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Europa. Ridurre il danno in una societa' che si droga
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Articolo di Rosa a Marca
19 luglio 2005 15:14
 
Malgrado tutte le campagne, il consumo di droghe continua ad aumentare. "Viviamo in una societa' che usa droghe e dobbiamo imparare a conviverci. Se non possiamo evitare il consumo, riduciamo per lo meno il danno", afferma Miguel de Andrès, psichiatra e direttore esecutivo del Grupo Igia, un'organizzazione che promuove la riflessione e la formazione nel trattamento delle dipendenze. Analizzare i modi migliori per farlo e' stato l'obiettivo della "Tercera Conferencia Latina sobre Reducciòn de Danos", organizzata da Igia all'ospedale di Llobregat di Barcellona.
I dati non sono positivi: in Europa sono stimate in 38 milioni le persone che assumono una qualche droga, secondo l'Osservatorio Europeo su Droghe e Tossicodipendenze, e oggi si assume il doppio di cocaina rispetto a dieci anni fa mentre tra i giovani si e' passati dall'1,8% di consumatori di droghe al 6,9%. Paolo Lamarca, responsabile della droga per la Lega Italiana di lotta all'Aids, lo vede come un problema di ordine pubblico: "In molte citta' come Barcellona o Milano e' molto facile e costa poco comprare droghe. Basta una chiamata".
Collettivi, come il Grupo Igia e la Beckley Foundation insistono su un punto: poiche' la droga non sparisce, e' necessario ridefinire le linee d'attuazione per minimizzare i danni alla salute, non solo dei tossicomani, ma anche delle persone che sono in rapporto con loro. L'europarlamentare Vittorio Agnoletto, medico e fondatore della Lega Italiana per la Lotta all'Aids, si compiace della risoluzione sulla droga approvata dal Parlamento Europeo lo scorso 15 dicembre poiche' "le politiche di riduzione del danno sono imprescindibili per prevenire il contagio delle malattie, promuovere la riabilitazione sociale ed evitare l'emarginazione dei drogati. Quindi, il primo obiettivo e' insegnare alla gente che si buca e assume droga come farlo nel modo piu' sicuro, ma riconoscendo che consumare droghe e' un rischio e che possiamo aiutarli a smettere".
Una delle peggiori conseguenze del consumo di droghe e' il contagio da epatite: il 90% degli infetti da epatite C sono o sono stati consumatori di droghe per via endovenosa -una quota superiore ai contagi da Hiv , che arrivano al 20%. Inoltre, sono piu' esposti all'infezione da epatite D, che e' la peggiore per rischio di cronicita', cirrosi e cancro al fegato. L'altro rischio grave e' l'overdose: ogni anno, nell'Ue, i morti per overdose sono tra 8.000 e 9.000. Altro grave effetto della tossicodipendenza e' il peggioramento della salute mentale. Uno studio realizzato in Svizzera, diretto da Fernando Manrique, psichiatra esperto in tossicomanie, che ha coinvolto quattromila eroinomani, indica che la meta' subira' un disturbo psichiatrico entro poco tempo.
Di fronte a questo scenario, Lamarca considera fondamentale "lavorare per la strada, alla ricerca delle persone che hanno bisogno di noi". "Ma non ha senso ridurre il danno per strada se poi manca il legame con i servizi territoriali, che hanno i rimedi terapeutici". A questo proposito, Lamarca e' favorevole alle narcosalas che riducono i comportamenti a rischio, evitano il diffondersi di epidemie, facilitano il reinserimento sociale e incrementano la sicurezza urbana. Altre possibili attuazioni concrete: insegnare come va trattata un'overdose; evitare contagi tramite scambio di siringhe; ricorrere a terapie di sostituzione quali il metadone, la sostanza piu' analizzata e utilizzata. I suoi meriti? Previene i sintomi d'astinenza, non produce la tipica euforia da eroina e ha un'azione prolungata, quindi basta una somministrazione al giorno. In piu' aiuta a mantenere il paziente sano e, con l'assistenza necessaria, e' possibile che qualcuno un giorno riesca a smettere con le droghe e a riabilitarsi.
Benche' ci sia ancora molto da fare, la Spagna e' stata pioniera nella politica della riduzione del danno, spiega il segretario generale del ministero Sanita' e Consumo, Fernando Lamata, ed e' un esempio per gli altri Paesi, in quanto per alcuni decenni e' stata alle prese con la piaga dell'eroina. Lamata ha concluso parlando dell'inserimento lavorativo, un punto ancora debole, senz'altro da migliorare, poiche' lavorare e' una misura riabilitativa fondamentale.
 
 
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