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ERIT-Italia lascia la Consulta. Non basta uno psicofarmaco contro le dipendenze
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21 giugno 2005 19:57
 
Riceviamo questo contributo esterno del presidente di ERIT-Italia, Vittorio Foschini, che ospitiamo.

In data 9 maggio 2005 si e' tenuta a Pistoia l'Assemblea Ordinaria di ERIT-Italia della quale si riporta il sottostante estratto del Verbale ufficiale:
Alle ore 17.00 dopo approfondita analisi e profonda riflessione sull'argomento ascritto al punto 3 dell'OdG "Ruolo di ERIT-Italia all'interno della Consulta delle Societa' scientifiche ed all'interno del Cartello", l'Assemblea vota all'unanimita' le decisione di far dimettere ERIT-Italia dalla Consulta, di assegnare al Presidente il compito di scrivere le motivazioni di tale decisione in un documento da allegare al presente verbale e da inviare al Coordinatore eletto della Consulta dott. Paolo Jarre.

E ora, cari lettori, dopo aver scritto le motivazioni ed averle inviate al dott. Jarre ed a tutti i soci e simpatizzanti di ERIT-Italia, lasciate che mi sfoghi un po' con Voi, nel tentativo di spiegare ancora una volta i motivi di questa importante scelta.
Da troppi anni ed in tutta Europa il fenomeno Tossicodipendenze sta assumendo modi camaleontici e si sta mimetizzando nei mille stili di comportamento che caratterizzano il vivere dei nostri tempi. Di modo che assumere sostanze psicoattive costituisce sempre meno elemento di diversita' o di trasgressione e sempre piu' risponde al bisogno di seguire mode di massa o risponde al bisogno di "auto sussidiarsi" nel difficile compito di essere "normali", ovvero capaci di prestazioni ritenute standard sia in ambito sociale che lavorativo.
Ma le droghe non tengono conto delle motivazioni o della superficialita' per le quali se ne fa uso. Le droghe, e al loro pari le dinamiche di sfruttamento dell'uomo sull'uomo che dominano ogni giorno di piu' il nostro piccolo pianeta, dinamiche potenziate non solo dagli interessi e dalle azioni della cosiddetta criminalita' organizzata, le droghe dicevo, impattano pesantemente sulla storia degli individui, sulle loro economie, sulle loro relazioni, sul loro corpo e sul loro cervello senza far sconti. Va da se che chi ne abusa o ne fa un uso prolungato nel tempo, prima o poi si ammala e necessita di cure. E tutto cio' si vede chiaramente nei nostri Servizi dove ogni giorno di piu', a fianco delle tradizionali frange di utenti rappresentanti di fasce deboli della popolazione, arrivano a chiedere aiuto i cosiddetti "insospettabili. Ovvero persone che dotate di buone risorse psicofisiche, socio-relazionali ed economiche, hanno potuto fare un uso di sostanze anche per decine di anni, mantenendo nel contempo la possibilita' di un lavoro, di costruirsi una famiglia e un buon livello di inserimento sociale, ma che alla fine sono "scoppiate" e, indebitate fino al collo, precari e fragili nei loro attuali equilibri psicofisici, estremamente disorientate sul piano dei progetti esistenziali, sono arrivati da noi, spesso sprovveduti come bambini alla prima ferita.
Di fronte a questo scenario di crescente gravita' i mass media stanno facendo sempre piu' la politica degli struzzi, impegnati come sono a far quadrare il bilancio vendendo spazi pubblicitari sui quali si offrono consigli sempre piu' dannosi per la nostra salute. E le Istituzioni, non incalzate da allarmi della popolazione, e non sostenute da una visione organica del problema e delle soluzioni necessarie, nulla hanno fatto per adeguare i Servizi alle esigenze dei tempi, anzi hanno lasciato che gli stessi andassero alla deriva. Per cui sono sotto gli occhi di tutti le difficolta' che vivono le Comunita' Terapeutiche nel reperire le risorse economiche necessarie e le difficolta' dei Servizi Pubblici da anni cristallizzati attorno a schemi organizzativi obsoleti ed incapaci di rispondere alle esigenze delle "nuove utenze".
Ora, mi direte, fino qui nulla di nuovo o trascendentale. Ma lasciatemi dire altre cose ancora.
Erit-Italia non disconosce le motivazioni per le quali fin dal 1996 ha collaborato con altri alla costituzione ed alla gestione di una "Consulta delle Associazioni e delle Societa' Scientifiche nel campo dei comportamenti compulsivi, di abuso e di dipendenza" (in tutto il documento si usera' il termine Consulta, omettendo l'intero titolo e la descrizione dei diversi nominativi assunti in questi anni) e ribadisce a proposito la validita' dei valori e degli obiettivi espressi nei documenti sottoscritti in questo decennio ("Linee Guida di Comportamento Etico", Roma 1998; "Regolamento e Mission" Perugia 2002 e Roma 2004; "Considerazioni e Proposte riguardo alla modifica della normativa sulla droga", Roma 2003).
Erit-Italia ritiene, ora come allora, che una seria ed incisiva azione nei campi della ricerca e della divulgazione scientifica, della formazione degli operatori, della rappresentanza al mondo della politica e delle Istituzioni dei problemi e delle risorse dei professionisti che operano nel campo delle Tossicodipendenze, della tutela dei diritti delle persone dedite all'uso problematico di sostanze stupefacenti, possa passare esclusivamente attraverso un'azione sinergica delle Associazioni e Societa' Scientifiche impegnate nel settore. E che diventi dispersivo delle risorse e confusivo che ogni singola Societa' si muova autonomamente nel territorio Nazionale nel tentativo di raggiungere obiettivi comuni a quelli espressi dagli statuti di altre organizzazioni simili.
Ciononostante e' sorta la necessita' di rompere con un organismo tanto prezioso quanto strategico, perche' le cose si complicano tremendamente quando scopri che la Consulta creata per dare speranza e forza agli operatori ed ai nostri utenti, anziche' produrre azioni di denuncia e di contrasto a cio' che in qualche modo indebolisce i nostri Servizi ed "inganna" i nostri utenti, presta essa stessa il fianco a manovre commerciali che possono a mio avviso esclusivamente esitare in una totale disfatta.
E vengo ad alcuni particolari.
E' stato deludente ed allarmante vedere alcune componenti della Consulta prestarsi, come un vero Cavallo di Troia, a Case Farmaceutiche che altra mira non hanno che sostanziali e lauti profitti economici e fare in modo che si sfruttino all'osso le gia' esigue risorse dei nostri Servizi e se ne manipolino i valori.
Per capire meglio vi invito a riflettere sul come sia stato possibile che una neonata Associazione, FeDerSerD, abbia potuto, di punto in bianco, nel giro di soli 3 anni celebrare una innumerevole mole di "appuntamenti scientifici" (Congressi, Seminari, Giornate di Studi) in scenari sfarzosi e con abbondante spreco di denari sperperati attraverso l'organizzazione di eventi festaioli, elargizione di gadget e inviti di orde bibliche di relatori, specie se puo' apparire vera l'affermazione di un Presidente autorevole di un'altra Societa' Scientifica appartenente alla Consulta che ha affermato che gli operatori delle tossicodipendenze italiani di solito leggono poco, non partecipano agli eventi formativi e scientifici e non pagano le tessere alle loro Associazioni.
A chi giova spostare una massa di soldi fra le case farmaceutiche e le societa' organizzatrici dei sucitati "eventi scientifici"?
Pensate alla storia delle Case Farmaceutiche e del loro ruolo nella promozione dell'uso di sostanze stupefacenti nella popolazione, al ruolo di industrie come la Bayer e dei prodotti che ha sfornato e commercializzato dall'eroina alle benzodiazepine, tanto in uso ora nella popolazione generale nonostante e problemi di tossicodipendenza e gli importanti effetti collaterali. Pensate alle loro astuzie (cent'anni fa riuscirono persino a farsi pubblicizzare la cocaina da un Papa!), ai loro budget!
Eppoi al di la dei problemi etici va detto ancora che spostare soldi dalle Case Farmaceutiche alle casse di Organizzazioni di Congressi per permettere ai soliti noti di viaggiare con soldi non propri da una manifestazione "scientifica" all'altra, non puo' sortire effetti positivi ne ora ne mai: Nei Servizi vengono a meno delle risorse, la "formazione" risulta piu' facile solo per le categorie di professionisti a contatto con gli Informatori Farmaceutici, si creano disarmonie nella gestione dei rapporti fra il personale e nell'assunzione di decisioni che riguardano la scelta delle cure e l'organizzazione del lavoro; nei processi decisionali delle èquipe divengono piu' importanti le manipolazioni di agenti esterni rispetto agli esiti derivati dalle esperienze dirette degli operatori, soprattutto gli addetti ai lavori non traggono da tale situazione stimoli e motivazioni alla formazione, alla ricerca ed al confronto sia dentro il contesto lavorativo, sia dentro il mondo dell'Associazionismo scientifico e professionale. E questo solo per citare alcuni dei danni possibili (di fatto l'analisi dovrebbe essere approfondita ed estesa al bisogno di ritornare a parlare nei nostri Servizi di comportamenti etici, di stili psicoterapeutici, di progetti psicopedagogici, dell'importanza della promozione di sostegni all'inclusione sociale, di trattamenti integrati, delle volonta' dei nostri pazienti, delle loro risorse esperenziali e delle loro vulnerabilita'; quindi smettere di parlare solo dell'illusione, mutuata dai nostri pazienti, che attraverso l'uso di comode pastiglie, ovvero di psicofarmaci, si possa per sempre controllare uno stato di salute e/o una dinamica sociale e culturale).
Ora si potra' obiettare che le Associazioni possono mantenere ambiti di autonomia organizzativa pur facendo parte di una Consulta che vorrebbe porsi come punto di riferimento nazionale ed unitario, ma va detto che tutto il mondo di pericolosi lustrini organizzato da FeDerSerD in questi anni, tutto il circus, e' stato montato in barba ad accordi presi con le altre Associazioni, piu' oneste, e che prevedevano un reciproco riconoscimento fra le Societa', una promozione in primis della Consulta ed un muoversi sintono e sincrono verso i rappresentanti delle Istituzioni Governative. E per chi partecipa alla vita delle Associazioni e' del tutto superfluo elencare i numerosi episodi in cui FeDerSerD non ha agito in sincronia con i tempi concordati per le azioni decise dalla Consulta, oppure ha agito in termini di concorrenza sleale nei confronti di progetti o membri appartenenti ad altre consociate. Fino al punto che , ed e' stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, i dirigenti di FeDerSerD sono corsi in avanti per farsi ricevere ed accreditare dal Dipartimento Nazionale Politiche Antidroga, senza aspettare e rispettare l'appuntamento fissato per la Consulta, il 3 maggio us., dal responsabile del DNPA, On Carlesi.


Ora, se avete letto fin qui, forse e' piu' facile intuire perche' Erit-Italia ha scelto di uscire dalla Consulta. ERIT-Italia ha sempre lavorato per superare frontiere, abbattere situazioni di monopolio, smascherare bugie ed illusioni, favorire la crescita attraverso lo scambio ed il confronto. Non poteva percio' rendersi complice di manovre tese a costruire dentro e fuori ai Servizi l'idea di una monosoluzione/manicomiale a tutti i problemi esistenziali aggravati da stati di dipendenza patologica: l'uso di uno psicofarmaco. Non poteva prestarsi ai giochi di categorie di professionisti che in buona o cattiva fede rischiano di trasformare i Servizi in orribili e violenti distributori di farmaci (anche qui la riflessione potrebbe essere estesa ai perche' mentre si contraggono le risorse per la prevenzione, il personale e la sua formazione, gli inserimenti in Comunita' terapeutica, l'adeguamento degli edifici, ecc. nessuno controlla l'aumento vertiginoso delle spese sostenute per i ricoveri in clinica psichiatrica. Perche' nessuno si preoccupa per l'aumento delle spese per i farmaci psichiatrici e nessuno si preoccupa di introdurre farmaci generici o preparazioni galeniche dentro i Servizi Pubblici, in sostituzione dei costosissimi prodotti che tutti conosciamo?)
Insomma ERIT-Italia ha inteso separare le proprie responsabilita' da quelle di chi ancora crede che attraverso facili compromessi economici ("sponsorizzazioni" senza odore e senza colore) si possa davvero arrivare "alla conquista del mondo e delle evidenze scientifiche utili a salvarlo". E vuole con questo ribadire la scelta di uno stile di lavoro serio sostenuto dalle esperienze professionali dei soci, dalla loro onesta' espressa nella ricerca di confronti aperti e democratici delle esperienze. Uno stile orientato alla costruzioni di Reti capaci di sostenere i progetti necessari a rispondere ai bisogni reali degli utenti che si rivolgono ai Servizi (pazienti e loro famigliari, cittadini ed istituzioni, Professionisti): il tutto senza fini di lucro.
Per ribadire in sintesi e per concludere, Erit-Italia denuncia per tanto il tentativo in atto da parte di alcune Societa' di servirsi della Consulta in maniera palese e scorretta per raggiungere posizioni di predominio, se non di monopolio, nel rapporto con le Istituzioni ed il mondo dei Servizi pubblici e Privati, al fine di veicolare messaggi e politiche non sufficientemente confrontati con il reale pensiero e le necessita' dei professionisti che operano nel campo delle Dipendenze Patologiche e dei loro utenti.
Da questa posizione di assoluta chiarezza e correttezza i Soci e gli amici di ERIT-Italia sono pronti a ripartire da zero, come fecero gia' dodici anni fa, per costruire le basi di una piccola ed onesta Comunita' scientifica di operatori, per progredire attraverso la ricerca continua di confronto ed alleanze con organismi nazionali ed internazionali, Istituzioni e Universita', a tutela dello sviluppo scientifico delle conoscenze nel campo delle dipendenze patologiche, della professionalita' degli operatori in esso impegnati e soprattutto dei diritti civili e di salute dei nostri utenti.
Ravenna 21 giugno '05
Il Presidente di ERIT-Italia
Dott. Vittorio Foschini
 
 
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