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Una lezione e un monito dalla Gran Bretagna
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Articolo di Vincenzo Donvito
13 luglio 2003 18:07
 
L'annuale pubblicazione del Governo britannico che fa la fotografia del crimine in tutto il Paese ha messo in evidenza l'enorme crescita dei reati legati al traffico e al possesso di droghe illegali, cosi' come sono in aumento i comportamenti "anti-sociali", mentre sono in diminuzione i delitti violenti, inclusi quelli domestici.
A Londra l'aumento e' del 30%, a Birmingham del 20% con un 47% in piu' per il possesso di eroina e cocaina; anche se e' bene ricordare che questi dati sono conseguenza del fatto che le indagini di polizia si sono maggiormente concentrate sulle droghe di classe A (quelle pesanti).
I fatti sono chiari: ogni volta che la quantita' di droghe sequestrate dalla polizia e dai doganieri aumenta, e' la stessa polizia che fa sapere che circa il 90% riesce a raggiungere la sua destinazione. Se si pensa che la meta' dei britannici tra 16 e 24 anni fa uso di droghe illegali, va da se' considerare che le leggi che oggi disciplinano il settore sono quantomeno ridicole. E che il crimine collegato alle droghe e' diventato molto piu' pericoloso che non le droghe stesse.
Il fallimento delle politiche sulle droghe e' diventata una non indifferente minaccia. Nel momento in cui la domanda di droghe e' in aumento, i Governi dei Paesi occidentali rischiano di veder consolidare i cartelli del crimine internazionale, facendo salire i loro profitti, che vengono utilizzati per meglio gestire attivita' illegali come il traffico di persone, la prostituzione e il terrorismo.
Una situazione in cui la lotta al crimine costa 20 miliardi di sterline all'anno, e il 50% e' dedicato al crimine connesso alle droghe illegali, mentre l'80% dei detenuti e' consumatore di eroina o cocaina.
Questa fotografia della situazione britannica ci deve far riflettere non poco. Convincerci della bonta' di cambiare rotta, con politiche di legalizzazione (anche perche' sarebbero il perfetto contrario di quanto fatto fino ad oggi, che ci ha portato dove siamo), non c'e' bisogno. Ma riflettere si'. Perche' non ci sembra sia visionario credere che tutti i Paesi d'Europa, e non solo, siano in questa situazione o stiano per arrivarci. Con la differenza che in Gran Bretagna di queste cose se ne parla, ci si confronta, si analizzano i dati, si fa qualche esperimento in senso diverso (Lambeth, per esempio), mentre altrove -e in particolare in Italia- questo confronto e' inesistente: c'e' solo quello per trovare una soluzione alla droga che fa male e per far si' che meno giovani vi si avvicinino. I danni delle leggi e delle politiche sbagliate sono quasi esclusivamente materia dibattuta in piccoli e ristretti circoli di neofiti antiproibizionisti, spesso dediti a mettere il cappello su questo o quell'altro magro momento di sortita dal buio.
Il problema e' capire e far capire la drammaticita' della situazione, in termini pratici e non ideologici, augurandosi che ci siano delle orecchie pratiche disposte ad ascoltare.
 
 
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