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Marocco. Il narcoscandalo di Tetuan: poliziotti, magistrati, militari
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Articolo di Donatella Poretti
9 settembre 2003 13:00
 
Lungo tutto il mese scorso sono stati arrestati e accusati ben 25 funzionari -magistrati, militari, poliziotti e gendarmi-, altri uomini d'affari e trafficanti di hashish. Uno scandalo del genere non ha precedenti in Marocco. "E' la prima volta che un numero del genere di funzionari di alto rango viene portato davanti al tribunale speciale", quello incaricato di giudicare i reati di corruzione, lamentava alla fine di agosto il ministro della Giustizia Mohamed Buzubaa. La meta' dei magistrati del Tribunale d'appello di Tetuan e' stata accusata, o sospesa fino al termine delle indagini, insieme ad otto commissari e ispettori della polizia, tre gendarmi, due ufficiali dell'Esercito, un doganiere e un agente segreto.
Baobar, una discoteca tra Tetuan e Ceuta, era stata la mattina del 2 agosto lo scenario in cui aveva avuto inizio una lotta tra bande rivali di trafficanti che si rinfacciavano la vendita di una partita difettosa ad un cliente francese. Con tanto di inseguimento automobilistico, la fine dello scontro era avvenuto proprio davanti al palazzo reale. Un morto e due feriti era stato il saldo finale. E proprio tra Tangeri e Tetuan, il re Mohamed VI trascorre l'estate.
"Il fatto che si siano visti questi mafiosi circolare e azzuffarsi a pochi metri dalle residenze di importanti personalita' e, soprattutto, da quella del re, ha evidenziato subito che c'era un problema di sicurezza", spiega Jamal Amiar, direttore del settimanale di Tangeri Les nouvelles du Nord.
Il primo a cadere al momento in cui avevano avuto inizio le indagini della polizia, e' stato Munir Erramach, trentenne che da 12 anni vendeva, come la madre, il tabacco di contrabbando e il cui patrimonio, oggi, oscilla tra i 19 e 190 milioni di euro, 41 appartamenti nella Costa del Sol e un ristorante a Marbella, in Spagna. Erramach, che si faceva chiamare Mohamed VII per dimostrare il suo potere, ha iniziato a parlare dopo poco e le conseguenze sono state quelle di un effetto valanga. In tre settimane si e' scoperta una rete di corruzione generalizzata tra i corpi della sicurezza e i magistrati di Tetuan. Questi ultimi avevano addirittura una specie di tariffario per le loro assoluzioni: dai 1.900 euro per i contrabbandieri di tabacco fino ad un milione per i reati piu' gravi come il narcotraffico, denaro che investivano nel settore immobiliario.
Le ramificazioni di questa rete sembra che oltrepassassero i confini dell'antica capitale del Protettorato spagnolo. Per quanto non confermato ufficialmente, una buona parte della stampa marocchina ritiene che la complicita' nelle forze di sicurezza era tra funzionari di vario rango, e che si arricchivano un po' tutti chiudendo gli occhi.
Per questa ragione e' stato interrogato -e attualmente e' agli arresti domiciliari- Abdelhafid Benhachem, fino alla fine di luglio il capo della Sicurezza Nazionale (la polizia) del Marocco. Mohamed VI aveva deciso di sostituirlo con il generale Hamidu Laanigri, fino ad allora responsabile del principale servizio segreto, il Dst.
Certo che ai narcotrafficanti marocchini non mancano i soldi per corrompere, infatti il Paese e' il primo esportatore al mondo di hashish. Un traffico grazie al quale vivono indirettamente 1,5 milioni di persone e che secondo alcune stime e' la seconda fonte d'entrata del Paese, dopo le rimesse degli emigranti. La superficie destinata alle coltivazioni aumenta costantemente, attualmente raggiunge i 120 mila ettari, secondo stime dell'Osservatorio Geopolitico delle Droghe di Parigi e del Centro di Studi Rurali e dell'Agricoltura di Valencia. In questo rapporto si sottolineava come i contadini neppure cercano di nascondere le proprie coltivazioni che sorgono lungo le strade.
 
 
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