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Francia. Il Governo imbarazzato per uno studio che relativizza il rischio della cannabis se confrontato con l'alcol
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Articolo di Rosa a Marca
3 ottobre 2005 15:31
 
Le conclusioni della prima indagine epidemiologica sul legame tra uso di droghe ed incidenti stradali, di cui il quotidiano Libération e' venuto a conoscenza, da qualche settimana provocano un grande imbarazzo nei piani alti governativi e della maggioranza. La pericolosita' della cannabis al volante e' effettiva, ma lo e' molto meno dell'alcol. Secondo le informazioni in possesso del quotidiano, lo studio, battezzato SAM (sécurité routière et accident mortels), conferma innanzitutto il ruolo schiacciante dell'alcol negli incidenti stradali, mentre il rischio di provocarne uno sotto l'effetto della sola cannabis e' debole, sebbene non nullo, e comunque non superiore a quello di chi presenta un tasso alcolemico tra 0,2 e 0,5 grammi per litro di sangue. Il guaio e' che la legge, adottata il 3 gennaio 2003 dai deputati di destra in piena crociata anti spinello, tollera un rischio d'incidente mortale moltiplicato per due in caso di un'alcolemia fino a 0,5 grammi, ma che per la cannabis (e un rischio moltiplicato tra l'1,8 e 2,2 volte) e' a zero: fumare uno spinello al volante e' punito con due anni di prigione.
Durante la presentazione delle conclusioni, il primo luglio 2005 in occasione dell'ultimo comitato interministeriale per la sicurezza stradale (CISR), Dominique Perben, nuovo ministro dei Trasporti, non era riuscito a nascondere il suo imbarazzo. "Voleva farne un cavallo di battaglia contro la cannabis", racconta una persona addentro al dossier. "Ora l'indagine mostra che il Governo ha messo i carri davanti ai buoi: avrebbe dovuto aspettare i risultati prima di legiferare". Ne' Nicolas Sarkozy ne' Dominique Perben ne' Xavier Bertrand (ossia la direzione generale della Sanita' che ha sborsato i 533.571 euro dell'indagine), non sono piu' candidati a reggere politicamente questa patata calda. E il primo ministro stesso dovrebbe mordersi la lingua: il 24 gennaio, Dominique de Villepin, allora ministro degli Interni, affermava che "il 17% degli incidenti mortali e' legato all'uso di stupefacenti". "Le cifre sono false", nota un esperto. "Sono quelle delle lobby dei tossicologi, interessati al mercato dei test specifici. Ministri e deputati da due anni raccontano un tal numero di castronerie da affogarcisi". All'Assemblea nazionale, durante il voto della legge Dell'Agnola, la destra aveva denunciato il lassismo di "una sinistra allucinogena che ha fatto credere che solo l'alcol sia rischioso". "La droga al volante provoca piu' morti dell'eccesso di velocita'", s'era anche sentito dire.
Dichiarazioni oggi contraddette dall'indagine, a dispetto delle pressioni subite dai loro autori in questi cinque mesi affinche' le loro conclusioni collimassero con la linea governativa. Guidati dall'équipe di Bernard Laumon dell'Istituto Inrets e coordinato daObservatoire français des drogues et des toxicomanies, i lavori sono stati avviati nell'ottobre 2001 nel quadro della legge Gayssot. Per non legiferare senza aver prima determinato la soglia del rischio legato al consumo di cannabis, il Governo Jospin aveva autorizzato i ricercatori a fare dei test sulla presenza di stupefacenti nelle persone coinvolte in incidenti mortali, mentre i farmaci, pur essendo spesso responsabili di assopimento al volante, erano stati scartati dallo studio in seguito alle forti pressioni dei laboratori farmaceutici. L'indagine consisteva nel prelievo delle urine, e quando risultavano positive, si passava all'analisi del sangue. I processi verbali sono stati tutti esaminati accuratamente per poter determinare le responsabilita' di ciascuno. E l'insieme dei dati sono stati poi incrociati e comparati con un gruppo di controllo d'incidentati senza droghe nel sangue. Uno sforzo enorme. Dopo piu' di tre anni di lavoro e' stato messo assieme un campione di 10.000 incidenti. Che, per problemi di affidabilita', e' stato ricondotto a 8.000: una cifra considerevole che fa di questo studio una prima mondiale. Risultato: se si confrontano le soglie di rischio ottenute sul totale annuo dei morti sulle strade, con piu' di 0,5 grammi l'alcool e' responsabile di 2.000 decessi, la velocita' di altri 2.000 e la cannabis di 220. Non sono pochi 220 morti, ma e' grosso modo la cifra dei decessi attribuiti a coloro che guidano avendo nel sangue da 0,2 a 0,5 grammi d'alcol. Salvo che vi sono iperrappresentati i giovani di eta' inferiore ai 25 anni. Epidemiologi e incidentologi sono anche riusciti ad evidenziare, per la prima volta, una relazione effetto-dose: al volante, la cannabis riduce la vigilanza ed e' fortemente sconsigliata giacche' piu' se ne fuma, piu' aumenta il rischio di provocare un incidente mortale. Anche se meno rapidamente dell'alcol e in proporzione ben inferiore.
In ambito governativo ci si prepara ad insistere pesantemente su questi due argomenti. I deputati anti spinello avranno senz'altro buon gioco nel brandire il principio della precauzione e a ricordare che, in ogni caso, la cannabis e' una droga illegale e vietata, mentre l'alcol e' venduto liberamente. Cio' non impedisce di rilevare che, rispetto al rischio reale, esistono due pesi e due misure.
Nel Governo l'imbarazzo e' palpabile di fronte a risultati che rendono incoerente l'arsenale repressivo in vigore. Lo testimonia il piano comunicativo adottato: per attutire l'impatto politico dello studio e' stato deciso di affidarne la spiegazione ai soli autori. Allo scopo di rafforzare la sua credibilita', in primavera era stato deciso di sottoporlo al comitato di lettura del British Medical Journal, una delle piu' prestigiose riviste scientifiche. "Abbiamo accettato, ma la pubblicazione non e' prevista prima di numerose settimane", segnala BMJ. Difficile, in queste condizioni, controllare la data di pubblicazione dello studio. Ma anche mettere in dubbio la solidita' dei risultati.
 
 
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