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Onu. E' sufficiente l'azione intrapresa per contrastare il traffico di droga in Asia centrale?
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Articolo di Katia Moscano
25 ottobre 2003 10:38
 
James Callahan, rappresentante Onu dell'Unodc -ufficio per la lotta agli stupefacenti ed alla criminalita' organizzata- per l'Asia centrale, al termine della visita di tre giorni nel Tajikistan, ha rilasciato alle agenzie di stampa delle considerazioni sul mandato assunto circa tre settimane fa. Egli ha rivisto i progetti antinarcotici lanciati in giugno dal suo ufficio, dal costo di piu' di 10 milioni di Usd. "L'Unodc intende combattere il traffico di droghe nell'area. Vogliamo interrompere il traffico dall'Afghanistan, specialmente sugli itinerari del nord. Le forze di polizia necessitano di rinforzi e sviluppo. C'e' necessita' di maggiori addestramenti e di migliorare le investigazioni contro le organizzazioni criminali".
Callahan, e' stato la scorsa settimana in Kyrgyzstan, dove sono stati elargiti piu' di sei milioni di dollari per la creazione dell'agenzia antidroga locale, mentre i due milioni concessi all'Uzbekistan, sono serviti per creare un data-base nazionale di informazioni e uno di archivio, per le leggi. "Quasi sette tonnellate di droghe sono state sequestrate in Tajikistan nei primi nove mesi dell'anno, il doppio del medesimo periodo del 2002, ma sono solo una piccola porzione. L'impegno della comunita' internazionale e gli sforzi del Tajikistan, Kyrgyzstan e Uzbekistan possono essere migliorati. I nostri progetti hanno ricevuto fondi sempre maggiori, ma a questo punto c'e' una situazione di urgenza da affrontare. E' chiara la preoccupazione sulla sicurezza, per il collegamento esistente tra i trafficanti e le organizzazioni criminali".
Arabella Phillimore, analista dell'Eurasia Group, ha sottolineato come l'attenzione della comunita' internazionale sia rivolta piu' a mantenere l'ordine nell'area, piuttosto che alla lotta ai trafficanti: "Per esempio, anche se essi minano la sicurezza dell'Afghanistan, contrastarli dovrebbe essere la seconda o la terza priorita', preceduta dalla costruzione di un nuovo Governo e dall'assicurarsi che i movimenti islamici in Uzbekistan e Tajikistan non mettano radici troppo profonde. Ritengo che ci siano delle priorita' e la lotta al traffico delle droghe -per quanto negative siano- non e' importante come creare una stabilita' a lungo termine". La Phillimore ha inoltre rilevato come la lotta antidroga attuale sia difficile da mantenere, nel lungo periodo.
Martha Brill Olcott, della Carnegie Endowment for International Peace, concorda con le conclusioni della Phillimore, specificando come la corruzione e la poverta' rendano i programmi insufficienti: "In assenza di un forte progetto antidroga in Afghanistan, e' difficile controllare il traffico in Asia centrale. Non ci sono coltivazioni illegali solo in Afghanistan, ma in questo Paese una grande percentuale d'oppio diventa eroina, il cui traffico e' molto piu' vantaggioso e il carico piu' facilmente occultabile".
Sia la Olcott che la Phillimore concordano che la ricostruzione dell'Afghanistan deve essere l'intento prioritario, e la Phillimore suggerisce che una soluzione e' quella di fornire valide alternative economiche alle persone che traggono la sussistenza da quei traffici: "Finche' non ci saranno investimenti che coinvolgano la gente comune e non si offrira' la possibilita' di scegliere tra guadagnare con i traffici illegali o con l'agricoltura alternativa, non penso che la situazione cambiera'".
 
 
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