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Washington da' i numeri della lotta alla cocaina
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Articolo di Donatella Poretti
27 giugno 2005 15:28
 
Per dimostrare che la war on drugs sta' funzionando e dando i suoi frutti, la Casa Bianca assicura che la produzione di cocaina e' scesa del 30% durante gli ultimi tre anni. Cio' nonostante analisti e funzionari antinarcotici sostengono che le cose non stiano esattamente cosi'. Se un'équipe speciale del Governo Usa stima almeno nel doppio la produzione di cocaina rispetto ai numeri forniti dalla presidenza, anche il recente rapporto Onu ha ammesso che di fatto la produzione e' in crescita.
I numeri sono importanti per vari motivi, soprattutto perche' comportano conseguenze, sempre numeriche, ossia quelle dei finanziamenti e delle risorse antidroga da destinare. Sono circa mille milioni di dollari che annualmente vengono riversati in programmi in America Latina e il solo Plan Colombia e' costato per i suoi cinque anni di durata ben 1.300 milioni di dollari.
Confusi da una serie di dati contraddittori due legislatori repubblicani hanno chiesto al GAO, l'organo di controllo finanziario del Congresso, di valutare le strategie antinarcotici della Casa Bianca. "Abbiamo bisogno di informazione piu' credibile, per quanto sia possibile, per cio' che continuiamo a supportare", ha detto David Marin, uno dei portavoce della commissione per la riforma governativa della Camera dei rappresentanti.
Ad elencare una serie di rapporti gia' noti e a metterli insieme per evidenziare come la situazione non sia proprio cosi' ottimistica e' John Otis del quotidiano Houston Chronicle.
A marzo lo zar antidroghe Usa, John Walters, annunciava che la produzione di cocaina nelle tre nazioni andine che producono la quasi totalita' della cocaina a livello mondiale -Colombia, Peru' e Bolivia- era stata complessivamente di 640 tonnellate, una bella riduzione rispetto alle 900 del 2001. "Stiamo andando verso la direzione giusta, siamo vincendo", era stato il commento orgoglioso.
Curiosa cifra se paragonata ad altri dati ufficiali sempre forniti dall'agenzia di Walters: 300 tonnellate quelle consumate dagli Usa e 373 quelle sequestrate sempre dalle forze di sicurezza Usa in collaborazione con quelle latinoamericane. Totale 673, che e' gia' una cifra maggiore di 640 ma che soprattutto tende ad escludere dal consumo e dai sequestri anche altri Paesi, o mercati importanti come quello europeo.
Funzionari antidroga che preferiscono mantenere l'anonimato assicurano che l'America Latina "facilmente starebbe producendo molto piu' di 800 mila tonnellate". La forza operativa con base nella Florida che coinvolge ufficiali della Forza aerea, servizio di Guardacoste e la Dea, e che ha realizzato enormi sequestri in alto mare, stima la produzione del 2004 in oltre 1.390 tonnellate.
Secondo l'Onu la produzione di cocaina e' stata di 670 tonnellate, in lieve crescita rispetto alle 655 dell'anno precedente, ma soprattutto in controtendenza rispetto al trend in calo che si era registrato da cinque anni.
Dubbi si registrano anche sulle modalita' di raccolta di informazione e dei calcoli della Cia, su cui si basa la Casa Bianca. Le fotografie satellitari delle piantagioni sono il dato da cui partire per elaborare la produzione di coca, inserendo poi variabili come il tempo e le modalita' di raccolto. Ma se secondo questi dati in Peru' dal 2003 al 2004 le piantagioni erano calate del 13%, il capo antinarcotici peruviano Nils Ericson assicurava che gli ettari erano cresciuti del 36%.
Per altri esperti le cifre piu' rivelatrici non arrivano tanto dalle piantagioni intercettate dai satelliti, ma dalle strade statunitensi, da quel mercato fiorente dello spaccio. Nel 2003 Walters aveva preannunciato un aumento del prezzo della cocaina grazie al calo della produzione, e quindi alla minore disponibilita'. Il prezzo, invece, e' crollato, dai 550 dollari al grammo del 1981 ai 37 del 2003, secondo le cifre fornite dal Wola. La spiegazione piu' ottimistica parlava dell'esistenza di grandi riserve ancora da immettere nel mercato.
 
 
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