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Thailandia. Guerra alla droga o agli avversari politici?
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Articolo di Alessandro Garzi
27 dicembre 2003 18:08
 
La "guerra alla droga" condotta dal primo ministro thailandese Thaksin Shinawatra, sarebbe stata, piu' che altro una "guerra alle minoranze", etniche, sociali o politiche, secondo quanto emerge da una serie di interventi riportati in un articolo del "Financial Times".
Intervistato dal quotidiano britannico, Sunai Pasuk del gruppo per la promozione delle liberta' civili Forum Asia, dice che la "guerra" di Thaksin" e' "un vaso di Pandora. Quello che e' stato scatenato e' la cultura dell'impunita' e della paura da parte delle amministrazioni. La guerra alle droghe ha limitato la possibilita' di avere idee divergenti rispetto alle politiche del Governo".
Thaksin ha annunciato la prima fase della guerra a febbraio, impugnando una "lista nera" di 66.000 persone, per lo piu' autorita' di qualsiasi livello, accusate di essere consumatori o commercianti in sostanze stupefacenti, ma le accuse contro queste persone non sono mai state provate in un tribunale.
Il premier ha sostenuto che i "trafficanti" possono stare soltanto in due posti: in prigione o nel tempio, vale a dire dove i buddisti svolgono le funzioni prima della cremazione dei morti. In questo clima, le immagini dei "trafficanti" (o presunti tali, le virgolette sono d'obbligo quando si parla della repressione antidroga thailandese n.d.r.) venivano bruciate in manifestazioni pubbliche, mentre la polizia prometteva che sarebbe stato usato il "pugno di ferro" contro di loro.
"Il nostro sistema giudiziario -dice il senatore Tuenjai Deets- e' stato distrutto. Giustizia significa che si svolgono i processi per verificare se qualcuno ha agito contro la legge. In questo caso, la polizia ha sentenziato all'istante dicendo: hai a che fare con la droga, devi morire". Le "esecuzioni" venivano di solito fatte da uomini armati a bordo di motociclette. Diverse associazioni per i diritti umani sostengono che la polizia, per compiere attentati, abbia fatto uso dei cosiddetti "squadroni della morte".
Quando il bilancio delle vittime ha cominciato a salire, attirandosi l'attenzione dei media e delle Ong di tutto il mondo, Thaksin si e' difeso sostenendo che si trattava di casi di legittima difesa da parte della polizia, poi di guerra tra bande rivali, poi di "regolamento di conti" per eliminare gli informatori. Addirittura alcuni membri dell'amministrazione Usa, che da decenni supporta la lotta alle droghe di Bangkok, sono state richieste informazioni sull'ondata di "uccisioni ingiustificate".
Secondo un comitato del Senato thailandese, "il Governo ha usato la retorica e le cerimonie pubbliche per invogliare le persone ad odiarsi l'una con l'altra, per distruggere la dignita' umana dei sospetti trafficanti e per incitare la gente a mettere fine al problema droga attraverso la violenza e senza nessuna pieta'". E mentre le prigioni si riempivano di "trafficanti", i sondaggi registravano un aumento costante della popolarita' di Thaksin.
L'effetto della campagna antidroga e' stato "agghiacciante" sulle popolazioni delle minoranze etniche. In alcuni casi, queste popolazioni avevano ottenuto, in passato, un proprio status e una serie di diritti nella societa' thailandese. Dopo la repressione, molti di loro sono terrorizzati dal far sentire la propria voce.
E successo, e per ben due volte, che a veicoli con a bordo persone appartenenti alle minoranze fosse tesa un'imboscata, e gli occupanti dei veicoli massacrati. Altri hanno dovuto lasciare le loro case: un'importante personalita' che si batteva per i diritti delle donne e che aveva organizzato una grande manifestazione per i diritti civili, e' stata sequestrata per "sospetto" traffico di droga e, piu' tardi, costretta all'esilio.
L'anno prossimo, in Thailandia si svolgeranno le elezioni politiche. Con questa "guerra" in corso, si teme che il Governo possa usare l'arma della "droga" per eliminare o minacciare qualsiasi persona gli faccia opposizione. "Il Governo -dice Sunai- ha usato la droga per verificare quanto l'opinione pubblica fosse in grado di accettare questo tipo di repressione, e sembra che i riscontri siano stati positivi. A partire da ora, se non sei d'accorso con il Governo, puoi facilmente vedere il tuo nome scritto su una lista nera di trafficanti".
 
 
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