Mentre la preoccupazione degli Usa e dell'Europa sono le droghe sintetiche, per la Bolivia e' l'aumento della produzione e del consumo di marijuana, che ha raddoppiato quello della cocaina. Lo ha segnalato ieri il ministro degli Esteri, Gustavo Fernandez, all'inaugurazione della XX Conferenza Internazionale per il Controllo delle Droghe (Idec) che si tiene a Santa Cruz, e alla quale partecipano gli "zar antidroga" di 59 Paesi.
Nel suo discorso di benvenuto al Vertice, Fernandez si e' richiamato alla responsabilita' della comunita' internazionale nella lotta contro il narcotraffico. Ha chiesto che i Paesi consumatori aprano i loro mercati ai prodotti alternativi perche' "sentiamo che il livello di sostegno non e' quello di cui abbiamo necessita', non nei finanziamenti diretti, ma nell'accesso ai mercati". La lotta contro il narcotraffico non e' compatibile con il protezionismo dei Paesi industrializzati, ha detto il ministro, richiamando i 59 delegati antidroga all'apertura dei mercati per compensare gli effetti delle eradicazioni (delle coltivazioni di coca). "E' necessario che abbiamo accesso ai mercati dei Paesi industrializzati per fare affidamento su strumenti economici effettivi per completare il nostro lavoro".
Con un discorso di 40 minuti ha messo in risalto il lavoro portato avanti nell'eradicazione della coca, che in quattro anni e' stato di 50 mila ettari di piantagioni. Aggiungendo, poi, che la comunita' internazionale "e' in debito con i boliviani". Un altro argomento affrontato dal ministro e' stato quello della marijuana, il principale allucinogeno per consumo interno boliviano. Per dimostrare la sua affermazione si e' basato sui numeri, nel 2001 sono state sequestrate 7 tonnellate di marijuana contro le quattro di pasta base di coca e la mezza di cocaina. Insomma ha concluso Fernandez: "il problema non e' finito, non abbiamo "coca zero" ne' "criminalita' zero", dobbiamo continuare a lavorare anche se abbiamo fatto molto".