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Messico. Un mostro a sette cartelli. il narcotraffico
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Articolo di Donatella Poretti
14 settembre 2003 20:19
 
Come un mostro a sette teste, il narcotraffico messicano dopo avere visto decapitati quattro dei suoi cartelli, ha iniziato una guerra intestina in cui gli altri tre hanno cercato di riempire il vuoto. La lotta per spartirsi il territorio e gli spazi di mercato e' disseminata di omicidi e di violenza.
Le rese dei conti sono all'ordine del giorno, solo la scorsa settimana nello Stato di Sinaloa -uno dei principali produttori di marijuana e papavero da oppio- sono state ammazzate sette persone e sei nella localita' di Nuevo Laredo, dove gli scontri per controllare uno dei principali punti di accesso verso gli Stati Uniti, ha gia' registrato dall'inizio dell'anno 70 morti. E ancora, cinque persone sono morte in una sparatoria nello Stato di Michoacan, e nella citta' di Tijuana e Durango due pistoleros hanno ammazzato due funzionari della giustizia.

La destabilizzazione della mafia del narcotraffico e' iniziata nel 1999 con l'arresto di José de Jesus Amezcua, capo del cartello di Colima. Ma gli arresti piu' importanti sono arrivati sotto la presidenza di Vicente Fox. Nel marzo 2002 viene arrestato Benjamin Arellano, il capo del cartello di Tijuana, l'anno dopo e' la volta di Osiel Cardenas, la mente che stava dietro il cartello del Golfo. Piu' di recente e' stato arrestato Armando Valencia, capo del cartello del Milenio, accusato di essere il responsabile dell'introduzione negli Usa della meta' della cocaina che passa dal Messico.
Sono restati fuori da questa ondata di arresti, almeno per ora, i cartelli di Oxaca, Sinaloa e Juarez, comandati rispettivamente dalla famiglia Diaz Parada, Joaquin "El Chapo" Guzman e Vicente Carrillo. Queste organizzazioni stanno lottando tra loro e con i gruppi decapitati e debilitati, ma ancora esistenti, per occupare i mercati e i territori restati senza protezione.
Secondo il titolare della Procura contro la Delinquenza Organizzata del Messico, José Luis Santiago Vasconcelos, questa guerra non portera' a nulla. "Stiamo lavorando per smantellare in maniera permanente tutti i cartelli e lo stiamo ottenendo. Oggi tutti sono in crisi e solo tre hanno i loro capi. Negli altri non abbiamo incontrato nessuna leadership forte che possa permettergli di riorganizzarsi", spiega Santiago Vasconcelos.

Eppure ci sono analisti che dubitano che i cartelli possano venire estirpati. "Quando alcuni cartelli si debilitano, altri si rafforzano. Siamo di fronte ad un ciclo di ridistribuzione del potere", spiega Julia Sweig del Consiglio di Relazioni Estere di Chicago. Secondo l'esperta, il narcotraffico messicano non e' stato comunque intaccato nel suo complesso, e questo e' dimostrato dal fatto che non si sono verificate variazioni, nonostante gli arresti, nella quantita' di droga che affluisce negli Usa.
Armand Peschard-Sverdrup, direttore del Progetto México del Centro Internazionale per Studi Strategici di Washington, dice che: "e' una lotta infinita perche' ci sara' sempre qualcuno disposto a riempire un vuoto di un affare altamente redditizio".
Del resto l'esperienza colombiana con la fine dei grandi cartelli e la parcellizzazione in microgruppi che gestiscono il narcotraffico, dovrebbe essere la dimostrazione che fino a che esistera' il mercato del narcotraffico, esistera' chi ci guadagnera'.
 
 
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