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Le milizie espellono lo spaccio e lo Stato dalle colline di Rio de Janiero
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Articolo di Wálter Fanganiello Maierovitch *
27 marzo 2005 15:00
 
A Rio de Janeiro, 92 favelas sono sotto il permanente rischio di sparatorie. Il motivo e' la presenza delle organizzazioni criminali, che controllano il territorio e la societa'. In queste favelas, come sa perfino il bondinho (il tram) del Pan di Zucchero, lo Stato non garantisce la sicurezza pubblica, e le associazioni criminali, fortemente armate, diffondono la paura e impongono la loro legge.
In alcune di queste favelas esiste perfino il "coprifuoco". Dopo le 22, senza autorizzazione, agli abitanti e' vietato oltrepassare i confini per tornare a casa. Questa situazione di secessione e di incompetenza dei governi, statali e federali, per mantenere l'ordine e garantire la tranquillita' sta portando ad una lettura non corretta di cio' che e' avvenuto nelle 42 favelas carioca, situate a Jacarepaguá e a Barra da Tijuca.
Undici milizie private e armate hanno espulso dalle favelas trafficanti di droghe e persone associate alla criminalita' organizzata. Gli abitanti, i commercianti e quelli che si dedicano al trasporto alternativo pagano per mantenere le milizie, a seconda della propria capacita' finanziaria. Con questa operazione, e' tornata la pace sociale. Di queste undici milizie, sei sono comandate da poliziotti dell'arma della Polizia Militare Statale, che agiscono dopo l'orario d'ufficio.
Come si puo' verificare, in 42 favelas, le milizie private riescono a mantenere l'ordine, cosa che lo Stato non assicura alla popolazione. La cosa grave e' che, oltre ai trafficanti, le milizie hanno finito, di fatto, con l'espellere lo stesso Stato. La', nessuno ha piu' bisogno delle forze dell'ordine dello Stato. Come dimostra la storia recente, "milizie" e "squadroni della morte", quando si rafforzano, passano a governare il territorio, imporre le proprie "leggi" e far valere la "giustizia" direttamente, in sostituzione di quella dello Stato.
A Rio, come nella Sicilia di Cosa Nostra, i commercianti pagano la "tassa di protezione", il cosiddetto "pizzo". Durante un viaggio in Brasile, due anni fa quando faceva parte del "pool" dei procuratori antimafia di Palermo, il magistrato Roberto Scarpinato, denuncio' come il 60% dei commercianti di quella citta' pagavano il "pizzo". Questo per evitare furti e perfino incendi intenzionali nei loro negozi.
A New York, anche la mafia siculo-americana, al tempo di Lucky Luciano, chiedeva il "pizzo" ai commercianti e cooptava poliziotti.
La cosa incredibile di tutto questo, e' che dopo il reportage del quotidiano O Globo, che ha rivelato la presenza delle milizie private in 42 favelas di Rio, la "famiglia Garotinho" (la governatrice attuale e il marito, gia' governatore dello Stato di Rio) e il ministro della Giustizia del governo Lula, hanno emesso solo silenzio. Come se andasse tutto ottimamente.


* Gia' segretario antidroga del Brasile
 
 
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