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L'estradizione del capo del cartello di Cali segna la fine di una generazione di narcotrafficanti
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Articolo di Donatella Poretti
5 novembre 2004 18:48
 
La Corte Suprema della Colombia ha approvato l'estradizione verso gli Usa di uno dei narcotrafficanti piu' famosi del Paese: l'uomo che aveva guidato il cartello di Cali, Gilberto Rodríguez Orejuela. Accusato di avere controllato l'80% del rifornimento mondiale di cocaina negli anni 1980-90, e la totalita' dell'affare cocaina dopo la morte del suo rivale Pablo Escobar (1993), e' in carcere dal 1995. Secondo le autorita' giudiziarie avrebbe continuato a gestire il suo "impero" anche dopo essere stato arrestato. Anche sul fratello Miguel pende una richiesta di estradizione. Interessante l'editoriale del quotidiano colombiano El Tiempo pubblicato oggi.
La fine di una generazione
L'estradizione di Gilberto Rodríguez Orejuela, capo del cartello di Cali, e quella molto probabile di suo fratello Miguel, segnano la fine di tutta una generazione del narcotraffico in Colombia.
Dopo i contrabbandieri della marijuana degli anni 70 e del truculento cartello di Medellin di Escobar, di Gacha e degli Ochoa, i Rodríguez sono stati senza dubbio una fase diversa del narcotraffico in Colombia, quella che gli specialisti chiamano "terza generazione". Non solo hanno creato una grande impresa, il cartello di Cali, che ha collaborato con il Governo e la Dea per porre fine al suo rivale, quello di Medellin, ma hanno anche trasformato i metodi della criminalita' organizzata delle droghe nel Paese.
I Rodríguez sono stati i primi narcos che hanno cercato di mettere in piedi una organizzazione mafiosa in stile italiano. Hanno introdotto una visione di tipo imprenditoriale dell'affare. Sono passati dall'accumulazione delle terre e dei beni tipica dei narcos precedenti a creare imprese "pulite", come la catena di negozi di farmacie Drogas La Rebaja. Hanno messo le basi per le prime alleanze strategiche con narcos stranieri dell'Italia, della Nigeria e del Messico -questi ultimi in particolare con un ruolo evidenziato nell'attuale "Colombia Connection"-. E poi hanno investito tutto per ripulire la loro seconda generazione, i loro figli, mandandoli a studiare all'estero per convertirli in amministratori di aziende rispettabili. Hanno fatto un uso controllato della violenza, diversamente dalla maniera indiscriminata e sanguinaria di Gacha ed Escobar, e hanno privilegiato l'utilizzo della corruzione in grande scala, con cui sono riusciti a penetrare l'establishment ad ogni livello, da Cali a Bogota, e hanno anche formato, o comprato, dei propri portavoce politici.
Cio' non li rende ne' piu', ne' meno criminali. Sono narcotrafficanti tanto quanto quelli che li avevano preceduti e quanto la "quarta generazione" dei piccoli cartelli colombiani, discreti, imprenditoriali e globalizzati, che gli sono succeduti. [.]
Questa estradizione, a cui manca solo la firma del presidente Alvaro Uribe, e' la fine simbolica di una generazione di narcotrafficanti che ha fatto molto parlare di se'. Con i suoi 64 anni, cosa resta al "Ajedrecista" della sua intelligenza e del suo potere? Passare il resto della sua vita in una cella di due metri per due. Come disse una volta Carlos Castano: non c'e' un solo narcotrafficante che non sia stato ucciso o arrestato. Prima o poi (quasi sempre piu' prima che tardi), succede a tutti la stessa cosa. I Rodríguez, anche se tardi, non sono un'eccezione.
 
 
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