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Usa. South Carolina. Psichiatra autorizzato a somministrare l'ecstasy a pazienti traumatizzate
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Articolo di Katia Moscano
26 febbraio 2004 17:57
 
Uno psichiatra, ricevendo l'autorizzazione a curare le pazienti con l'ecstasy, ha dichiarato che iniziera' molto presto, forse gia' il prossimo mese, la terapia. Il dottor Michael Mithoefer condurra' l'esperimento su venti donne, vittime di aggressioni di tipo sessuale e/o violento, sulle quali le terapie tradizionali non hanno avuto effetto. A dodici pazienti sara' data l'ecstasy e alle rimanenti otto, un placebo.
La "Food and Drug Administration" (Fda) ha approvato la terapia dello psichiatra nel 2001, ma ci sono voluti due anni perche' un comitato scientifico confermasse la validita' degli studi. Prassi necessaria quando si procede in una ricerca su soggetti umani.
Alla ricerca e' necessaria anche l'autorizzazione della Dea (la polizia federale antidroga degli Usa), in quanto la sostanza e' catalogata nella prima tabella degli stupefacenti (Schedule I) insieme alla cocaina, all'eroina e all'LSD, vale a dire quelle sostanze per le quali non e' previsto nessun uso in medicina. Bill Grant, portavoce della Dea, ha preannunciato l'autorizzazione al progetto.
L'ecstasy, o come e' anche conosciuta la MDMA, fu scoperta nel 1912, ma fu completamente ignorata finche' non fu utilizzata come droga ricreazionale negli anni `70. Alcuni psichiatri iniziarono a curare con la sostanza pazienti traumatizzati, o cui fosse stato diagnosticato il cancro, gia' negli anni `80, ma senza la necessaria autorizzazione. Una di queste pazienti, rimasta anonima, ha dichiarato in un'intervista alla CNN che, dopo essere stata violentata e picchiata all'eta' di 17 anni, ha sofferto di attacchi di panico per otto anni, di essere stata per tre volte ricoverata prima di essere curata con l'ecstasy. Le era stata diagnosticata la schizofrenia. "Il MDMA mi ha consentito, per la prima volta, di separare i fatti del passato con quelli presenti. Ha permesso che mi rilassassi. Ha consentito che dicessi non e' successo ora, ma tempo fa. Prima del trattamento, pensavo che il suicidio fosse la risposta ai miei problemi. Forse c'erano altre strade, ma la sola che conoscevo era il suicidio".
Chiarisce la dottoressa Julie Holland della "New York University", autrice del libro "Ecstasy. A Complete Guide", "Quando qualcuno e' traumatizzato, alza una barriera intorno all'evento subito, ed e' difficile che ne parli. La particolarita' specifica dell'ecstasy e' che stimola, ma contemporaneamente fa diminuire l'ansia. Puo' cosi' aiutare le persone a calmarsi e ad esplorare un passato molto doloroso. A differenza dell'anestesia, la memoria rimane intatta anzi migliora. Il trauma viene perfettamente ricordato, e il paziente ha sufficiente tranquillita' per parlarne. Siccome l'anestesia non e' totale, si puo' arrivare al nocciolo del problema con una o due sedute, anziche' dopo tre o quattro anni". Scettico e' lo psichiatra Scott Lillienfeld, della "Emory University", di Atlanta, "Sul lungo periodo, confondera', perche' questi traumi si affrontano direttamente, se si e' calmi, non si arriva alla radice del problema". Inoltre, riscontra nella proposta del collega Mithoefer "problemi metodologici".
Mithoefer ha dichiarato che tutte le venti donne saranno sottoposte a controlli fisici per assicurarsi che non ci siano fattori di rischio. L'ecstasy e' uno stimolante molto forte, e' pericoloso somministrarlo a persone con la pressione del sangue alta, e per coloro che svolgono un'intensa attivita' fisica, per un periodo molto lungo. Alle pazienti sara' somministrata la sostanza solo una o due volte, e durante tutto il periodo saranno sotto controllo medico.
 
 
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