testata ADUC
Portogallo. Bilanci dei due anni di decriminalizzazione
Scarica e stampa il PDF
Articolo di Donatella Poretti
22 luglio 2003 15:09
 
Due anni dopo l'entrata in vigore della legge di decriminalizzazione del consumo di stupefacenti (1 luglio 2001), la valutazione e' ancora tutta da fare. L'équipe dell'Universita' di Porto, sotto la guida di Cândido Agra, continua ad aspettare che l'Istituto Droghe e Tossicodipendenze (Idt) fornisca i dati sulle commissioni di dissuasione (Cdt).
L'obbiettivo di questo lavoro -che trae origine da un impegno sottoscritto dal precedente Governo socialista- e' quello di analizzare l'impatto della decriminalizzazione. Un modello innovatore e senza paragoni in Europa, che gli specialisti sostengono abbia bisogno di essere valutato proprio per capire se funziona. Le conclusioni di questo studio esterno dovevano essere presentate questo mese, cioe' a due anni dall'entrata in vigore della legge.
Cândido Agra, criminologo della Facolta' di Diritto di Porto, segnala che il suo gruppo non e' in grado di fare la valutazione perche' l'Idt non ha inviato i dati su cui lavorare, e neppure ha fornito l'autorizzazione a intervistare i tecnici delle commissioni di dissuasione. L'Istituto Droghe e Tossicodipendenze si difende sostenendo che la valutazione esterna resta sospesa perche' mancano le conclusioni dell'organismo interno "in merito alla metodologia da applicare".
Ma in mancanza di dati ufficiali ci sono le dichiarazioni che in questi giorni si susseguono anche nel corso di una conferenza sul tema ad Arrabida. Cosi' i responsabili di due commissioni di dissuasione sostengono che la maggior parte delle persone che si trovano davanti non sono veri e propri tossicodipendenti ma semplici consumatori occasionali, mentre in merito alle sostanze, per lo piu' si tratta di hashish. Queste commissioni non hanno carattere ne' repressivo, ne' permissivo, devono valutare a seconda del caso il percorso che il consumatore di stupefacenti deve fare.
La legge portoghese, infatti, pone come limite il possesso di 10 dosi, oltre diventa traffico, e il consumatore viene inviato alle commissioni di dissuasione, dove viene valutata la sua situazione. Se ritenuto un consumatore occasionale e' soggetto ad una multa, se invece e' un tossicodipendente allora viene indirizzato ai Centri di Attenzione dei Tossicodipendenza (Cat) e alle comunita' terapeutiche.
Il presidente dell'Istituto Droghe e Tossicodipendenze, Fernando Negrão, ritiene utile rafforzare la "censura" del consumo di droga, e per questo creare una struttura "che dia segnali chiari alla popolazione, cioe' che la societa' e' preoccupata per il fenomeno della droga e vuole censurarlo". Per Negrão l'attuale modello ha dei difetti che devono essere rivisti: dando una maggiore formazione ai tecnici delle commissioni di dissuasione e aumentando il loro legame con la polizia.
A sostenere che comunque l'attuale legge gia' censura il consumo di droga, tanto che lo considera comunque un illecito, e' l'ex direttrice dell'Istituto Droghe e Tossicodipendenze, Elza Pais, che aggiunge: "ora deve essere fatto un lavoro di prevenzione piu' approfondito, perche' molti giovani ancora non hanno capito che decriminalizzare non e' la stessa cosa di liberalizzare".
Antónia Almeida Santos, presidente della commissione di dissuasione di Lisbona ritiene utile una modifica della legge nella direzione della quantita' della droga che discrimina il consumatore dallo spacciatore, sostenendo che 10 dosi e' una quantita' troppo rigida, mentre ci sono delle valutazioni da fare di caso in caso. Tanto che avviene spesso che siano poi gli stessi tribunali che inviano casi, in cui inizialmente c'e' l'accusa di traffico, alle stesse commissioni.
 
 
ARTICOLI IN EVIDENZA
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS