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Il Plan Colombia: un "successo" di cui i consumatori non si accorgono
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Articolo di Donatella Poretti
19 gennaio 2004 20:22
 
"Non e' alla fine. E' un piano fino al 2005 o al 2006. Non ci sara' un nuovo Plan Colombia, non ci sara' un figlio del Plan Colombia, non ci sara' una seconda puntata del Plan Colombia. Ma dopo tre anni e un grande successo, stiamo cercando di capire con il Governo colombiano le priorita' e i punti deboli, per migliorare". E' William Wood, ambasciatore statunitense a Bogota' che intervistato dal quotidiano colombiano El Tiempo fa il punto sulla lotta alla droga a cui il suo Paese ha contribuito finanziariamente con piu' di 2 miliardi di dollari, ideato da Bill Clinton e proseguito da George W. Bush.
A Wood viene chiesto di commentare la nuova struttura che si sta dando il narcotraffico colombiano, una nuova generazione di narcos organizzati in piccoli cartelli, ma che alla fine produce lo stesso flusso di cocaina indirizzata verso gli Stati Uniti, un segnale che forse le fumigazioni non stiano funzionando proprio alla perfezione. "Ho compreso che il narcotraffico e' cambiato. Non esistono le strutture dell'epoca di Pablo Escobar e -se mi permette di utilizzare il termine- l'impresa del narcotraffico e' piu' diversificata. In quanto alle fumigazioni, se teniamo conto che l'anno scorso la Polizia ha fumigato 130 mila ettari e se ora ci sono meno di 130 mila di ettari seminati, nel 2004 e' possibile che vengano fumigate tutte le piante di foglia di coca che ci sono". Pero' non e' calato il flusso di cocaina verso gli Usa? "Non ne siamo sicuri, perche' il flusso non ha a che vedere solo con le coltivazioni, ma anche con quella prodotta precedentemente. Il 90 per cento della cocaina negli Stati Uniti viene dalla Colombia, ma si stima che corrisponda solo al 50 per cento di quella che viene prodotta qui. Il resto rimane in America Latina o va in Europa". Vuol dire che le fumigazioni non hanno avuto impatto nel consumatore? "Non abbiamo visto un chiaro cambiamento nel mercato nordamericano. Questa e' una impresa con decenni di produzione alle spalle, con persone molto esperte e non e' un problema che si possa risolvere in uno o due anni. Per prendere in prestito una delle parole preferite dal presidente Uribe: perseveranza".

Da Bombay, India, dove si sta svolgendo il Forum Sociale, il Plan Colombia non sembra riscuotere lo stesso successo. Non solo sta provocando una maggiore militarizzazione della Colombia e portando ad una regionalizzazione del conflitto, ma sta anche distruggendo la foresta amazzonica -e' il senso della denuncia che arriva da alcune organizzazioni presenti. "Come conseguenza del Plan Colombia ci sono 10 mila uomini armati ecuadoriani distribuiti lungo la frontiera con la Colombia, per realizzare operazioni "incudine e martello", e alcuni di loro vanno a morire", ha detto l'ex ministro per l'Ambiente dell'Ecuador Edgar Isch Lopez. Per non parlare dei rischi per la salute umana delle "fumigazioni che con la scusa delle coltivazioni di coca, vengono realizzate nella regione del Putumayo, nella zona di frontiera [.] Nonostante che gli Stati Uniti dicano che non sono nocive, abbiamo dimostrato che queste fumigazioni, che utilizzano il glifosato, miscelato con altri prodotti, provocano problemi alla pelle e hanno un alto livello di tossicita' sul sangue. E non sappiamo quali altri effetti possono avere".

Sempre sull'edizione domenicale del quotidiano El Tiempo, appare un approfondimento sui cartelli della droga. L'ultima grossa organizzazione e' quella del Norte del Valle, che tuttavia secondo le autorita' "sta agonizzando" per colpa di una guerra senza quartiere tra le bande che ne fanno parte e che ha portato ad almeno 200 morti in 4 anni. Per il colonnello Oscar Naranjo, comandante della Polizia Giudiziaria l'era dei grandi cartelli e' terminata e "la quarta generazione del narcotraffico e' gia' operante in Colombia da diversi anni". Nel rapporto "Andes 2020" dell'organizzazione statunitense Council on Foreign Relations, vengono chiamati "baby cartels" e ne sono stati contati ben 82. Piccole organizzazioni che possono, secondo la polizia, mandare 200-300 chili di cocaina al mese all'estero, mentre le grandi lavoravano con contenitori da sette-otto tonnellate. "La quarta generazione ha scoperto che non e' necessario avere dei gruppi di sicurezza privati -anche se ne hanno bisogno li prendono a contratto- [.] che la corruzione deve espletarsi non a livelli alti ma a quelli intermedi: 'meglio un buon agente all'aeroporto che il comandante della Polizia'".
E vengono anche riassunte le prime tre generazioni di narcotrafficanti colombiani:
Bonanza Marimbera (prosperita' marimbera, nome ispirato alla marimba, una specie di tamburo). Dal 1970 al 1977, controllato da un gruppo di facoltosi commercianti della Costa Atlantica, di Bogota', Medellin e Cali. Questi passarono dal contrabbando di beni (sigarette, liquori e elettrodomestici) a quello degli stupefacenti. Funzionava il baratto in base al quale si scambiava, ad esempio, un camion di marijuana con uno di televisori. Non c'erano eserciti privati e la droga era trasportata con automezzi che transitavano quasi liberamente per le strade del Paese.

L'era di Pablo Escobar e di Gonzalo Rodriguez Gacha, 'El Mexicano'. Il decennio degli anni Ottanta, si consolidarono a Medellin, sulla Costa Atlantica, a Bogota' e Boyaca'. Si appropriarono dei canali aperti dai 'marimberos' e introdussero una merce molto piu' redditizia: la cocaina. Il potere era costituito su base territoriale e confortato da potenti eserciti pesantemente armati. L'organizzazione era rigidamente gerarchica, e il denaro entrava in grande quantita', al punto che i boss non sapevano come utilizzarlo, nascondendolo talvolta sotto terra.

I fratelli Rodriguez Orejuela. Alla fine degli anni '80, con la morte di Pablo Escobar, prendono il sopravvento i fratelli Gilberto e Miguel Rodriguez Orejuela con il clan Nasser Arana, a Victor Patino Fomeque e Helmer Pacho Herrera. Compresero che la chiave consisteva nell'investire il denaro e si preoccuparono di farsi accettare socialmente investendo in edifici, hotel, club sportivi, agenzie turistiche e nel settore agro-industriale. Funzionava come una holding, con forti deleghe per investire, ma le decisioni sul commercio della droga le prendevano sempre i capi. Si interessarono ad avere rappresentanti al Congresso, per avere garantite leggi che potessero beneficiare i loro affari illegali.

E oggi? E' arrivata la quarta generazione con i baby cartels.
Della serie, cambiano i tempi, cambiano le strutture, o come direbbe l'ambasciatore Wood, l'impresa si diversifica, ma l'affare resta!
 
 
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