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Il pensiero e la politica dell'arcangelo socialista Pino Arlacchi.
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Articolo di Vincenzo Donvito
23 dicembre 2001 21:09
 
Il National Journal di Washington ha pubblicato, nella sua edizione di sabato 22 dicembre, una lunga intervista con il direttore dell'Undcp, Pino Arlacchi. Alla vigilia della fine del suo mandato, e' l'occasione per fare il punto sul personaggio nella sua funzione pubblica: le priorita' dell'uffico Onu per la lotta alla droga, la lotta contro il crimine organizzato nella sua esperienza italiana ("la mafia e' stata definitivamente sconfitta in Italia"), il business della droga, l'Onu e il terrorismo, le critiche e le asserzioni sul suo operato, cosa fara' dopo.
Sostanzialmente niente di nuovo rispetto a cio' che gia' si conosce sul suo operato e sul suo modo di fare, ma, tutto insieme in un'intervista, puo' servire a farsi un'idea, non tanto del personaggio (che ci interessa solo nei termini in cui e' coinvolto nella sua azione di war on drugs), ma di come e' stata condotta la lotta alla droga e, soprattutto, quali, per il suo principale attore, sono le prospettive.
Liquidate le critiche al suo operato come menzogne o frutto di persone che non sanno cosa significhi lavorare in un'organizzazione internazionale, e' sintomatico che Pino Arlacchi ribadisca il suo convincimento contrario a qualunque forma di legalizzazione della droga, riconducendolo al fatto che lui non voglia convivere con i narcotici, cioe' un suo convincimento, personale. "Noi crediamo in una riduzione del problema, riduzione della domanda e riduzione dell'approvvigionamento. Noi non crediamo che questo sia un problema insormontabile. Alcuni dicono che non c'e' niente da fare, e che le droghe non possono essere combattute con successo, che l'uso della droga fa parte della natura umana. Noi non crediamo questo. Noi crediamo che il problema della droga sia essenzialmente un problema umano, e che si possa affrontare e possa essere risolto. E' stato creato dall'essere umano e puo' essere risolto dall'essere umano. Ora siamo in una fase in cui le Nazioni Unite hanno dato il via ad un'enorme sfida. Stiamo parlando di ridurre la poverta' mondiale entro l'anno 2015, con uno sforzo cento volte maggiore rispetto alla questione dei narcotici. Noi stiamo parlando con miliardi di persone nel mondo, uno dei sogni dell'umanita'". E quantificate le risorse a disposizione -continua Arlacchi- stiamo lavorando per dei piani d'azione. "Solo nelle utopie socialiste del pensiero del secolo scorso questo e' possibile. Ora .. Noi pensiamo che sia possibile".
Dopo il cappello da "vecchio militante del Pci" (partito comunista italiano) (di cui e' stato esponente), Pino Arlacchi ricorda quelli che lui chiama successi, soprattutto la quasi estinzione delle coltivazioni di papavero da oppio nell'Afghanistan dei Taliban. Fa le sue critiche al Plan Colombia che, al di la' della politica di eradicazione e dello sviluppo di colture alternative, a lungo termine non prende in considerazione una politica di sviluppo alternativo. Fa la sua fotografia dello stato dei fatti nel Triangolo d'Oro (siamo agli inizi e molto su puo' fare, piu' che in passato). Decanta i successi in Peru' e Bolivia, con riduzioni delle piantagioni fino al 70%. E sottolinea che l'afghana Alleanza del Nord (che nei suoi territori continua a coltivare il papavero da oppio), se vuole avere credibilita' internazionale, deve rendersi che quello della droga e' per lei un test.
Per i cultori dell'Arlacchi politica, nonche' dell'Arlacchi pensiero, e' solo una conferma. Per i neofiti, forse una lezione di cosa significhi "war on drugs" e dei danni che ha provocato e sta continuando a provocare. Perche' al di la' di quelli che lui chiama successi, c'e' tutto un mondo di produzione e spaccio che si ricompone sulle ceneri dei falo' della droga a cui Arlacchi ha sempre molto amato presenziare; e che lui sembra ignorare. Non solo, ma ci sono le nuove droghe (le maetamfetamine) che stanno sostituendo le vecchie, e che non abbisognano dei contadini poveri del Cochabamba per essere prodotte, ma solo di componenti chimici che bande di malavitosi comprano al supermercato.
La missione mondiale contro la poverta' dell'arcangelo Arlacchi, in nome della sua utopia socialista, sta marciando sulla disperazione umana. E' la solita vecchia storia di chi ha capito dove sta il bene, e cerca di convincere gli altri (con ogni mezzo, anche coercitivo) che ne trarrebbe un vantaggio a seguirlo. E in nome di questo si fa strage di qualunque dettame minimo di civilta' giuridica: cosa sono, altrimenti le carceri di un paese democratico piene di consumatori di droghe e, soprattutto, di tossicodipendenti? Il successo delle politiche di Pino Arlacchi.
 
 
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