel caso del passaggio di condannati a fine pena alla detenzione domiciliare". Lo dichiara in una nota il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Carlo Giovanardi.
"Ma c'e' un segmento del problema sul quale si puo' operare immediatamente individuando specifiche soluzioni normative rivolte ai tossicodipendenti che sono in carcere per reati di lieve entita' determinati dalla loro condizione di dipendenza cronica dalla sostanza".
"Il trasferimento di questi detenuti alla Comunita' di recupero potrebbe, da un lato, dare sollievo alle strutture penitenziarie e dall'altro, consentire una maggiore sicurezza per i cittadini perche' l'opportunita' di cura consentirebbe a fine pena di restituire alla societa' una persona con minore propensione a delinquere".

E' valutata 'positivamente' dal sindacato di polizia penitenziaria Sappe la proposta del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Carlo Giovanardi. 'Oggi, a fronte di quasi 68mila detenuti presenti nelle carceri italiane, i tossicodipendenti ristretti sono quasi 17mila, con una percentuale nazionale del 25% - sottolinea il segretario generale del Sappe, Donato Capece -, ma in alcune realtà questa percentuale di tossicodipendenti tra i detenuti sale al 34% (Lombardia e Friuli Venezia Giulia), al 36% (Sardegna) fino ad arrivare al 40% dei carcerati della Liguria'.
Il Sappe da tempo propone 'un circuito penitenziario differenziato per i detenuti tossicodipendenti, anche eventualmente trasferendoli, ovviamente opportunamente controllati, nelle comunita''. Il sindacato sostiene 'con convinzione' il ddl Alfano sulla detenzione domiciliare a chi resta da scontare un anno di pena, e auspica che per reati con pene brevi ci sia un potenziamento dell'area penale esterna, oltre che il trasferimento alla Polizia penitenziaria delle competenze dei controlli sui detenuti fuori dal carcere. 'Cio', oltre a rappresentare la giusta attribuzione di compiti all'organo appropriato - dice Capece - consentirebbe il recupero di unità alla Polizia di Stato ed all'Arma dei Carabinieri permettendo una migliore razionalizzazione delle risorse umane fra tutti i Corpi di Polizia'.

In un eventuale provvedimento che punti a togliere dal carcere i tossicodipendenti, i Sert (servizi pubblici per le dipendenze) "non possono non avere un ruolo, almeno in determinate situazioni": Alfio Lucchini, presidente di Federserd (federazione dei Sert), commenta cosi' la proposta del sottosegretario Carlo Giovanardi.
"Nessuna polemica - premette Lucchini - anzi siamo assolutamente d'accordo con soluzioni che puntino a trovare per i tossicodipendenti percorsi diversi da quello penitenziario. Ci sembra che sia una proposta ragionevole". Ma occorre "darsi da fare per applicare meglio i benefici alternativi attualmente previsti dalla legge: e' gia' possibile, per pene fino a 4 anni". E percio', spiega, "bisogna rafforzare i servizi diagnostici che esistono all'interno degli istituti di pena e che hanno tra l'altro il compito di valutare se un detenuto puo' uscire e usufruire dei benefici. Attualmente non vengono molto utilizzati. Da questa valutazione puo' discendere la decisione se un detenuto puo' essere affidato a una comunita' o a un Sert". Valutazione che, sottolinea, dipende da tanti fattori, clinici ma anche sociali, della persona, cosi' come dal territorio e dai servizi disponibili: non tutti i Sert, ad esempio, sono attrezzati per seguire bene un ex detenuto tossicodipendente, e questo vale anche per le comunita'.
Infine, il presidente di Federserd spiega che se la persona gia' segue un programma terapeutico presso un Sert e viene condannato, e' opportuno che dopo la scarcerazione continui a essere seguito da un Sert. E cosi' anche per l'ultimo anno di pena, tocca ai presidi pubblici in carcere stabilire se e' meglio trasferirlo in comunita' e affidarlo al Sert. "Se uno ha sufficienti risorse personali e sociali - chiede - perche' mandarlo in comunita'? Il criterio della sicurezza non puo' prevalere sempre e comunque sul beneficio per la persona. E poi, se uno non segue le regole, e' chiaro che torna in carcere".

Modifiche alla legge 309 e alla ex Cirielli, per "contenere il drammatico sovraffollamento delle strutture penitenziari, agendo sulle persone tossicodipendenti autrici di reati": le propone un cartello di associazioni e comunita' terapeutiche, che da tempo hanno promosso l'appello "Le carceri scoppiano. Liberiamo i tossicodipendenti". Antigone, Cnca, Forum Droghe e Gruppo Abele hanno inviato le loro proposte al sottosegretario Carlo Giovanardi  in occasione del dibattito sul ddl cosiddetto "svuota carceri". Il cartello stima che un progetto di riforma serio potrebbe coinvolgere diecimila persone, incidendo fortemente sul sovraffollamento.
Partendo dalla crescita degli ingressi in carcere di persone tossicodipendenti - passati, dicono, dal 28% sul totale degli ingressi nel 2005 al 33% del 2008 - il cartello propone di intervenire innanzitutto sulla custodia cautelare, promuovendo le alternative alla detenzione anche in fase processuale, agevolando le misure gia' previste dalla legge 309 ma in difficolta'. Da un lato infatti, spiegano, le comunita' accolgono malvolentieri le persone in custodia cautelare, dall'altro per gli operatori dei Servizi pubblici per le dipendenze la programmazione di percorsi di cura con queste persone e' piu' difficoltoso, non essendovi certezza sui tempi.
Altro intervento proposto e' quello di dare maggiore rilevanza alla fattispecie della "lieve entita'", i cui margini di applicabilita', secondo il cartello, sono stati notevolmente ristretti dalla disciplina sulla recidiva introdotta dalla legge ex Cirielli nel 2005. Si propone dunque che il reato di detenzione e spaccio di lieve entita' diventi autonomo e sia inserito in un apposito articolo, e l'esenzione dagli effetti della ex Cirielli per i recidivi che hanno commesso un nuovo reato in relazione al loro stato di tossicodipendenza.
Infine, si sollecita l'applicazione della legge 309 nella parte che prevede l'affidamento terapeutico in prova per i detenuti tossicodipendenti con residuo di pena inferiore a sei anni, che ora trova scarsa applicazione.
 
 
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