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Guyana. La cocaina visita El Dorado
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Articolo di Alessandro Garzi
10 febbraio 2004 19:11
 
La Guyana e' un piccolo Paese sudamericano di poco piu' di 700.000 abitanti, composto di foreste pluviali incontaminate, che i primi esploratori nominarono come il mitico El Dorado. La Guyana ha una particolarita': i suoi confini sono quasi interamente incustoditi. Non e' difficile attraversare il fiume che delimita il confine brasiliano, in barca d'inverno, o addirittura in jeep o a piedi d'estate.
Quella specie di agenzia di viaggi che e' il narcotraffico internazionale (e che non ama molto posti con troppe dogane e controlli, come e' diventata recentemente la Colombia), negli ultimi anni, ha scelto proprio questo piccolo staterello come uno dei punti di partenza preferiti per le spedizioni di coca negli Usa.
Ufficialmente, pero' in Guyana, non ci sono narcotrafficanti. Solo corrieri, arrestati sia alla partenza (circa 200 dal 2002, in un Paese in queste condizioni, non sono pochi), o all'arrivo negli aeroporti delle citta' statunitensi e canadesi, come e' capitato lo scorso maggio a Miss Guyana, che trasportava cocaina per un milione di dollari negli Usa all'interno di un doppio fondo della valigia.
L'unico caso contro un narcotrafficante che sia mai giunto in un tribunale della Guyana, e' stato archiviato. Ragione? Mancanza di testimoni.
Mentre passa dal Paese, infatti, la cocaina -come accade con tutte le stazioni di una "rotta" di qualsiasi sostanza- trova anche il tempo di corrompere i pubblici ufficiali a tutti i livelli, sconsiglia caldamente ai testimoni nei casi di droga di presentarsi in aula, magari facendo anche uso del proprio esercito paramilitare creato ad hoc.
Anche la stampa, probabilmente, non ritiene molto conveniente indagare sul narcotraffico e su cio' che gli gira intorno, perche', come dice David de Caires direttore del quotidiano "Stabroek News" sembra che sia "troppo pericoloso. Non ci pensiamo neppure".
Per non parlare di cio' che rimane della polizia: solo nel corso del 2003, si e' superata la soglia dei 200 omicidi tra poliziotti ed agenti antidroga, compreso il vicedirettore dei servizi antinarcotici che si era fermato, incautamente, a comprare il giornale.
 
 
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