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Iran. Intervista al direttore dell'Unodc
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Articolo di a cura di Katia Moscano
6 dicembre 2003 11:19
 
Riportiamo uno stralcio dell'intervista concessa da Antonio Maria Costa, direttore dell'ufficio contro le droghe delle Nazioni Unite, all'agenzia IrinNews.org

Nel suo viaggio sul confine afghano-pakistano, al direttore Costa sono state illustrate le azioni intraprese dall'Iran contro i traffici di droghe e quanto queste richiedano collaborazioni estere, perche' e' impossibile sgominare le bande senza il supporto di tecnologie sofisticate.

Domanda: qual e' il suo giudizio sulla "condizione droga" iraniana?
Risposta: e' molto positivo, soprattutto perche' le autorita' hanno fatto il massimo per ridurre e controllare il flusso dei narcotici dall'Afghanistan. Siamo informati che l'Iran ha un numero impressionante di tossicodipendenti. Ho visto, incontrando le autorita' e visitando centri di disintossicazione, che gli sforzi sono notevoli. Non mi e' chiaro perche' ci sia una cosi' alta percentuale di tossicodipendenti, e vorrei approfondire questo aspetto, per saperne di piu'.

Domanda: cosa potrebbero fare gli iraniani, in piu'?
Risposta: non sono convinto che possano fare di piu'. La prevenzione, ovviamente, potrebbe essere migliorata, ma non sono informato sulle attivita' specifiche. Sono convinto, e cio' vale per la maggioranza dei luoghi che visito, che il problema del controllo, del consumo e del traffico dei narcotici non riguardi solamente le forze anti-droga. L'intera societa' deve sentirsi coinvolta dal problema. Ho visto degli sforzi, ma ritengo debbano essere ampliati. Sono contento delle nuove leggi approvate contro la corruzione e il riciclaggio di denaro sporco. C'e' un altro elemento importante da considerare, ovvero la complessita' del sistema economico. Non sono certo che cio' riguardi anche l'Iran, ma i trafficanti riescono a svolgere le loro attivita', perche' il sistema economico internazionale non e' sufficientemente trasparente. E' questo cio' che gli iraniani devono controllare.

Domanda: quali sono i problemi principali del traffico di droghe in Iran?
Risposta: il Paese e' sotto attacco per la sua posizione geografica. Dai trafficanti d'oppio e d'eroina dall'est -dall'Afghanistan- alle ingenti quantita' di hashish provenienti dall'Africa. Questa mattina il segretario generale per la lotta alla droga, Ali Hashemi, ha espresso la sua preoccupazione sulle droghe sintetiche europee. Il problema qui e', probabilmente, piu' grave che in altre parti del mondo.

Domanda: come la stabilita' dei Paesi vicini influisce sul problema, quando non c'e' riduzione della domanda?
Risposta: lei ha ragione. E questo un punto non sufficientemente approfondito dagli altri Paesi, dove la domanda e' alta. Abbiamo stimato che sono dieci milioni i consumatori di oppiacei coltivati dall'Afghanistan. Finche' la domanda -che e' un problema principalmente europeo, ma non solo- non e' controllata, qualcuno di sicuro continuera' a produrre oppio, o droga sintetica o qualcos'altro. Riteniamo che ci sia un collegamento tra i terroristi e i trafficanti, nel senso che i primi forniscono ai contrabbandieri protezione, in cambio di sostegno economico. Ridurre la domanda o l'offerta, equivale a combattere il terrorismo. In quest'area del mondo, la lotta al terrorismo e' un altro modo per ridurre la protezione di cui godono i trafficanti.

Domanda: come la caduta del regime talebano ha influito sulle rotte per l'Iran?
Risposta: domanda interessante. E' una lunga storia. Erroneamente, durante i miei viaggi, i giornalisti comparano la situazione del 2002 e del 2003, con i raccolti del 2001, ossia prima della fine del regime. Ovviamente i dati dimostrano che c'e' stato un incremento della produzione nel 2003 rispetto al 2001, ma se si osserva bene si nota che, all'inizio del regime -durato all'incirca cinque anni- la coltivazione era stata di 2.300 tonnellate. Nell'ultimo anno di regime totale, nel 1999, l'ammontare d'oppio coltivato era di 4.600 tonnellate, il doppio rispetto ai primi anni. Dunque i talebani furono coinvolti e sostennero la coltivazione e il traffico dell'oppio, ma non il consumo. Quando misero il divieto, e stiamo parlando degli ultimi mesi del 2000 e la raccolta avvenne nel 2001, esso verteva solo sulla coltivazione, non sul traffico, e cio' e' ironico ed e' logico. Fu posto perche' i magazzini erano colmi di droga e i talebani avevano necessita' di ridurre le scorte, godendo cosi' dei benefici del prezzo alto. L'operazione fu un successo. Il prezzo sali' da 35/40 Usd al chilo del 2.000, a 700.

Domanda: L'Iran ritiene che l'occidente debba assumersi delle responsabilita'. Come la comunita' internazionale puo' contribuire alla lotta?
Risposta: la comunita' internazionale sta appoggiando le autorita' iraniane. Certamente le Nazioni Unite, simbolo della comunita', stanno facendo molto. Abbiamo ampliato l'assistenza in termini di risorse, di controllo della domanda e dell'offerta, incluse le soluzioni per fronteggiare le conseguenze della tossicodipendenza, come l'Hiv. Abbiamo fornito equipaggiamenti molto sofisticati. Speriamo in maggiori aiuti, ma questo vale per tutti i Paesi. Dobbiamo far si' che la lotta alla droga sia portata avanti dall'intera societa'.
 
 
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