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Colombia. La macchina della verita', i procuratori antidroga e l'Fbi
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Articolo di Donatella Poretti
5 aprile 2004 18:34
 
Circa un mese fa il procuratore Luis Camilo Osorio aveva annunciato una misura per eliminare la corruzione che minava l'istituzione da lui guidata: sottoporre tutti gli impiegati e i funzionari alla macchina della verita'.
Quello che i funzionari dell'Unaim (Unita' Nazionale Antinarcotici e Interdizione Marittima) non potevano immaginare era che il test glielo avrebbero fatto agenti statunitensi dell'Fbi. Le critiche che ne sono seguite hanno fatto si' che alcuni si sono rifiutati di sottoporsi alla prova sostenendo che viola la presunzione di innocenza, la privacy e inoltre un'autorita' straniera non ha la competenza per fare questi test. Inoltre la macchina non sarebbe affidabile per i risultati.
Le domande che vengono fatte -e di cui vengono monitorate le risposte fisiologiche del corpo, per vedere le reazioni- sono le piu' diverse: possibili simpatie con gruppi al margine della legge, corruzione, pressioni subite dai superiori, uso di stupefacenti, ma anche rapporti sessuali con colleghi di lavoro o con indagati.
A pubblicare una lettera indirizzata al procuratore Osorio e' il quotidiano colombiano El Espectador, che sostiene anche di avere i nomi di cinque procuratori che non avrebbero superato la prova. La lettera e' un elenco delle ragioni con cui procuratori, assistenti e impiegati dell'Unaim esprimo il loro "disaccordo" per essere stati sottoposti al test da parte di agenti dell'Fbi.
"[.] In uno Stato Sociale e Democratico di Diritto si presume la buona fede e l'innocenza dei cittadini. Ma il contesto in cui viene praticata la prova della macchina della verita' parte dalla presunzione di colpevolezza di coloro che, senza alcuna difesa, vi si sottopongono [.]".
Viene quindi citato l'articolo 15 della Costituzione colombiana che recita: "'Tutte le persone hanno diritto alla loro privacy personale e familiare e al loro buon nome, e lo Stato deve rispettarla e farla rispettare.', e questo vuol dire, che la prova della macchina della verita' ha vulnerato i nostri diritti fondamentali, non solo a partire dalla presunzione della colpevolezza, ma anche perche' una segnalazione, come autore di condotte punibili, puo' essere fatta solo attraverso una sentenza dovutamente eseguita, e questo e' un aspetto che viene ignorato dagli agenti stranieri a cui e' stato commissionato il lavoro.
Signor procuratore, siamo convinti della necessita' di dare il meglio di noi per affrontare il fenomeno della corruzione, sia nella societa' che nella Procura Generale della Nazione, ma con grande accortezza la sollecitiamo a riflettere sui fatti che qui sottoponiamo a sua conoscenza, certi che le nostre opinioni sincere e rispettose meriteranno la giusta attenzione.
Pertanto, la sollecitiamo di rivedere la pratica della cosiddetta prova della macchina della verita', visto che non si sono ottenuti i lodevoli obbiettivi di depurazione della Procura annunciati da Lei al Paese, mentre si e' ottenuto l'intromissione di agenti di polizia stranieri negli affari interni dell'amministrazione della giustizia.
Infine, le portiamo rispettosamente alcuni esempio delle situazioni degradanti a cui siamo stati sottoposti: [.] Al procuratore dell'Ufficio n.21 e' stato chiesto se aveva relazioni intime con la collega di lavoro, se avevano mai fumato marijuana insieme e se era successo in una circostanza di spargerle cocaina sopra il pube per aspirarla, prima del coito".
 
 
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