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Messico. Narcoelemosine e autoassoluzioni
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Articolo di a cura di Donatella Poretti
20 settembre 2003 19:03
 
Riportiamo un commento dal quotidiano messicano "Reforma" (16 settembre 2003) a firma di Humberto Musacchio.

NARCOELEMOSINE E AUTOASSOLUZIONI
Quando ancora non si e' placato il clamore nei confronti del fenomeno della pedofilia di numerosi sacerdoti, arriva la storia delle narcoelemosine che in realta' e' gia' vecchia, visto che corre di bocca in bocca da diversi anni senza che nessuna autorita' mostri interessi per indagarla. Nonostante tutto, alcune pubblicazioni hanno fatto dei riferimenti, anche se episodici, al fenomeno e un film, "Il crimine di padre Amaro", ha messo sotto gli occhi di tutti cio' che era arcinoto.
La novita', ora, e' che la Procura Generale della Repubblica si e' decisa ad iniziare una indagine che coinvolge un cardinale, la sua famiglia e i suoi predecessori dell'arcivescovado, comprese tre persone morte: la madre di Juan Sandoval Iñiguez e i due prelati che lo avevano preceduto alla guida dell'arcidiocesi di Guadalajara.
L'esistenza dell'indagine, resa nota da "Reforma", come c'era da aspettarsi ha suscitato il rigetto della gerarchia ecclesiastica, anche se con alcune differenze di impostazione che fanno pensare che alcuni cattolici non vedono male l'indagine. La cosa strana e' che, ad eccezione di questo quotidiano, i mezzi di comunicazione che hanno deciso di informare su questo caso l'hanno fatto con molta poca convinzione, come se si cercasse di minimizzare una questione che, oltre al colore religioso, colpisse la sicurezza nazionale. Ma ci sono stati anche certi media stampati o elettronici che neppure hanno dato l'informazione, forse perche' considerano i propri lettori e ascoltatori come minorenni, incapaci di intendere una questione di tale trascendenza per la coscienza individuale e l'interesse collettivo.
Non e' questa la prima volta che il nome di Juan Sandoval Iñiguez si trova coinvolto in questioni spinose. Quando fu vescovo aggiunto di Ciudad Juárez, il titolare della diocesi, Manuel Talamás Camandari arrivo' a dire che Sandoval non sembrava avere nessun interesse pastorale e che la sua unica preoccupazione era quella di costruire il Seminario di quella giurisdizione religiosa, cosa che gli riusci' in pochi mesi grazie alla generosita' di famiglie che in seguito si trovarono coinvolte in scandali di narcotraffico.
Allo stesso modo, la gestione di Sandoval del Seminario di Guadalajara e' stata macchiata da denunce in merito alla presenza di noti capi del narcotraffico dentro la struttura del centro studi, che era considerato, secondo le diverse interpretazioni, come una specie di santuario o di casa di sicurezza, al salvo dall'intervento di qualsiasi autorita', meno che, chiaramente, quella religiosa.
Non aiuta l'immagine pubblica del cardinale la sua stretta relazione con José Maria Guardia López, proprietario dei centri di scommesse che hanno bene funzionato come lavanderie del narcodenaro. Guardia López ha questioni aperte con la giustizia, visto che secondo diverse versioni, deve una montagna di denaro al fisco, alla Previdenza Sociale e all'Infonavit, una situazione che in alcun modo lo rende un'amicizia raccomandabile, per quanto uno possa essere generoso con l'arcidiocesi di Guadalajara.
Per alcuni dignitari, come don José G. Martin Rabago, vescovo di Leon e vicepresidente della Conferenza Episcopale Messicana, si sta cercando di screditare la Chiesa Cattolica, opinione condivisa da altri suoi colleghi. Un altro fine sarebbe, secondo lo stesso prelato e altri vescovi, "bloccare le indagini sull'assassinio di Posadas Ocampo". Uno dei clerici, immaginiamo non in piena coscienza di cio' che stava dicendo, si e' chiesto: "E il caso Posadas, allora?", come se si cercasse di scambiare una cosa per un'altra.
In un pessimo momento questi prelati ritirano fuori la storia del cardinale Juan Jesus Posadas Ocampo, assassinato da narcotrafficanti nell'aeroporto di Guadalajara. Intanto, il caso e' chiuso e la versione ufficiale, sostenuta da una mezza decina di procuratori della Repubblica, e' che l'omicidio si e' realizzato nel bel mezzo di una resa di conti tra bande rivali. Percio', i vescovi, come tutto il mondo del resto, possono credere cio' che vogliono, ma se la loro intenzione e' quella di riaprire il caso dovranno apportare nuovi elementi giuridici e non semplici ipotesi.
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Inoltre, cio' che era auspicabile non era certo che tutto l'episcopato scendesse a colpevolizzare uno dei suoi, soprattutto quando non si sa chi avrebbe potuto scagliare la prima pietra. L'influenza corruttrice del narcotraffico non si limita ai comandanti della polizia ne' agli agenti del Pubblico Ministero disposti a servirlo, come recentemente e' avvenuto a Nuevo Laredo. Le tenaglie del crimine organizzato arrivano a giudici e autorita' civili e militari, come e' stato dimostrato ripetutamente negli ultimi anni.
Se tanti funzionari pubblici sono esposti alla pressione dei narcodollari o dei narcopesos, c'e' da immaginarsi che gli esseri umani di altri settori si trovano allo stesso modo soggetti alla tentazione corruttrice. I ministri delle chiesa, non solo di quella Cattolica, possono soffrire di grandi mancanze che gli impediscono di attendere al proprio gregge sia per questioni materiali che spirituali. In questo senso, difficilmente si puo' rifiutare la mano che allunga grossi fasci di biglietti verdi. Non deve essere facile consegnare all'autorita' giudiziaria elemosine anormalmente alte che compaiono nelle cassette (per le elemosine) o nei conti bancari dei prelati.
E a fronte delle difficolta' di curare i villaggi lontani dalle strade, o da raggiungere con viaggi difficili, come rifiutare l'elicottero che permette di portare l'olio santo al moribondo? Come dire di no al potentato che offre disinteressatamente l'aereo veloce? E che cosa dire a quelli che prestano le macchine e i diversi tipi di aiuto per fare un campo da calcio o per un ambulatorio?
Davanti a tanta generosita', quale sacerdote si negherebbe a battezzare il primogenito del ricco sospettato? Quale si opporrebbe a benedire le veloci e probabilmente molteplici nozze del generoso? Come negare la comunione ai finanziatori di smargiassate che destinano una parte del loro bottino per comprare le indulgenze? Non e' facile, ma proprio per questo la Chiesa, prima di estendere le autoassoluzioni e lungi dall'infastidirsi perche' si indaga chi si presuppone innocente, dovrebbe gradire l'avvertenza che la carne e' debole, e il richiamo per impedire la simonia (ndr commercio di cose sacre), dovrebbe gradirlo come opportunita' per mantenere le pecore nell'ovile.
 
 
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