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Francia. I positivi risultati dei sostituti dell'eroina
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Articolo di Vincenzo Donvito
12 settembre 2004 19:06
 
Lo scorso 7 settembre sono stati diffusi i dati sui trattamenti sostitutivi per le persone dipendenti da oppiacei, grazie alla Federation Française d'Addictologie e all'Anaes (Agence nazionale d'acréditation et d'évaluation en santé). Queste cure, promosse inizialmente per la lotta contro la trasmissione del virus dell'Aids con l'uso delle siringhe, sono diventate legali in Francia da poco meno di dieci anni, nel 1995. Dopo una partenza in cui c'erano non poche difficolta' di accettazione sociale, questi prodotti -metadone e bupremorfina ad alto dosaggio (Subutex)- hanno notevolmente modificato la situazione: diminuzione di cinque volte delle overdose mortali di eroina, miglioramento del reinserimento dei consumatori nella societa', riduzione dei contagi Aids, crollo della delinquenza passando dai 17 mila reati del 1995 ai 5 miladel 2003.
"Siamo passati in meno di dieci anni, da qualche decina di pazienti in trattamento sostitutivo, a decine di migliaia, in un contesto di buone relazioni tra i consumatori di queste sostanze con medici e farmacisti". E' quanto constata con soddisfazione il professor Alain Morel, psichiatra tossicologo a Boulogne e presidente del comitato di organizzazione della conferenza del consenso, che ringrazia le associazioni del settore per la loro partecipazione. Oggi centomila eroinomani sono sotto trattamento: 20% con il metadone, distribuito all'inizio solo nei centri di cura specializzati in tossicodipendenza (Csst) e dopo il 2002 negli ospedali, e l'80% con il Subutex prescritto dai medici generici, un sistema di distribuzione tipico della Francia.
L'aspetto positivo e' che in otto anni sono circa 3.500 le vite salvate. E tre eroinomani su quattro dicono "di essere usciti dalla galera", mentre piu' di due su tre ritengono di aver migliorato la qualita' della propria vita da quando fanno uso di questi sostituti (in termini di casa, guadagni, etc..).
Ma non tutto e' roseo, perche' si e' registrata una disparita' di accesso alle cure rispetto all'ubicazione geografica di chi ne aveva bisogno. Nel 2002 otto dipartimenti non avevano un Csst, mentre undici li avevano ma non erano in grado di fornire trattamenti metadonici. Inoltre e' accaduto spesso che persone in condizioni precarie sono state escluse da queste cure. In termini di scelta dei trattamenti, ci sono ancora delle difficolta': il metadone e' ancora troppo poco distribuito, e il rapporto metadone/Subutex e' di uno a cinque.
Infine c'e' il problema maggiore, l'uso improprio del Subutex che, sbriciolato per essere iniettato o sniffato, e' venduto al mercato nero di alcune citta'. "Esistono effettivamente questi problemi", riconosce il professor Jean-Louis San Marco, presidente del giuri' e medicina di salute pubblica a Marseille. "Al 6% di pazienti corrisponde il 26% dei prodotti rimborsati. Ma non e' un buon motivo per abbandonare la politica dei sostituti. L'esperienza che abbiamo accumulato grazie agli errori commessi nel lancio della compagna della bupremorfina, ci stimola a proporre una serie di misure per migliorare il tutto".
Questo significa utilizzare il metodo attuale: iniziare all'universita', poi attraverso la formazione medica continuare la preparazione di medici e farmacisti a questo approccio che oggi non viene insegnato nella facolta'; stabilire i contatti fra questi professionisti per localizzare i consumatori nomadi che moltiplicano le domande del prodotto. "Tutte le Casse d'assicurazione malattia sono consapevoli che esiste questo abuso, e' una patata bollente di cui allo stato nessuno vuole parlare -dice il professo San Marco- ma e' indispensabile prendere dei provvedimenti, non nel senso repressivo, ma di un allerta di questi abusi a tutti coloro che fanno le prescrizioni".
Questo significa anche fare dei cambiamenti all'impostazione attuale delle prescrizioni mediche. A cominciare dalla possibilita' che siano i medici generici a prescrivere il metadone, perche' e' inaccettabile che in alcune zone alcuni non ne possano beneficiare. "Niente si oppone a questo provvedimento che non siano questioni di sicurezza", sostengono i membri del giuri' nelle loro raccomandazioni. Per evitare furti e prescrizioni multiple, consigliano di centralizzare le informazioni. Propongono anche di diversificare i dosaggi e di avere la disponibilita' di entrambi i prodotti, si' da poter meglio rispondere alle necessita'.
Ma non si puo' limitare la cura dei consumatori di droghe solo ai farmaci sostitutivi. E' indispensabile prendere in considerazione gli aspetti psicologici, sociali e familiari, sostiene Fabrice Olivet dell'associazione Asud (Autosupporto dei consumatori di droghe). Rispetto alla spinosa questione della durata dei trattamenti, si e' lontani da una soluzione. "Non ci sono dei criteri -dice il professor Morel- e' il paziente che ci dice quando e' il momento di fermarsi. Esistono si' dei criteri di riferimento -stabilita' sociale, allontanamento dalla frequentazione della malavita, etc..". Ma per l'associazione Act Up "diversi pazienti desidererebbero anche uscire da questa nuova dipendenza. E purtroppo si sa ancora troppo poco sulle caratteristiche di questi farmaci sostitutivi".
 
 
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