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Paraguay. ABC: e' ora di parlare seriamente della legalizzazione delle droghe
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Articolo di Donatella Poretti
13 marzo 2005 19:20
 
"E' ora di parlare seriamente della legalizzazione delle droghe". Iniziativa editoriale del quotidiano paraguaiano ABC color (www.abc.com.py), cosi' presentata:
"La guerra alle droghe si sta perdendo; in pochi discutono oggi di questo. Si sta perdendo nel mondo e si sta perdendo in Paraguay. Si spende sempre piu' denaro e risorse e contemporaneamente si ottengono sempre meno risultati.
Si rafforzano sempre di piu' la criminalita' e la violenza che circondano l'attivita'. Si rafforzano sempre di piu' i legami tra i narcotrafficanti, i politici e i funzionari corrotti e le bande terroriste.
Sempre piu' persone, e piu' giovani, entrano in sordidi sottomondi, molte volte trasformandosi in delinquenti per procurarsi stupefacenti. E' evidente, a questo punto, la necessita' di contemplare strategie alternative. Cominciare ad ascoltare seriamente, con la mente aperta, per esempio, coloro che sostengono da anni che l'unica modalita' fattibile, e perfino morale, di vincere questa guerra, e' di farlo attraverso la legalizzazione.
La direzione di questo quotidiano considera molto importante collaborare ad un ampio dibattito nazionale e internazionale che riesca a colpire le politiche pubbliche in materia. Con queste intenzioni, attiviamo da oggi uno spazio su ABC Digital (www.abc.com.py), chiamato "Legalizzare o no le droghe", dove i nostri lettori nazionali e quelli dall'estero potranno esprimersi e trovare collegamenti e materiale importante, in spagnolo e in inglese, su questo cruciale problema dei nostri tempi".

Il quotidiano inizia questa campagna a favore della legalizzazione pubblicando due interventi.

In "Pro e contro, e altri aspetti di cui tenere conto" si cerca di ricordare le principali conseguenze e le tesi dei favorevoli e contrari.
"Coloro che sono a favore della legalizzazione sostengono: la produzione verra' regolarizzata, si migliorera' la qualita', si ridurra' il prezzo, si taglieranno gli incentivi alla criminalita', si ridurra' la spesa per perseguire la criminalita'. Il denaro risparmiato si potra' destinare a campagne educative e per il trattamento dei tossicodipendenti. In ultima analisi, l'uso delle droghe da parte di una persona adulta e' una decisione individuale in cui lo Stato non puo' immischiarsi. [...]"

In "La proibizione genera piu' criminalita'", si sottolinea il fallimento delle politiche proibizioniste e si ricordano le tesi di Friedman e Nadelmann.
"Molti osservatori e specialisti stanno avvertendo da decenni che la proibizione delle droghe non fa altro che aggravare il problema. Uno dei pionieri di questa linea di pensiero e' il premio Nobel dell'economia Milton Friedman, che gia' nel 1972 per la prima volta paragono' le conseguenze della "guerra alle droghe" con il "proibizionismo" che vietava l'alcol negli Stati Uniti negli anni trenta.
Il 12 ottobre del 1988 si e' discusso di questo argomento alla 44ma Assemblea Generale della Societa' Interamericana della Stampa (SIP), che quell'anno si teneva a Salt Lake City, Utah, Stati Uniti.
In quell'occasione era stato invitato il dottor Ethan Nadelmann , professore della famosa scuola Woodrow Wilson di Affari internazionali della Princeton University, [...].
Nadelmann fece un veemente richiamo a favore della legalizzazione. Oggi, quasi 17 anni dopo, e' impressionante verificare l'attualita' delle sue riflessioni (l'intervento completo, sia nella versione originale in inglese, sia la traduzione in spagnolo, e' disponibile nella sezione "Legalizzare o no le droghe" di ABC Digital).
Il professore aveva insistito nel trattare la questione delle droghe come un problema di salute pubblica, non come un problema criminale, e aveva chiesto ai mezzi di comunicazione di aiutare a mantenere questa stessa distinzione basilare che venne fatta quando venne deciso di eliminare la proibizione sull'alcol, sessanta anni prima.
Questa distinzione consiste nel pensare alle droghe non come ad un problema unico, ma come a due problemi. Da una parte c'e' quello dell'abuso delle droghe, che e' una questione di salute. Dall'altra, "c'e' tutto il resto": la criminalita' organizzata, la corruzione, gli enormi investimenti per applicare la legge, le droghe cattive, avvelenate, i legami con le guerriglie. Tutto questo "resto", diceva Nadelmann, non e' una conseguenza delle droghe in se stesse, ma della loro proibizione. Da qui' nasce il ragionamento che, se si elimina la proibizione, scomparirebbe gran parte di questa seconda parte del problema e resterebbe solo da affrontare l'aspetto della salute. Di fatto, segnalava il professore, le grandi risorse che si risparmierebbero, piu' quelle generate dalle tasse applicate alle sostanze narcotiche, si potrebbero utilizzare per il trattamento, l'educazione e la prevenzione, con risultati probabilmente migliori".
 
 
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