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Overdosi. In Australia se ne occupano i medici, in Italia i necrofori
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Articolo di Pietro Yates Moretti
28 luglio 2006 18:01
 
Il direttore del Ceis di Firenze, don Giacomo Stinghi, ha affermato oggi che le "stanze del buco" non risolvono la questione della dipendenza.
Don Stinghi ha ragione, le stanze del buco non elimineranno la tossicodipendenza. Solo un Dio puo' farlo, e probabilmente non lo fara' come non lo ha fatto per secoli.
Quello che puo' fare l'istituzione delle stanze del buco e' dare una chance di salvare la vita a coloro che ogni giorno muoiono per overdose. Anche oggi, come ogni giorno, leggiamo sulle agenzie di stampa di morti da overdose, rinvenuti magari dopo ore se non giorni dal decesso. A Sydney gli operatori che da cinque anni operano in una di queste famigerate 'stanze del buco' hanno assistito ad oltre 1700 casi di overdose. Di questi 1700 tossicodipendenti non ne e' morto uno grazie al fatto che si erano bucati davanti ai sanitari che hanno potuto soccorrerli immediatamente. In Italia preferiamo che siano i necrofori ad occuparsene. La questione e' molto, molto semplice: la medicina puo' salvare la vita al tossicodipendente, basta dargliene la possibilita'.
Ai ministri della Salute Livia Turco e a quello della Solidarieta' sociale Paolo Ferrero rivolgiamo una richiesta urgente: vista l'estate gia' arrivata e il diffondersi di morti per overdose proprio in questa stagione, e trattandosi di una vera e propria emergenza sociale e sanitaria, diano indicazioni ai singoli Comuni su come istituire da subito dei centri di autosomministrazione di droga sotto supervisione medica.
 
 
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