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Messico. Luis Astorga e la storia del narcotraffico
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Articolo di a cura di Donatella Poretti
4 luglio 2005 18:32
 
Si intitola "Il secolo delle droghe" l'ultimo libro del sociologo dell'Unam Luis Astorga, che per decenni ha studiato le trasformazioni economiche e sociali collegate a questo mercato illegale. Intervistato dal quotidiano El Financiero ricorda la prima critica rivolta al linguaggio giornalistico fatta di frasi stereotipate senza alcun collegamento con la realta' grazie ad espressioni come "colombizzazione" o "penetrazione dello Stato dal narcotraffico". Su tutto domina la "lotta contro le droghe" espressione, secondo il sociologo, carica di pregiudizi e di disinformazione. La tesi forte dei suoi studi e' quella di dimostrare come "il traffico delle droghe in Messico e' nato condizionato al potere politico. Non e' stato un piano premeditato. Dentro il regime sorto con la Rivoluzione Messicana, personaggi locali, come i governatori, avevano molta importanza, e alcuni di loro -non tutti- avevano le mani nell'affare. Per le caratteristiche del potere politico, in Messico era impossibile che il potere centrale non sapesse degli affari di questi personaggi. Questa e' l'ipotesi che ho dimostrato", dice Astorga.
La sua ricostruzione parte dalla fine di Porfirio Diaz (1911) e registra tra il 1916 e il 1947 l'influenza diretta nel traffico di droghe dei governatori. Dopo il 1947 venne creata la DFS, direzione federale di sicurezza, la mediazione passo' cosi' ad alcuni comandanti che avevano il potere di controllare, detenere e contenere il traffico. Dopo la morte di un agente statunitense, la Dfs fu smantellata e venne cosi' a mancare un organismo che garantisse l'intermediazione. Non esistevano piu' mediatori tra il campo della droga e quello della politica, a cui va aggiunta la maggior richiesta di marijuana e di cocaina dalla fine degli anni Sessanta. Anche il regime politico si trovo' a fare i conti con l'opposizione politica e dove compare un'alternanza politica aumenta la violenza del narcotraffico, saltano i riferimenti e non ci sono piu' controlli, ma resta aperta la gara per l'egemonia nel campo delle droghe. "Il mercato interno e la violenza aumentano non essendo piu' operativo il vecchio legame con il potere politico. Le droghe erano disponibili per decenni, ma non per questo era aumentato il mercato interno. Non e' la disponibilita' fisica quella che fa crescere il mercato", precisa Astorga.
"E' una fantasia credere che si possa eradicare il traffico delle droghe. L'unica cosa possibile e', come fanno gli Stati Uniti e i Paesi dell'Europa, contenere la violenza estrema. Se lo vediamo dal punto di vista del consumo, e' evidente che ne' l'Europa ne' gli Usa l'hanno controllato. Sono i piu' grossi mercati del mondo". In merito ai vantaggi di una possibile legalizzazione della droga, la prima obiezione da sfatare riguarda la possibile crescita del consumo registrata in Olanda. "Gli studi che io conosco, che sono principalmente di accademici e di persone legate all'Onu, indicano che se ci puo' essere stato un aumento del consumo, l'infrastruttura medica e di controllo del Governo olandese risulta meno costosa della struttura poliziesca. Inoltre si registra anche una riduzione dell'indice di criminalita'. Un collega argentino ha uno studio su come operano i trafficanti colombiani in Olanda ("traquetos"). Interpellati in merito alla violenza, la risposta e' stata: "Quando vogliamo usare la violenza lo facciamo in Colombia, non in Olanda"".
 
 
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