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Colombia. I paramilitari, lo Stato debole e il narcotraffico
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Articolo di a cura di Donatella Poretti
4 luglio 2003 20:54
 
"I gruppi dei paramilitari hanno il doppio delle armi delle Eln (Esercito di Liberazione nazionale, guerriglieri guevaristi) e la meta' di quelle delle Farc (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia, guerriglieri marxisti). Sono il gruppo che e' maggiormente cresciuto, raddoppiando il ritmo rispetto alle guerriglie. Anche se hanno meno uomini delle guerriglie, nel corso degli ultimi anni hanno commesso lo stesso numero di assassinii di civili e raddoppiato il numero dei massacri commessi dai guerriglieri, il che dimostra -sotto questo aspetto- la loro maggiore attivita' criminale".
Inizia cosi' l'intervento pubblicato oggi sul quotidiano colombiano "El Tiempo" di Alfredo Rangel Suarez: "La smobilitazione dei paramilitari. Un fenomeno sociale, politico e militare". Le ultime stime parlano dei gruppi armati illegali cosi' quantificabili: Eln 4 mila uomini, Farc 16 mila e paramilitari delle Auc 8 mila.
"Per altro verso -prosegue l'editoriale- rispetto al passato, ampi settori della popolazione gli riconoscono e li ringraziano di avere fatto fuori la guerriglia da molte regioni. Intere zone che negli anni passati avevano sopportato la pressione indiscriminata delle guerriglie, ora gradiscono la "sicurezza" che gli hanno dato i paramilitari. Grandi proprietari terrieri, piccoli e medi campesinos, commercianti, politici, trasportatori e, chiaramente, avvezzi narcotrafficanti, fanno parte della loro base sociale e del loro sostegno finanziario. Sono un fenomeno sociale, politico e militare di una grande complessita' regionale e locale.
I para' sono la massima espressione della debolezza territoriale dello Stato: settori della societa' civile hanno dovuto appoggiare la sedizione, appellarsi alla giustizia privata e perfino confondersi con il narcotraffico per difendere la loro vita e i loro interessi nei confronti degli attacchi della guerriglia, visto che lo Stato li ha lasciati senza protezione. In mezzo a questo caos, il narcotraffico ha organizzato i suoi eserciti privati, concentrato terre, cacciato campesinos e pescato nel torbido. La cosa piu' complicata e' che oggi molti imprenditori onesti temono che la smobilitazione dei paramilitari sia un salto nel vuoto in termini della loro stessa sicurezza, e sono anche disposti a rimpiazzarli. Peggio ancora, come e' trapelato, membri delle Forze Militari dubitano della loro eventuale smobilitazione".
Cio' nonostante sembra che il Governo Uribe voglia proseguire su questa strada di aprire un processo di pace che porti alla smobilitazione dei paramilitari e al loro reinserimento nella societa'. Per quanto, avverte Alfredo Rangel Suarez, la mancanza di un leader unico e la loro parcellizzazione rende alquanto difficile la realizzazione di questo progetto politico. "Ma cio' che lo rende piu' difficile e' la persistenza dei fattori strutturali che gli hanno dato origine: la debolezza dello Stato per portare sicurezza alla popolazione in tutto il territorio nazionale, l'esistenza di gruppi guerriglieri voraci e predatori, e il narcotraffico, che e' stato un loro grande patrocinatore. (.) fino a che lo Stato non avra' la capacita' piena di controllare tutto il territorio, fino a che le guerriglie non entreranno all'interno di un processo di pace serio e irreversibile, o siano debilitate in maniera definitiva, e fino a che il narcotraffico persistera' e i narcotrafficanti continueranno a richiedere eserciti privati al loro servizio, continueranno ad esistere gruppi di paramilitari. Al massimo cambieranno i loro capi, le loro sigle e le loro argomentazioni, ma continueranno ad esistere".
Alfredo Rangel Suarez poi si concentra sui punti piu' complessi di questa trattativa per la smobilitazione dei paramilitari, e chiude: "Perche' come direbbe Maturana, e' meglio avere sette mila para' in armi che averne diecimila. Ma senza scordarsi neppure che per molti e' meglio avere una qualche sicurezza, che non averne alcuna".
 
 
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