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Messico. Perche' si deve legalizzare la marijuana?
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Articolo di Jorge Javier Romero Vadillo *
16 novembre 2007 14:08
 
E' importante far passare il messaggio che legalizzare la marijuana e' meglio -fissando regole e norme, non semplicemente liberalizzandola come vorrebbero molti liberali- anziche' mantenere il proibizionismo, utile solo a incrementare i profitti dei delinquenti e delle organizzazioni mafiose dedite al narcotraffico. E va detto ora ai cittadini, nel momento in cui il Governo sta per impegnarsi con gli Stati Uniti in una serie di obiettivi, in cambio di 500 milioni di dollari convertiti in mezzi militari, polizia, consulenti. Proprio ora, nel momento in cui lo Stato messicano e' sul punto d'investire settemila milioni di dollari in una guerra persa. Ora, quando e' importante dire che nulla si potra' contro il crimine fino a quando una quantita' enorme di denaro fluira' dal mercato nero.
C'e' un modo molto piu' razionale d'affrontare il problema delle droghe, della dipendenza e i costi sociali e famigliari ad esse collegate: sia lo Stato a regolamentare il mercato, anche per far sparire gli incentivi che agganciano ragazzi e giovanissimi al narcotraffico. Un mercato regolato dallo Stato, con monopoli specifici di alcune droghe -quelle pesanti, per esempio-, e con la liberalizzazione regolamentata della marijuana, toglierebbe motivazioni e affari alle organizzazioni criminali. E' vero, come dice in un suo recente articolo Gabriel Zaid, che i guadagni delle organizzazioni mafiose provengono da tutti i mercati clandestini e non solo dalle droghe. Ma proprio per questo e' necessario ridurli al massimo. Bisogna individuarli e regolarli. Nel caso delle droghe e' evidente che anziche' spendere settemila milioni di dollari in una guerra persa, si potrebbero sottrarre soldi ai cartelli legalizzando e facendo gestire il mercato delle droghe allo Stato. Il denaro risparmiato, e quello derivante dalle entrate fiscali, potrebbe essere investito in educazione, informazione e prevenzione, e usato per migliorare il clima della convivenza urbana, in attivita' ricreative e culturali a favore dei giovani.
E' perfettamente possibile incominciare con la marijuana. Non si tratta di fare l'apologia di questa sostanza come le tante che circolano in Internet. Ma e' evidente che si tratta di una droga ingiustamente demonizzata, quando invece e' legale l'alcol violento e assassino, colpevole della stragrande maggioranza degli incidenti mortali sulle strade, o lo e' il tabacco -droga inutile, per nulla divertente, dall'effimero effetto placenta- drogante fino alla disperazione e indubbiamente mortale. Il tabacco cattura quasi tutti coloro che lo consumano e una buona parte li uccide. Anche l'alcol cattura e distrugge. Non tutti, ma molti. Uccide anche chi non c'entra. E il proibizionismo ha dimostrato il suo fallimento dove e' stato imposto. Nel caso dell'alcol in Usa, dodici anni sono stati sufficienti per consentire enormi affari alle mafie che gia' operavano in altri mercati clandestini. Quando Roosvelt fece cessare quello sproposito puritano, si passo' dal proibizionismo alla liberta' assoluta, e cosi' nacque un mercato multimilionario che ha abusato della pubblicita', ancora piu' di quanto facciano i produttori di tabacco oggi colpevolizzati.
La politica che si sta adottando con il tabacco e' un'opzione piu' razionale. Si cerca di restringere gli spazi pubblici dove si puo' fumare e si sta eliminando la pubblicita', ma senza proibire ne' la vendita ne' il consumo. Questo e' un esempio di regolazione severa del commercio di un prodotto che da' dipendenza, dannoso per la salute e con conseguenze sociali, e nello stesso tempo a nessuno verrebbe in mente di proibire completamente il tabacco. Perche' subito sorgerebbe il mercato nero e si moltiplicherebbero i profitti del crimine organizzato. La marijuana e' meno dannosa. Nessuno e' mai morto di overdose da Thc; anche perche' ci sono modi di assumerla che evitano la combustione e gli effetti nei polmoni, e comunque crea molta meno dipendenza. Chi fuma spinelli non aggredisce il prossimo come puo' farle un ubriaco, e sebbene siano un pericolo al volante, non lo sono piu' degli ubriachi che si sentono campioni di Formula 1. L'atteggiamento dello Stato dovrebbe essere uguale in ambedue i casi: tolleranza zero per chi guida in stato di ebbrezza o abbia assunto marijuana. Ma se non si guida e se non si coinvolge il prossimo, allora, sia chi ha bevuto, sia chi ha assunto cannabis devono essere rispettati dagli altri.
C'e' una via possibile per stimolare la legalizzazione della marijuana in Messico, ora. Se si uniscono tutte le voci dei cittadini favorevoli a un percorso in tre tappe. La prima cercherebbe d'eliminare la criminalizzazione dei consumatori di marijuana. Si tratterebbe di fissare le quantita' del possesso legale per consumo personale -tre grammi appaiono sensati- e stabilire obblighi informativi per i consumatori. In un secondo momento si dovrebbe avviare la legalizzazione dell'uso terapeutico della cannabis, adeguatamente documentato. La terza tappa riguarderebbe la legalizzazione della canapa per uso industriale, con cui molti agricoltori potrebbero convertire le loro coltivazioni destinate alla marijuana in piantagioni redditizie della canapa specializzata in fibra o cellulosa, senza contenuti significativi di sostanza attiva Thc. In questo, come per altri temi, e' indispensabile l'azione dei cittadini che credono nella possibilita' di trovare soluzioni migliori a problemi di convivenza; alla base di un'azione efficace c'e' uno Stato laico che fonda le sue posizioni su criteri scientifici e non su particolari visioni morali.
Quella della marijuana e' una causa gia' istruita. Ci sono molti intellettuali, artisti e persino politici che fumano abitualmente spinelli senza essere ne' criminali ne' mostri. Nella stragrande maggioranza le persone che assumono cannabis non sono dei drogati che necessitano di un programma di riabilitazione, e coloro che lo richiedono ne hanno bisogno piu' per l'alcol che per abuso di spinelli. E' arrivato il momento di partire con la difesa di una causa che coinvolge tutti, senza ipocrisia e senza moralismi idioti.

* Vadillo e' docente di Scienze Politiche. Articolo tratto dal quotidiano messicano Cronica il 14 novembre 2007 (traduzione di Rosa a Marca).
 
 
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