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Colombia. La matematica non e' un opinione, chi ci guadagna con il narcotraffico
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Articolo di a cura di Donatella Poretti
7 luglio 2003 17:42
 
"E' finita la storia che i Paesi poveri del sud producono stupefacenti per i consumatori dei Paesi ricchi. Quelli del nord consumano e producono (ecstasy, per esempio) e nazioni come la Colombia producono (cocaina, eroina) e consumano (ecstasy, per esempio)".
Inizia cosi' l'articolo di Rafael Orduz pubblicato sul settimanale colombiano "El Espectador" di questa settimana dal titolo: "Matematica globale".
"La lotta contro le droghe e' rivolta, in teoria, a combattere la produzione e a ridurre il consumo. I Paesi industrializzati promuovono campagne, in cui investono sempre maggiori risorse, destinate alla prevenzione del consumo di droghe, al trattamento e alla riabilitazione.
L'interesse della comunita' internazionale e del Governo Federale degli Stati Uniti nella lotta contro le droghe in Colombia si concentra nella produzione, soprattutto con l'eradicazione delle coltivazioni illegali attraverso le fumigazioni. Nonostante che ci sia un evidente aumento del consumo delle sostanze psicoattive nella popolazione giovane delle citta', siamo interessanti per i piu' di cento mila ettari di coltivazioni di coca e papavero da oppio, laboratori e rotte per il traffico maledetto.
Il denaro del traffico di droghe resta quasi tutto fuori (dalla Colombia). Le Nazioni Unite, nel loro ultimo rapporto (Global Illicit Drug Trends 2003, Unodc, giugno 2003) calcolano che nel 2002 gli ettari destinati alla foglia di coca in Colombia sono stati 123.400. Secondo l'Onu, da ciascun ettaro in Colombia escono annualmente 4,7 kg di cocaina pronta per l'esportazione, cioe', un totale di 580 tonnellate. Pari al 73% dell'offerta mondiale della polvere (pari a 800 tonnellate).
I conti sono facili. Un chilo di pasta base si vende a 800 dollari. Per tutta la produzione (580 mila chili) ci sara' un introito di 464 milioni di dollari (di questa cifra una buona fetta e' destinata ad armi e simili per finanziare, in parte, la violenza della guerriglie e dei paramilitari).
La pasta base deve essere trasformata in cloridrato di cocaina, procedimento che non e' obbligatorio fare nella foresta ma e' possibile realizzare in qualsiasi citta' media della zona del Valle o a Bogota', o dove uno preferisce. Il chilo "finito" vale 2.000 dollari. Supponendo, per semplificare, che da un chilo di pasta base si ottenga un chilo di cocaina, le 580 tonnellate valgono ora 1.160 milioni di dollari. Se si toglie cio' che e' costata la pasta base, ci sara' un valore aggiunto di 696 milioni di dollari. Anche questa cifra resta in Colombia e contribuisce a finanziare diverse tipologie di criminalita'.
L'affare serio comincia con l'esportazione. Si stima che 1 kg di cocaina a Miami vale 25.000 dollari, cifra indicativa del prezzo nei porti di ingresso anche in altri Paesi. Il valore complessivo della produzione colombiana sale a 14.500 milioni di dollari (un qualcosa pari al 18% del Pil colombiano).
Il grosso di questo denaro finisce fuori (dalla Colombia). Se lo dividono le mafie statunitensi, messicane, russe e anche quelle creole.
Ma cio' che realmente e' impressionante e' il costo di 1 kg al dettaglio a New York: 150.000 dollari. Il valore totale del prodotto sale cosi' a 87.000 milioni di dollari. Questo significa che a coltivatori e raffinatori della prima fase (pasta di coca) resta lo 0,5% dell'affare, ai raffinatori finali lo 0,7%, a esportatori e importatori il 16%, e ai signori distributori e altri agenti nelle citta' degli Stati Uniti o Europa l'83% (ad alcuni di questi signori gli sono stati perdonati i loro debiti con la giustizia da parte del presidente Clinton due settimane prima di lasciare la presidenza).
Per quanto riguarda il riciclaggio del denaro, ci sono i paradisi fiscali dei Caraibi, che lavano e stirano i biglietti, che poi se ne vanno verso Wall Street, per esempio.
In Colombia, invece, violenza, danni ambientali doppi (distruzione dei boschi per la semina e fumigazioni), e corruzione".

Rafael Orduz Medina e' senatore per il Partido Visionario, lo stesso del sindaco di Bogota' Antanas Mockus.
 
 
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