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Giornata mondiale contro la droga o per l'ipocrisia?
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Articolo di Vincenzo Donvito
25 giugno 2003 15:14
 
Si celebra domani la giornata Onu contro la droga. Tutte le istituzioni sono mobilitate per ricordarci come la droga faccia male, e per rimarcare come bisogna essere "duri, puri e forti" per combattere il fenomeno. Il Governo italiano non ci sara', nonostante avesse annunciato da tempo, per l'occasione, il lancio della sua nuova legge in materia, basata essenzialmente sull'abolizione della distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti e la reintroduzione della dose massima. Era tutto programmato per un lancio presso la comunita di don Gelmini ad Amelia, ma, per quanto si sappia, fatti formali e sostanziali proprio sullo specifico progetto di legge, ne hanno raccomandato uno slittamento. Sembra che cio' sia dovuto al ministro del Welfare (quel Roberto Maroni che solo alcuni fa presentava progetti di legge per la legalizzazione delle droghe leggere) che si e' visto scavalcato di competenze dal vicepresidente Gianfranco Fini, che avrebbe confezionato il progetto senza sentire il suo collega. Scaramucce fra di loro. Non ci interessa piu' di tanto, perche' alla fine si metteranno d'accordo e cercheranno di portare il nostro Paese verso dove hanno deciso che debba andare, cioe' lontano dalla generale tendenza europea e mondiale. Bonta' loro. Problemi di tutti.
Noi non crediamo che le punizioni possano servire a modificare certi comportamenti umani, e osserviamo come le politiche seguite fino ad oggi hanno dato risultati opposti rispetto a quelli che i proponenti auspicavano: i consumatori di droghe illegali sono in aumento, il business delinquenziale altrettanto, intere economie di Paesi produttori di droghe sono asserviti a questo business, il terrorismo internazionale si alimenta di questi traffici e produzioni, le galere scoppiano di persone incriminate per reati connessi al fenomeno e senza violenza. Sono solo alcuni semplici risultati che farebbero quantomeno venire un dubbio che il metodo seguito fosse quello giusto: non che la repressione fosse poca (come pensano i proponenti del nuovo progetto di legge del Governo), ma che fosse inutile.
Ed eccoci qua.
A festeggiare politiche sbagliate e dannose, e ad auspicare nuovi errori e nuovi danni.
A nulla valgono gli esempi di quei Paesi che hanno seguito strade diverse (Svizzera, per esempio) e dove il fenomeno e' sotto controllo. Cosi' come non valgono gli esempi di quei Paesi in cui le norme sono state rese piu' dure (quelle federali Usa, per esempio) e dove il fenomeno e' piu' che moltiplicato.
E' il momento di riflettere. Soprattutto per chi, con il suo potere legislativo, non ha fatto quanto avrebbe potuto. E ci riferiamo sia a coloro che sono all'opposizione che a chi e' al Governo. Perche' la consapevolezza che la via punizionista non sia quella necessaria, non e' frutto di uno o di un altro schieramento, ma di un approccio alla politica e alla vita che taglia trasversalmente gli schieramenti di Governo e di opposizione. In Italia abbiamo ministri che la pensano come noi, cosi' come leader dell'opposizione. Se la sentono di continuare nel silenzio e nell'inazione, anche di fronte alla prospettive che abbiamo ricordato? Non chiediamo guerre ideologiche, ma razionalita', confronto e discussione, soprattutto perche' chi oggi non sa o sa poco, sia piu' informato e abbia piu' elementi per farsi un quadro di un dramma che, per noi, e' solo frutto dell'ipocrisia umana e politica.
 
 
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