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Colombia. Il narcotraffico e i paramilitari, una relazione a doppio filo
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Articolo di Donatella Poretti
11 luglio 2004 17:30
 
E' nato prima l'uovo o la gallina? Disquisizione oziosa per certi versi, ma che puo' dare il senso di quello che e' l'attuale legame tra causa ed effetto del narcotraffico e della guerra interna colombiana. Una sola certezza: tutti gli attori coinvolti nel conflitto interno sono anche coinvolti nel narcotraffico, chi piu' e chi meno. Che poi alcuni si siano trasformati da guerriglieri, o paramilitari, in narcotrafficanti, e' una delle ipotesi in campo.
La soluzione al groviglio e': eliminare i gruppi armati per sottrarre soldati al narcotraffico, oppure eliminare il narcotraffico per sottrarre finanziamenti ai gruppi armati?

In queste settimane il Governo di Alvaro Uribe sta cercando di percorrere un tentativo di dialogo e di negoziato di pace con i paramilitari delle Auc (Autodifese Unite della Colombia) per arrivare al disarmo di uno degli attori in campo. La strada non e' priva di ostacoli e di tranelli, e le polemiche non mancano. Dialogare significa anche scendere a patti, ma il rischio e' di cedere fino a garantire l'impunita' per gli atroci massacri di cui si sono macchiati i paramilitari.
Uno degli ostacoli, manco a dirlo, e' il coinvolgimento dei paramilitari nel narcotraffico, che complica non poco la possibilita' di gestire il processo di pace, visto che si inserisce un fattore esterno, ossia le richieste di estradizione che arrivano dagli Usa.
Un esempio? Su due negoziatori delle Auc pendono due richieste di estradizione Usa per narcotraffico. "I signori Gabriel Galindo e Pablo Mejía fanno parte fin dall'inizio del processo di negoziato. Loro e altri capi paramilitari hanno pendenti dei processi per narcotraffico", ha dovuto precisare Carlos Franco, direttore dell'ufficio diritti umani della presidenza colombiana. "Per il Governo e' tanto grave che le persone abbiano delle accuse per narcotraffico, come per reati contro l'umanita' o per avere promosso azioni terroriste. Tuttavia con persone che hanno questo tipo di accuse dobbiamo negoziare".

Uno degli uomini dello Stato Maggiore delle Auc, in settimana aveva rilasciato un'intervista al quotidiano di Medellin El Colombiano, proponendo come chiave di lettura del conflitto le droghe, e il disarmo degli attori in campo come soluzione al narcotraffico. Ivàn Roberto Duque, noto come Ernesto Bàez, ha studiato diritto e scienze politiche, e' stato sindaco ed e' uno dei fondatori delle autodifese. Ha un ruolo politico di massimo rilievo nel Bloque Central Bolivar, uno degli ultimi fronti ad avere aderito al processo di pace. E uno dei fronti che piu' si finanzia con il narcotraffico.
"Se fronte cocalero significa avere truppe in regioni abbandonate dallo Stato da piu' di 30 anni e in cui hanno prosperato due coltivazioni, quelle di coca e quelle delle mine "tagliagambe", accetto la definizione. Le autodifese nella loro condizione di gruppo armato non le si trovano nel quartiere El Chico' di Bogota' o in quello El Poblado di Medellin. Il progetto antisovversivo ha come scenario regioni emarginate. Li' abbiamo costruito un altro Stato".
"Abbiamo avuto la sufficiente onesta' davanti alla Colombia e al mondo, quella che non ha avuto la guerriglia, di riconoscere che il conflitto colombiano si e' degradato esattamente per l'influenza delle droghe illecite negli ultimi anni".
"Il narcotraffico e' un fenomeno che non puo' essere sottratto dalla storia, dall'evoluzione e dalla degradazione dell'attuale conflitto armato. Chiunque cerchi di fare questa operazione e' un mentitore completo. L'economia della guerra delle droghe illecite ha un ruolo strategico nel conflitto colombiano. Stiamo dicendo alla Colombia e al mondo: non e' percorrendo la strada dell'abolizione del narcotraffico che metteremo la parola fine al conflitto armato. Quando il narcotraffico e' arrivato, nel Paese gia' esisteva il conflitto armato, gia' esistevano gli attori irregolari. Il narcotraffico ha trovato in loro un terreno fertile per la sua crescita. Dobbiamo superare il conflitto armato per tagliare i 20.000 fucili all'economia della guerra delle droghe illecite".
"Se riusciremo a disattivare l'apparato della guerra e, con quello, a togliere il sostegno armato comunista o anticomunista, sovversivo o paramilitare al narcotraffico, i suoi giorni saranno contati. Il fatto e' che noi abbiamo trascorso 20 anni a parlare del fenomeno del narcotraffico e nel frattempo il conflitto se ne e' alimentato. Tagliamo il braccio armato ai narcotrafficanti, a coloro che ci finanziano le autobomba, i massacri, gli esplosivi e si vedra' che il narcotraffico senza l'apparato della guerra dovra' necessariamente scomparire".
Quando gli viene chiesto quante risorse economiche arrivano alle Auc dal narcotraffico, Bàez risponde cosi': "Non sono la persona giusta, dovrebbe parlare con i ragionieri. Sono un politico, un ideologo, in questa organizzazione. Non conosco nulla di come e con quale percentuale vengono gestite le finanze. Come politico invece ho il dovere di dire alla Colombia e al mondo che il commercio delle droghe letali si e' trasformato in una economia di guerra attraverso cui la circolazione di dollari insanguinati ha finanziato questo conflitto". "Per parte nostra auspicheremo che il Governo Nazionale, in accordo con quello americano, promuovano dei programmi di sostituzione delle coltivazioni e di altre entrate economiche nelle zone cocalere che si trovano sotto il controllo delle autodifese. Siamo convinti del fatto che, in una sana politica, il Governo deve stare dietro all'elemento umano e non dietro alla coca. Non si tratta di eradicare 100 ettari ma di raccogliere 100 famiglie cocalere e di incorporarle in un processo di economia legale".
 
 
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