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Per la prevenzione riflettere anche sulla "bellezza" delle sostanze, legali e illegali, il vero e principale stimolo
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Articolo di Vincenzo Cristiano *
1 luglio 2005 16:42
 
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento Carlo Giovanardi, con delega per le politiche antidroga, ha presentato a Palazzo Chigi le cifre sull'evoluzione del fenomeno delle dipendenze in Italia.

Dalla Relazione emerge che il 32,1% degli studenti tra 15 e 19 anni ha fatto uso di cannabis e il 4,8% di cocaina almeno una volta nella vita. Considerevole l'esposizione alle sostanze illegali tra i quindicenni, dato che "lascia intuire che il primo contatto con le droghe possa avvenire, per una porzione di giovanissimi, gia' qualche anno prima". Emerge chiaramente da questi dati l'ampiezza della diffusione delle droghe e delle altre sostanze psicoattive, come l'alcol, in una fascia di popolazione sempre piu' vasta e giovane.

Se leggiamo anche i dati diffusi sempre ieri dal Rapporto mondiale 2005 stilato dall'Ufficio delle Nazioni Unite per la lotta contro la droga e la criminalita', che evidenzia come il mercato degli stupefacenti, se fosse uno stato, si collocherebbe al 17° posto della classifica delle economie piu' forti, superando la Svizzera e con essa il Pil del 90% delle nazioni della terra, comprendiamo perche' spesso la prima reazione sia quella di chiedere piu' controllo, piu' repressione, piu' prevenzione. Queste invocazioni, pero', si traducono in un auspicio difficilmente realizzabile: far sparire, un po' magicamente, il problema, oppure delegare esclusivamente ai "tecnici" -forze dell'ordine, servizi preposti del pubblico e del privato sociale, e agenzie educative- la sua risoluzione.

ALA Milano Onlus, impegnata da anni in interventi sociali legati alle dipendenze, invita tutti i cittadini ad un momento di riflessione sui dati emersi e sul tema della prevenzione.

Le contaminazioni europee ed extraeuropee, qui piu' che altrove, creano e trasformano nuovi modelli culturali e nuove tendenze che influenzano i comportamenti, anche rispetto all'utilizzo di sostanze psicotrope, legali e illegali, di giovani e adulti, uomini e donne.

Noi che da anni operiamo nel settore, non dobbiamo pero' continuare a pensare che il fenomeno delle dipendenze interessi solo i giovani, ma dobbiamo renderci conto che e' il filo rosso che unisce generazioni e luoghi. Infatti, coinvolge tutta la nostra societa', dai luoghi di lavoro al tempo libero, in un'ottica di consumo generalizzato: consumano i giovani, i professionisti, i lavoratori dipendenti e quelli atipici, le casalinghe (alcol in primis). Trasversali sono i settori coinvolti: dal mondo della moda, allo spettacolo, dall'informazione, alla politica, dalle piccole realta' produttive alle multinazionali.

Osservando l'evoluzione e l'ampiezza del fenomeno, si evince che l'utilizzo di sostanze da parte dei cittadini, nella maggior parte dei casi, non e' particolarmente legato ad una condizione di emarginazione sociale, di "disagio giovanile", di "devianza", di "difficolta' a vivere", ma presenta piuttosto un forte legame con i contesti e gli atteggiamenti della normalita': si consuma di tutto e di piu', e le sostanze, come alcol, droghe e farmaci, entrano a pieno titolo nella lista dei consumi.

L'utilizzo di droghe e alcol, quindi, non e' piu' solo legato a situazioni di disagio e solitudine, ma, nella gran parte dei casi, e' funzionale alla ricerca del piacere, di "momenti belli" da condividere.

Infatti nei nuovi stili di consumo troviamo la voglia di aumentare l'empatia e il contatto con gli altri, di potersi sentire, per una sera o sempre, al centro del mondo, di avere un'identita' che piace.
Accanto ai rischi fisici, l'uso di sostanze psicotrope crea il rischio consistente di sviluppare un'identita' basata su elementi non reali, che poggia sull'illusione di vincere i propri limiti personali, coerentemente con i modelli culturali imperanti, che facilitano il proliferare di pensieri centrati sul "tutto subito", "magro e' bello" e cosi via.

L'attuale contesto socio-culturale tende a rimuovere dolori e dispiaceri, e a ridurre le occasioni e le relazioni che educano ai concetti di benessere e piacere, dando significato al dolore o al fallimento. Si rende, percio', necessario distinguere il piacere raggiunto grazie alla "scorciatoia" delle sostanze da quello raggiunto a partire da una dimensione personale piu' realistica.

L'intervento di organizzazioni pubbliche e del privato sociale deve essere occasione di corretta informazione sul tema delle droghe (effetti, rischi e pericolosita' correlati all'uso) ma soprattutto di riflessione sul rapporto che le persone hanno con le sostanze, contrastando la "normalita'" dell'assunzione.
Ma se questo e' lo scenario in cui operiamo, se la prevenzione e' un bene comune, non possiamo pensare che siano sufficienti le sole azioni preventive realizzate dagli esperti dei servizi pubblici e del privato sociale in collaborazione con le varie agenzie educative (scuole, oratori, centri di aggregazione giovanile, mondo del lavoro, ecc.).

Ecco perche' vi chiediamo un momento di riflessione, non sulla pericolosita' delle sostanze, legali e illegali, ma sulla loro "bellezza", che e' il vero e principale stimolo al consumo occasionale e non.
Siamo infatti convinti che una cosciente, completa e consapevole visione del problema, unita all'intelligenza e alla sensibilita' di tutti, con ruoli educativi e non, sia il modo migliore per portare avanti una strategia di prevenzione, partendo da noi stessi, dal nostro quotidiano, iniziando a svincolarci da modelli culturali spinti all'estremo in una logica di consumo, del "tutto subito", e dall'apparire sempre perfetti, sempre attivi, sempre drogati.


* presidente ALA Milano Onlus (clicca qui)
 
 
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