Per approfondimenti: |
Dopo essere stata per 10 anni nel parlamento brasiliano, la legge che depenalizza l'uso di stupefacenti era stata approvata dalla Camera dei Deputati a meta' dicembre, ora e' finalmente arrivata nelle mani del presidente Fernando Henrique Cardoso, che ha tempo fino alla prossima settimana per approvarla o vietarla, in tutto o in parte.
Il dibattito nelle settimane che sono trascorse dalla sua prima approvazione alla Camera (poi e' stata modificata dal Senato e quindi era dovuta tornare in seconda lettura alla Camera) si e' accentuato in questi ultimi giorni su due punti controversi, tanto che ora lo stesso deputato che l'ha promossa, Elias Murad, si appella al presidente perche' non avvalli con la sua firma i due articoli in questione.
Quella che doveva essere la svolta nella politica sulle droghe, ovvero la depenalizzazione, per cui i consumatori da criminali diventavano dei malati da curare, presenta dei problemi. Nella legge, infatti, il tossicodipendente che non accetta di sottomettersi alle pene alternative, finisce nuovamente in carcere. Ma le pene alternative sono troppo dure e rigide per i critici, tra cui lo stesso Murad, andando dal trattamento disintossicante obbligatorio al ritiro delle licenze per poter esercitare qualsiasi professione.
L'altro punto controverso e' quello dove si precisa che un trafficante deve scontare "almeno un terzo della pena in regime di restrizione carceraria". Questo comporterebbe secondo il parere di alcuni specialisti, che molti condannati per spaccio e traffico di droga al momento dell'entrata in vigore della legge, sarebbero immediatamente scarcerati, visto che un terzo della pena l'hanno gia' scontato.