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Paraguay. Sulla mafia della marijuana e sulla necessita' di affrontare il problema
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Articolo di a cura di Donatella Poretti
1 agosto 2004 19:44
 
Interessante editoriale pubblicato dal quotidiano paraguayano ABC color per raccontare come alcuni gruppi mafiosi producono e coltivano marijuana e di come l'illegalita' produce un sistema interconnesso di complicita' e corruzione che colpisce molti settori dello Stato. Che fare, allora?
E' necessario considerare il problema che pone la marijuana
Circolano versioni -e ci sono alcune prove- del fatto che nel nostro Paese operano gruppi mafiosi dediti alla produzione e alla commercializzazione della marijuana, in particolare per i mercati dei Paesi vicini.
Il modo d'agire sarebbe quello della "protezione", ideato dai vecchi gangster degli Stati Uniti, con qualche differenza. I gruppi mafiosi offrirebbero ad alcuni agricoltori "protezione" contro l'invasione delle loro terre da parte di alcuni gruppi di "campesinos sin tierra", in cambio devono accettare che si coltivi marijuana nelle loro proprieta'. Se l'agricoltore non accetta, si trova costretto ad una difficile e costosa difesa della sua proprieta', che raramente riesce ad avere successo. Questo metodo sarebbe portato avanti, in certe occasioni, anche da politici, a fini clientelari e, talvolta, per lucro personale.
Il piu' delle volte -si dice- l'agricoltore minacciato (che e' un produttore di soia, straniero e con un titolo di propieta' che in qualche modo presenta dei difetti o e' stato ottenuto chissa' come) cede alle pressioni e acconsente, oppure finge di non vedere alcuni di questi presunti "senzaterra" che si accampano davanti alle sue terre, entrano in un piccolo bosco di sua proprieta' e vi coltivano marijuana per conto della mafia; se non direttamente negli appezzamenti gia' seminati, minacciandolo di morte se vi si oppone. Cosi' salva il suo immobile dall'invasione e dalla successiva espropriazione, ma resta ostaggio dei mafiosi, i grandi beneficiari di tutta questa operazione.
La produzione e il traffico di marijuana si insediano favorendo immoralita' e corruzione degli agricoltori coinvolti, dei campesinos senzaterra e dei loro dirigenti, della polizia, dei doganieri, dei politici e perfino dei procuratori e giudici di pace o anche dei magistrati di piu' alto livello.
Quali alternative per sconfiggere queste organizzazioni mafiose, che tra l'altro assomigliano molto a quelle che oggi dominano grandi zone della Colombia?
Negli Stati Uniti la mafia, nata grazie al proibizionismo sull'alcol, era riuscita a costruire dal nulla e in mezzo al deserto la citta' di Las Vegas. E oggi -grazie alle droghe?- c'e' di nuovo un'ondata di costruzioni gigantesche per accogliere il turismo attratto dal gioco e dalla vita facile. La lotta contro il narcotraffico non sembra che sia riuscita a colpire, se non raramente, gli alti livelli della mafia. E, per la punizione dei "capi" mafiosi, altrettanto accade anche in atri Paesi, compreso il nostro, che si sono schierati per una lotta frontale contro la droga.
In alcuni Paesi europei, intanto, si sono adottati metodi diversi.
L'Olanda, per esempio, si richiama ad un regime che, in definitiva, significa la legalizzazione della commercializzazione e del consumo delle sostanze narcotiche. La Svizzera consente almeno la produzione e il commercio controllato della marijuana. Anche il Canada sembrerebbe avere optato per una persecuzione soft, che di fatto diventa una legittimazione alla coltivazione e alla vendita di marijuana.
In ogni caso -e' bene evidenziarlo- si tratta di nazioni con una lunga tradizione di ordine e con forti istituzioni politiche.
Non e' facile immaginare quale strada dovra' percorre il Paraguay. Pero', con quella che si e' percorsa fino ad oggi, il nostro sistema legale puo' esserne gravemente minacciato: la mafia puo' vincere, in particolare quella che si occupa di marijuana.
E' quindi necessario pensarci bene e agire quanto prima, perche' il pericolo e' forte e sembra che tenda ad esserlo sempre di piu'.
 
 
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