Dopo il massacro di Pananti nel quale hanno perso la vita sei persone, mentre si fanno sempre piu' dettagliate le denunce sui paramilitari che operano in zona, e iniziano a cadere le prime teste dei comandanti della Polizia, anche la Chiesa Cattolica chiede al presidente boliviano, Jorge Quiroga, di risolvere il conflitto con i cocaleros. Nella nota dei vescovi si legge "la violenza non pu' essere fermata con la repressione, esercitata indiscriminatamente anche contro donne e bambini".
Tra il 1998 e il 2000 il Governo ha distrutto nella regione del Chapare circa 38 mila ettari di coltivazioni di coca illegale, che avrebbero prodotto 250 tonnellate di cocaina all'anno. A fronte delle operazioni di distruzione delle piantagioni di coca, negli ultimi quattro anni si sono registrati 48 morti (di cui 5 militari), 500 feriti da armi da fuoco, 4 mila contadini detenuti, una decina di persone torturate, secondo un bilancio delle organizzazioni in difesa dei diritti umani.
Gli scontri si allargano a Bulo Bulo come informa la rete Unitel, con lanci di pietre da parte dei cocaleros e spari dei militari, mentre nella zona di Eterezana i gas lacrimogeni e le pallottole di gomma sono "pane quotidiano".
Ma il Governo non si ferma, infatti Oswaldo Antezana, viceministro della Difesa Sociale, ieri ha sostenuto che nonostante la tensione in Chapare si prosegue con la distruzione dei campi di coca e la lotta al narcotraffico. Ieri ne sono stati distrutti 38 ettari; la media giornaliera dal primo di novembre e' di 43 ettari. Sempre dal primo di novembre, in meno di quindici giorni, sono stati inoltre sequestrati: 157,7 chili di base di cocaina, 17,2 chili di cloridrato di cocaina, 45,6 chili di cocaina liquida e 36 grammi di marijuana, per un totale di 221 chili di droga. Contemporaneamente, con 96 operazioni antidroga, sono state distrutte 60 fabbriche con 80 pozzi di macerazione della coca.