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Colombia. E se il presidente proponesse la legalizzazione delle droghe?
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Articolo di a cura di Donatella Poretti
12 luglio 2003 15:23
 
D'Artagnan, alias Roberto Posada, e' l'editorialista piu' noto e letto del Paese, le sue colonne pubblicate sul quotidiano El Tiempo suscitano polemiche e spesso aprono dibattiti politici. Questa settimana ha suggerito al presidente Alvaro Uribe di cambiare la sua posizione in tema di droghe e di farsi paladino della legalizzazione a livello continentale. Ne riportiamo ampi stralci.

PERCHE' URIBE NON ESERCITA UNA LEADERSHIP SUL TEMA DELLA DROGA?
E' incredibile che, nonostante la Colombia sia stata l'unico Paese latinoamericano a sostenere gli Stati Uniti nella sua guerra contro l'Iraq, ora lo Zio Sam decida di congelare un aiuto di cinque milioni di dollari con l'argomentazione che, come nazione, noi non abbiamo firmato l'eccezione per consegnare l'immunita' agli statunitensi davanti alla Corte Penale Internazionale. (.)
Non e' del tutto vero che il nostro Paese sia abbandonato, solo e senza protezione. (.)
In sintesi, la Colombia e', in mezzo a quanti la circondano, una repubblica privilegiata, con un presidente a cui viene riconosciuta la sua popolarita', una economia leggermente migliorata, un difficile problema di ordine pubblico, ma con capacita' di esercitare una leadership. Leadership importante, se solo Uribe lo volesse e ne fosse convinto.
Mi riferisco in particolare al tema della droga, a maggior ragione visto che gran parte del conflitto colombiano -leggasi guerriglia e paramilitari- si retroalimenta del traffico degli stupefacenti, e questi gruppi al margine della legge in qualche maniera si sono trasformati in vigilantes del commercio, quando non sono direttamente coinvolti, secondo quanto si dice delle Farc come "cartello".
Peccato che il presidente colombiano non creda nella bonta' della legalizzazione della droga e neppure nella sua depenalizzazione (ricordiamoci del referendum contro il possesso per uso personale). Tuttavia, se pensasse il contrario, anche per una semplice strategia pragmatica, la sua voce avrebbe molto peso e non poca autorita' morale. Soprattutto in mezzo alle fumigazioni di glifosato di cui tanto nocivamente siamo vittime, dove tanti innocenti pagano per i peccatori.
Mai come ora la Colombia avrebbe piu' diritto di reclamare ai gringos una posizione meno intransigente davanti al tema delle droghe. Soprattutto quando la' esistono degli Stati in cui e' permessa la coltivazione e anche il consumo personale di marijuana, una soluzione alternativa che proponeva un discusso ex presidente colombiano molti anni fa dall'Anif, in merito al problema dell'erba (il 15 marzo 1979 Ernesto Samper Pizano all'epoca presidente dell'Associazione Nazionale delle Istituzioni Finanziarie, propose la legalizzazione della marijuana, poi divenne presidente dal 1994 al 1998, ndr). Ora la questione e' con la coca e con l'eroina, droghe dure, senza dubbio, e maligne. Ma comunque neanche la repressione delle coltivazioni fa calare il commercio clandestino. In particolare per quanto riguarda i guadagni dei maggiori azionisti, cioe' dei capi. (.)
Ma ancora bisogna segnalare i pericoli che si nascondono dietro questo potere del narcotraffico, che serve da pretesto -a mio parere, inaccettabile- per cercare di rimuovere o nominare generali. O, in ogni caso, mettere il Paese in una difficile situazione interna per una questione che, come quella della depenalizzazione della droga -per non parlare piu' francamente e direttamente della sua legalizzazione-, costituisce il vero rimedio, mentre le fumigazioni e la repressione agiscono come l'aspirina. E per i colombiani -soprattutto i campesinos- con dei costi sociali altissimi.
Chi convince Uribe -a meno che non lo faccia da solo- della sua capacita' di esercitare una leadership continentale in questa materia? Trattandosi dell'uomo di Governo che oggi suscita la maggiore ammirazione alla Casa Bianca. almeno in teoria!
 
 
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